Mi chiedo spesso se tu sei felice come me.
Il generale che urla a tutti di rientrare alla base mi riporta alla realtà.
L'ultima battaglia è stata, senza dubbio, la più dura da quando sono qui al fronte; abbiamo perso molti uomini e ne avremmo persi altri se non fossimo riusciti a rientrare in tempo, dopo l’esplosione dell’ultimo ordigno.
“Dobbiamo cambiare strategia; dobbiamo coglierli di sorpresa ed eliminare le sentinelle prima che riescano a suonare l’allarme; solo così potremmo avere un po’di vantaggio, rispetto a loro”
Esordì il Generale Sienna, appena entrato in quella che un tempo era la nostra sala riunioni ma che ora, sembrava più la soffitta di una casa abbandonata da decenni, in cui nessuno vorrebbe più mettere piede. I bombardamenti avevano fatto crollare le pareti laterali e dal soffitto, pezzi di intonaco continuavano a cadere a causa delle terribili scosse; dei nostri armadietti non era rimasto quasi nulla, solo qualche sportello dove si potevano riporre le armi da riparare o le divise dei caduti.
Sono ormai passati tre anni dall’inizio della Guerra, tre anni da quando la Germania di Hitler, ha deciso di mettere in atto uno sterminio vero e proprio contro ogni uomo o donna che non rispecchiasse l’ideale di razza ariana che tanto avrebbe voluto colonizzasse il mondo. Il governo statunitense aveva reclutato decine di ragazzi, anche appena diventati maggiorenni, nelle file del suo esercito; tra questi ero presente anche io, Dylan Nolan. Sono nato in un piccolo paese nel Michigan, la mia famiglia è benestante e per questo, ho avuto il privilegio di ricevere un’educazione esemplare in ogni campo del sapere; in particolar modo, sono sempre stato innamorato della filosofia; avrei voluto addirittura insegnarla un giorno, ritengo che pochi ragazzi, soprattutto della mia età, siano capaci di apprezzarla davvero. Purtroppo però, la vita ha avuto altri piani per me.
La vita militare è stata una batosta per tutti quelli che non erano abituati ad asfissianti allenamenti, me compreso, per non parlare delle terribili condizioni in cui ci si trovava a vivere nelle trincee o di ogni singola volta in cui si era obbligati a vedere i propri compagni mutilati e uccisi da un nemico, senza pietà, ossessionato dal portare nel mondo, un suo stupido e inumano ideale.
Ero un soldato semplice, non avevo nessuna esperienza né con le armi né tantomeno con il combattimento, che fosse a distanza ravvicinata o meno, non ero portato per la violenza eppure, da un giorno all'altro, mi sono trovato a dover uccidere ragazzi come me, miei coetanei, per la mia pura sopravvivenza.
Era il 16 ottobre 1941, una mattina come le altre, almeno questo era quel che pensavo appena sveglio, c'era da poco stata una battaglia, la più turbolenta tra tutte e visto il gran numero di perdite nonché di feriti, Sienna, preferì stipulare una tregua momentanea di appena 3 giorni, con il generale della fazione avversaria, anche se all'insaputa dei due governi che mai avrebbero accettato una cosa del genere, questo per dare almeno il tempo, ad entrambe le parti, di riprendere le forze e togliere, dal campo di battaglia, ciò che rimaneva dei caduti.
Durante questi tre giorni, per qualche momento, fu possibile fare ciò che volevamo, senza preoccuparci di venire uccisi da un momento all'altro, anche se l'aria rimaneva talmente pesante da rendere difficile persino la respirazione.
Era da tempo immemore che non uscivo dalla trincea, a meno che non dovessi fare la guardia o combattere ed essendoci la tregua, pensai che fosse rigenerante, allontanarmi un minimo da quel posto invivibile che era ormai divenuta la mia casa; sentivo di voler respirare qualcosa di diverso dall'odore delle buche che usavamo come bagni o dal fumo delle bombe che oramai non lasciavano più trasparire neppure l'azzurro del cielo. Avevo dimenticato com'era vivere alla luce del sole. Quel giorno, la maggior parte dei miei compagni o dei miei superiori dormiva oppure era semplicemente troppo occupata per accorgersi di un'ombra che tentava di uscire da quei sotterranei; sgattaiolai velocemente sul margine e con un salto raggiunsi la superficie. Finalmente. I miei occhi balenarono da un lato all'altro dell'ampio capo che avevo di fronte, seppur ci fosse un momentaneo periodo di pace, l'agguato poteva essere dietro l'angolo in ogni momento: la guerra mi aveva insegnato che non bisognava mai fidarsi di nessuno.
Camminai ammirando un paesaggio che, seppur devastato dall'orrore della guerra e dal sangue di decine di innocenti, rimaneva un paradiso se paragonato alla trincea; un paradiso in cui però non ero da solo.
Ero immerso nei miei pensieri quando sentì dei passi avvicinarsi, il mio udito era stato danneggiato a causa delle bombe costantemente gettate nel corso di questi anni ma, nonostante questo, il mio sesto senso mi avvertì, anche se troppo tardi, giusto un attimo prima di ritrovarmi con un'arma puntata alla testa.
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Due come Noi
RomanceDylan e Stephan sono due giovani uomini, uniti da uno stesso crudele destino. Il loro sarà un incontro tanto casuale quanto determinante, ricco di contrasti, sangue ma soprattutto emozioni e sentimenti non concessi, a due uomini, ai tempi della Seco...