Mi svegliai con la sveglia di Asad che rimbombava in tutta la camera,ci alzammo all'unisono
"buongiorno" disse lui guardandomi,gli tirai un occhiataccia per avermi svegliato
"non potevi spegnerla?" mi lamentai cercando di riprendere sonno
"no.Alzati" disse togliendomi la coperta "é un giorno speciale" disse andandosene,chissà perché...
Mi alzai dal letto,dirigendomi verso il bagno inciampai in 4 giochi lasciati lì da Aymen,entrando in doccia sperai che l'acqua calda potesse mandare via tutti i discorsi e i pensieri di ieri.Mentre l'acqua scorreva, ripensai al momento in cui Lamine mi aveva risposto al messaggio. "Grazie a te per essere venuta, Lish. Non sarebbe lo stesso senza di te." Parole semplici, ma che continuavano a rimbalzare nella mia mente, insinuando dubbi che non riuscivo a ignorare.Non era la prima volta che mi sentivo così, ma ogni volta cercavo di respingere quei pensieri. Lamine e io eravamo cresciuti insieme, eravamo sempre stati come fratelli, ma qualcosa stava cambiando. Forse era sempre stato lì, sotto la superficie, e io non l'avevo mai voluto vedere.Tornai in camera,cercai frettolosamente nell'armadio qualcosa da mettere,niente che mi piacesse,mentre provavo un vestito bianco con dei tagli sui fianchi entrò mio fratello
"wow" disse Asad guardandomi
"mi si vedono i rotolini" dissi toccandomi i fianchi e cercando qualcos'altro
"smettila,stai benissimo" disse chiudendo l'armadio
"muovetevi" urlò mia madre dalla cucina,sbuffai e iniziai a truccarmi e piastrarmi i capelli
"sei bella anche senza" disse Asad poggiandosi sulla sedia mentre mi truccavo,mi lasciò un bacio sulla guancia e andò via.Prima di uscire mi guardai un ultima volta allo specchio. Mi fermai un istante a osservare il riflesso nello specchio. Il vestito bianco mi stava bene, e il trucco leggero metteva in risalto i miei occhi, ma non potevo fare a meno di notare quel velo di insicurezza che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Le parole di Asad, che mi aveva detto che ero bella anche senza trucco, continuavano a risuonare nella mia mente. Mi chiedevo se avesse davvero ragione, se fossi abbastanza senza dover nascondere nulla.Mi feci coraggio e uscì dalla stanza,una volta in salotto erano tutti lì ad aspettarmi,Ayman mi guardò con gli occhi innamorati,come solo un bambino sa fare
"finalmente" disse Asad,uscimmo tutti e cinque e ci dirigemmo verso la macchina. Arrivati a casa di Lamine, lui ci accolse con quel suo solito sorriso radioso, ma stavolta sembrava più nervoso del solito, come se stesse trattenendo qualcosa. Mi abbracciò brevemente e salutò tutti gli altri, mentre le nostre madri si scambiarono qualche parola sui preparativi per il pranzo. Asad e Ayman corsero subito in giardino, impazienti di fare due passaggi con il pallone, e io rimasi lì, incerta, mentre Lamine mi lanciava occhiate significative.
"Lish, vieni un attimo con me?" chiese improvvisamente, abbassando la voce in modo che nessun altro lo sentisse.
Lo seguii senza fare domande. Attraversammo la casa fino ad arrivare al piccolo giardino sul retro, uno dei nostri posti preferiti dove parlare senza essere disturbati. Quando ci fermammo, Lamine sembrava più nervoso di quanto lo avessi mai visto. Si passò una mano tra i capelli, poi si voltò verso di me con un'espressione che non riuscivo a decifrare.
"Lish, c'è una cosa che devo dirti," iniziò, la voce più seria del solito. Il mio cuore iniziò a battere più forte, come se il mio corpo sapesse che quello che stava per dire avrebbe cambiato tutto.
"Che succede?" chiesi, cercando di mantenere la calma, anche se dentro di me mi sentivo agitata.Fece un respiro profondo e poi, senza troppi preamboli, disse:
"Sono stato convocato nella prima squadra del Barcellona."Per un istante, le sue parole rimasero sospese nell'aria, come se il mondo si fosse fermato. Il Barcellona. Non potevo credere che fosse vero. Era il suo sogno, il sogno di tutta la sua vita, e ora si stava realizzando.
"Stai scherzando?" chiesi, cercando di capire se stesse davvero succedendo.
"No, è vero," rispose con un sorriso timido. "L'ho saputo ieri sera."
Mi sentii travolta da un'ondata di emozioni: felicità, orgoglio, ma anche una leggera tristezza che non riuscivo a spiegare. Lui stava per partire, per iniziare una nuova vita, e io? Avrei fatto parte di quel nuovo capitolo?
"Oh mio Dio, Lamine, è incredibile!" dissi, lanciandomi su di lui per abbracciarlo.
"Sono così orgogliosa di te."Lui mi strinse forte, ma quando ci staccammo, notai un'ombra nei suoi occhi.
"Sì, è incredibile," disse con un sorriso forzato. "Ma... le cose cambieranno,Lish. Gli allenamenti, i viaggi, le trasferte... Non sarò più lo stesso. Ho paura che tutto diventerà troppo veloce, troppo frenetico."
"Lo so," risposi cercando di tranquillizzarlo, anche se dentro di me sentivo quel sottile timore. "Ma tu sei Lamine, ce la farai. Sei nato per questo."
