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La sveglia squillò con un suono penetrante, facendo tremare il telefono sul comodino. Con gli occhi ancora socchiusi, mi allungai per spegnerla. Erano le 7:00 di lunedì mattina, il giorno che di solito odiavo di più. Ma stranamente, quella mattina mi sentivo diversa, come se qualcosa di nuovo stesse per accadere. Mi alzai con più energia del solito, gettandomi in piedi mentre il sole timidamente cominciava a filtrare dalle persiane della finestra.Mentre mi preparavo, cercavo di ignorare quella sensazione strana nello stomaco, una specie di ansia mescolata a eccitazione. Forse era solo la settimana che iniziava o forse c'entrava Lamine e quella sensazione che da giorni si faceva sempre più forte. Cercai di concentrarmi sul mio look: pantaloni neri e un maglione oversize. Pratico, ma abbastanza carino per non sembrare completamente disinteressata.
"Ali, ti sbrighi?" urlò Asad dalla cucina.
"Sì, sì, arrivo!" risposi mentre afferravo il mio zaino.Scesi di corsa le scale e trovai Asad già seduto a tavola con Ayman, che stava sorseggiando il suo latte con la lentezza di chi non ha alcuna fretta di iniziare la giornata. Mia madre stava preparando il caffè mentre mio padre, già vestito per il lavoro, leggeva il giornale. La routine del lunedì mattina era sempre la stessa, ma oggi tutto mi sembrava un po' diverso, come se fossi su una corda tesa e non sapessi bene dove mi avrebbe portata.
"Cosa ti ha reso così allegra stamattina?" mi chiese mia madre con un sorriso mentre mi versava un bicchiere di succo.
"Niente, mamma," risposi con un mezzo sorriso, "è solo... un buon giorno."Lei mi guardò con un sopracciglio alzato ma non disse nulla. Conoscendola, sapevo che probabilmente mi stava analizzando per capire cosa stesse bollendo in pentola.Dopo una rapida colazione, io e Asad uscimmo di casa. Mentre camminavamo verso la scuola, il mio telefono vibrò. Era Hector, un compagno di squadra di Lamine. Non eravamo particolarmente amici, ma lui era sempre stato gentile con me.
"Hey, Ali! Stai andando a scuola? Ci vediamo lì!"Sorrisi tra me e me e risposi rapidamente:
"Sì, ci vediamo presto!"Non ci pensai troppo; Hector era sempre stato socievole e simpatico con tutti, ma mi chiesi perché avesse deciso di scrivermi quella mattina.Arrivata a scuola, il solito caos mattutino mi travolse: ragazzi che correvano per non arrivare in ritardo, chiacchiere tra amici e il rumore delle porte che sbattevano. Ero ancora immersa nei miei pensieri quando sentii una mano toccarmi leggermente la spalla. Mi girai e trovai Hector, con il suo solito sorriso disarmante.
"Ciao, Ali. Come va?" chiese, con un tono che sembrava quasi più affettuoso del solito.
"Ciao Hector, tutto bene! E tu?" risposi, cercando di non sembrare troppo sorpresa.
"Non male. Ascolta, pensavo... visto che oggi non abbiamo allenamento a pranzo, ti andrebbe di mangiare insieme? Conosco un posto carino vicino alla scuola. Potrebbe essere divertente." Il suo tono era casuale, ma l'invito mi colse di sorpresa.Andare a pranzo fuori con Hector? Era qualcosa che non avevo mai considerato, ma prima di potermi fermare a riflettere troppo, mi sentii dire:
"Sì, perché no?"Lui sorrise, soddisfatto, e mi fece un cenno con la mano.
"Allora ci vediamo all'uscita!" disse, prima di sparire tra la folla di studenti. Lo guardai allontanarsi, con il cuore che batteva un po' più forte del solito. Non sapevo perché, ma quel piccolo gesto, quel semplice invito, aveva cambiato l'intera giornata.Le lezioni passarono in un lampo, anche se faticavo a concentrarmi. Continuavo a ripensare a Hector e a quel pranzo. Non era un appuntamento, mi dissi, era solo un modo per passare il tempo insieme, niente di più. Eppure, non riuscivo a smettere di chiedermi cosa ne avrebbe pensato Lamine. Avrei dovuto dirglielo? E se avesse frainteso?Quando la campanella dell'ultima ora suonò, raccolsi velocemente le mie cose e mi diressi verso l'uscita. Hector era già lì ad aspettarmi. Si era messo un po' in disparte, appoggiato a un muretto, e quando mi vide arrivare, il suo sorriso si allargò ancora di più.