"E se non fossi pronto?" chiese facendo venire a galla tutte le sue paure
"Lamine,hai solo 15 anni,è normale non sentirsi pronti" gli accarezzai una guancia "ma,credimi,tu sei nato per giocare a calcio,farai grandi cose"
"Lamine" sentimmo urlare Mounir
"ci stanno cercando" disse
"a loro quando lo dirai?" chiesi mentre camminavamo verso la sala da pranzo
"mentre pranziamo"
"già immagino che faccia faranno" dissi guardando Ayman cercare di tirare la palla,Asad chiamo Lamine per fare due tiri
"comunque il vestito ti sta benissimo" disse correndo via,cercai di nascondere il rossore e andai in cucina.Appena entrata in cucina, mi colpì il profumo della paella che si spandeva nell'aria, intenso e invitante. Il jamón già affettato stava in un piatto sul tavolo, lucido e rosso, mentre mia madre e la madre di Lamine si muovevano affaccendate attorno ai fornelli. Parlottavano a bassa voce, scambiandosi segreti di cucina, come se quel pranzo fosse un rituale che ripetevano da sempre.Mi avvicinai al tavolo e cominciai a sistemare i bicchieri, cercando di tenermi occupata. Ma anche mentre cercavo di sembrare impegnata, il pensiero di Lamine e della sua notizia non mi lasciava in pace. Ogni volta che ci ripensavo, sentivo un nodo allo stomaco.L'idea che ora sarebbe stato sotto i riflettori, con tutta la pressione che ne derivava, mi preoccupava. Avrei fatto ancora parte del suo mondo? Sarebbe stato lo stesso Lamine, o il calcio lo avrebbe cambiato?
"Ali, porti tu il pane in tavola?" chiese mia madre, interrompendo i miei pensieri. Annuii e presi il cestino, dirigendomi verso la sala da pranzo dove tutti erano già seduti. Appoggiai il pane al centro del tavolo, tra piatti di olive e piccoli stuzzichini che servivano da antipasto, e presi posto accanto a Lamine. Sentivo la sua presenza vicino a me, ma nessuno di noi due parlava. C'era solo quel breve scambio di sguardi che diceva tutto e niente allo stesso tempo.Il pranzo iniziò, con il solito rumore di forchette e chiacchiere che riempivano l'aria. La paella venne servita in grandi porzioni, dorata e profumata, mentre io mangiavo in silenzio, aspettando. Sapevo che Lamine avrebbe fatto il grande annuncio da un momento all'altro. Lo vedevo dai suoi occhi, dalla tensione che teneva in petto mentre cercava le parole giuste.
Ad un certo punto, tra una risata e l'altra, Lamine si schiarì la voce. Il tintinnio delle forchette cessò, e tutti gli occhi si spostarono su di lui. Sentii il suo respiro farsi più profondo accanto a me. Era come se stesse raccogliendo il coraggio necessario per dire quelle parole che avrebbero ufficializzato tutto,gli poggiai una mano sul ginocchio,per rassicurarlo e per fargli capire che io ero sempre lì.
"C'è qualcosa che vorrei dirvi," iniziò con un tono calmo ma deciso. "Sono stato convocato nella prima squadra del Barcellona."Un silenzio cadde su tutti. Le facce si riempirono prima di sorpresa, poi di gioia. Il Barcellona non era solo un sogno lontano: era qui, la nostra città, e Lamine stava per diventare parte di qualcosa di immenso.La madre di Lamine lasciò cadere la forchetta sul piatto e si coprì la bocca con le mani, incredula.
"Il Barcellona?" ripeté, con la voce tremante per l'emozione.Lamine annuì, con un timido sorriso che iniziava ad allargarsi. A quel punto, tutti si animarono. Suo padre si alzò in piedi per abbracciarlo, mia madre sorrise con un orgoglio che sembrava appartenere anche a lei, e Asad batté le mani con un entusiasmo quasi esagerato,come se quello convocato fosse lui.
"Sei un campione, Lamine!" gridò Ayman, con la sua vocina piena di ammirazione.Mi sedetti lì, in silenzio, osservando la scena con un misto di emozioni. Ero felice per lui, più di quanto potessi esprimere, ma non potevo fare a meno di chiedermi come sarebbe cambiata la nostra dinamica ora che la sua vita sarebbe diventata più frenetica. Sarebbe rimasto lo stesso Lamine? Avrebbe ancora tempo per noi, per i nostri pomeriggi passati a chiacchierare nel giardino di casa sua?Sentii la sua mano sfiorare la mia sotto il tavolo, come a cercare conferma che tutto andava bene tra di noi.
"Lish, tutto ok?" mi chiese a bassa voce, senza attirare l'attenzione degli altri.
"Si" risposi, cercando i suoi occhi con i miei.Per un istante, sembrò che tutto intorno a noi sparisse. Sapevamo entrambi che le cose sarebbero cambiate, ma quel tocco delle nostre mani sembrava prometterci che, qualunque cosa accadesse, noi avremmo trovato il modo di restare vicini. Lamine mi sorrise, e io gli strinsi la mano un po' più forte, sperando che quel gesto bastasse a farci credere che tutto sarebbe andato bene.
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tu necesitas amor,yo necesito a ti// Lamine Yamal
FanfictionLamine e Alisha sono cresciuti insieme, uniti fin dalla nascita grazie all'amicizia profonda tra le loro famiglie. La loro infanzia è stata segnata da giochi, risate e sogni condivisi. Lamine, con il pallone sempre tra i piedi, ha presto dimostrato...