"Andiamo?" chiese con tono leggero.
"Sì, andiamo," risposi, cercando di sembrare rilassata.
Camminammo insieme per qualche minuto, fino a raggiungere un piccolo caffè poco lontano dalla scuola. Era un posto tranquillo, con tavolini all'aperto e un'atmosfera rilassata. Ci sedemmo a un tavolo in un angolo, e Hector iniziò subito a parlare di calcio e della partita del weekend, dove Lamine aveva giocato alla grande.
"Lamine è davvero in forma, eh?" disse, prendendo un sorso della sua bibita.
"Sì, è incredibile. È sempre stato così determinato," risposi, sorridendo al pensiero di Lamine sul campo, concentrato come sempre.
"Deve essere bello avere un amico come lui," disse Hector, e per un momento mi sembrò che ci fosse qualcosa di più dietro le sue parole.
"Sì, lo è," risposi, cercando di non pensare troppo a quella frase. Ma poi cambiò argomento, e tutto sembrò tornare alla normalità. Parlammo per un'ora, ridendo e scherzando, e fu molto più piacevole di quanto mi aspettassi.Quando ci alzammo per tornare a casa, il sole era già alto e l'aria più calda. Camminammo fianco a fianco, in silenzio per un po'. Prima di salutarci, Hector mi guardò con un sorriso leggero.
"Mi sono divertito oggi. Dovremmo farlo di nuovo, che ne dici?"Annuii, non riuscendo a nascondere un piccolo sorriso.
"Sì, è piaciuto anche a me."Ci salutammo, e mentre lo guardavo allontanarsi, il mio pensiero corse subito a Lamine. Cosa avrebbe detto se avesse saputo di quel pranzo? Forse non importava, forse era davvero solo un pranzo tra amici. Ma una parte di me sapeva che Lamine non avrebbe visto la cosa nello stesso modo.La sera, quando tornai a casa, mi sentivo strana, come se avessi fatto qualcosa di cui non ero sicura. Mi cambiai in fretta e scesi in salotto, dove Asad stava guardando una partita in TV.
"Lamine ti ha cercata," disse senza distogliere lo sguardo dallo schermo. "È venuto qui ma non c'eri."
Il cuore mi saltò un battito. Lamine mi aveva cercata? Perché non mi aveva mandato un messaggio? Presi il telefono e trovai un messaggio suo non letto: "Ali, ci sei? Volevo parlarti di una cosa."Sapevo che avrei dovuto rispondere subito, ma una parte di me esitava. Cosa gli avrei detto? Avrei dovuto dirgli di Hector?Decisi di non pensarci troppo e lo richiamai. Lamine rispose dopo pochi squilli.
"Ehi, Ali, dove sei stata oggi? Volevo vederti."Mi sentii subito in colpa.
"Scusa, sono uscita a pranzo..."
"Con chi?" chiese, il tono improvvisamente più rigido.
"Hector mi ha chiesto di mangiare insieme," dissi, cercando di mantenere la voce leggera, come se non fosse un grosso problema.Ci fu un momento di silenzio dall'altra parte della linea. Poi, la sua voce cambiò.
"E non mi hai detto nulla?"
"Non pensavo fosse così importante," risposi, ma anche io sapevo che era una scusa debole.
"Non importante?" ripeté, e potevo sentire la frustrazione crescere nella sua voce. "Se fossi uscito con qualcun'altra, mi avresti detto che non era importante?"Non sapevo cosa dire. C'era qualcosa nel modo in cui parlava che mi faceva sentire piccola, come se avessi infranto una regola che non sapevo neanche esistesse.
"Lamine, non era niente di serio. Era solo un pranzo," dissi cercando di calmarlo.Ma Lamine non sembrava convinto. Sentii il suo respiro farsi più pesante dall'altra parte della linea.
"Ali, non è solo per il pranzo... è che ultimamente mi sembra di non saperti più come prima. È come se ci fosse sempre qualcosa che non mi dici. E Hector? Davvero non pensavi fosse importante?" ali...non mi aveva mai chiamata così,per lui ero Lish,sempre e solo Lish...Le sue parole mi colpirono più di quanto avrei voluto. Non sapevo esattamente come rispondergli, perché in fondo una parte di me sapeva che aveva ragione. Negli ultimi tempi qualcosa tra noi era cambiato, ma non riuscivo a capire bene cosa. Forse era il fatto che stavamo crescendo, che le dinamiche tra di noi non erano più le stesse di prima. O forse c'era di più, qualcosa di non detto che continuava a pendere tra noi come un'ombra.
"Lamine, non so che dirti... Io non ti sto nascondendo nulla di importante," dissi, anche se la mia voce suonava meno sicura di quanto avrei voluto.
"Davvero? Perché mi sembra che tu non sia più sincera come prima. Voglio solo capire cosa sta succedendo," rispose, il suo tono meno accusatorio, ma ancora carico di frustrazione.Mi sedetti sul letto, fissando il muro di fronte a me. Avevo sempre pensato che tra me e Lamine fosse tutto chiaro, semplice, ma in quel momento mi resi conto che le cose erano molto più complicate di quanto immaginassi. Hector non era il problema, almeno non completamente. Era il fatto che non sapevo più dove collocare Lamine nella mia vita. Era solo un amico, o forse c'era qualcosa di più che nessuno dei due voleva ammettere?
"Non lo so, Lamine. Forse ci stiamo solo allontanando," dissi infine, con un nodo alla gola.Ci fu un lungo silenzio dall'altra parte, e per un attimo pensai che avesse chiuso la chiamata. Ma poi la sua voce tornò, più calma e quasi triste.
"Non voglio che succeda, Ali. Tu sei importante per me. Lo sai, vero?"Quelle parole mi colpirono ancora più forte. Sapevo che Lamine ci teneva, ma non me lo aveva mai detto in modo così diretto. Mi sentii improvvisamente vulnerabile, come se tutte le mie difese si stessero sgretolando.
"Anche tu sei importante per me, Lamine," risposi, sentendo il peso di ogni parola. Era la verità, anche se non sapevo bene in che modo.
"Non voglio perderti," disse con una voce così bassa che quasi non lo sentii.Il mio cuore fece un balzo. Non era una dichiarazione d'amore, ma quelle parole avevano un significato profondo. Rimasi in silenzio, cercando di elaborare ciò che stava succedendo tra di noi. Avrei potuto dirgli che non lo avrebbe perso, che sarebbe andato tutto bene, ma una parte di me non ne era così sicura.Alla fine, dissi soltanto:
"Neanche io."Ci fu un altro lungo silenzio, ma questa volta non era così pesante. Era come se entrambi sapessimo che quella conversazione non avrebbe risolto tutto, ma almeno avevamo iniziato a mettere le cose in chiaro. Sentii un senso di sollievo misto a incertezza.
"Parliamo domani, ok?" disse infine Lamine, la sua voce più leggera.
"Ok," risposi, e dopo un altro momento di silenzio, riattaccammo.Restai seduta sul letto, fissando il telefono come se contenesse tutte le risposte che cercavo. Mi sentivo vuota e piena allo stesso tempo, come se quella conversazione avesse aperto una porta che non ero sicura di voler varcare. Lamine era importante per me, su questo non c'erano dubbi. Ma in che modo? E perché Hector aveva scatenato una reazione così forte?Mentre mi sdraiavo sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto, capii che quella sarebbe stata una notte lunga, piena di pensieri confusi e domande senza risposte. E mentre cercavo di trovare un po' di pace, una sola certezza continuava a rimbalzarmi nella mente: qualunque cosa stesse accadendo tra me e Lamine, non sarebbe stato facile uscirne indenni.

tu necesitas amor,yo necesito a ti// Lamine YamalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora