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LAMINE'S POV

Il sole stava appena sorgendo, ma io ero già sveglio da un pezzo. Avevo ricevuto la convocazione per la prima squadra. Io, un ragazzo di quindici anni. Ancora non riuscivo a crederci. Solo il giorno prima, questo era un sogno. Ora invece stava diventando realtà. Le parole dell'allenatore continuavano a risuonare nella mia testa come un'eco: "Sei pronto, Lamine?"Ogni volta che mi fermavo a pensarci, mi sentivo sopraffatto. Ma c'era anche una calma strana, come se qualcosa dentro di me sapesse che quel giorno sarebbe arrivato. "Stai tranquillo," mi aveva detto Gerard Pique, uno dei ragazzi più grandi e più esperti del gruppo, quasi un fratello maggiore per me. Mi aveva guardato con un sorriso complice e aveva aggiunto: "Sei uno di noi."La colazione era un misto di emozioni. Mia madre mi guardava con orgoglio e tenerezza, mentre io non riuscivo a mangiare quasi nulla. Sentivo l'importanza di quel momento come un peso dolce, che però non mi opprimeva. C'era qualcosa di solenne, un rito da compiere, una strada che stavo per percorrere. Il solo infilarmi la maglia sembrava parte di quel rituale, un passo dopo l'altro verso un nuovo capitolo.Arrivato allo stadio, ogni sensazione si intensificò. Il Camp Nou mi aveva sempre trasmesso una sensazione potente, quasi sacra, ma quella mattina era diverso. Sentivo quell'energia dentro di me, come se anche io fossi parte di qualcosa di più grande. E mentre il tempo passava, la tensione si trasformava in una sorta di calma concentrata.
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Ero in panchina, con accanto giocatori che avevo sempre ammirato, che conoscevo solo da lontano fino a poco tempo prima. Guardavo il gioco, ogni azione che si svolgeva davanti a me sembrava un pezzo di un puzzle in cui presto sarei stato chiamato a entrare. Il suono dei cori, il fruscio dell'erba sotto i tacchetti, il ritmo delle voci dei tifosi: ogni cosa mi preparava a quel momento.All'improvviso, la voce dell'allenatore mi colpì come un fulmine: "Preparati a entrare." Sentii il cuore battere all'impazzata, ma mi alzai senza esitare,mi presi un momento e mi girai verso la tribuna dietro di me,mamma aveva il telefono in mano e registrava il momento in modo da non dimenticarlo mai,papà aveva gli occhi lucidi e Lish...lei aveva un sorriso da far perdere la testa,bella come sempre.Mi fotografai questa immagine nella mente e mi girai. Gavi, prima di uscire, mi diede una pacca sulla spalla e mi sussurrò: "È il tuo momento, Lamine." Respirai profondamente, e poi attraversai quella linea.
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Il campo sembrava diverso da come l'avevo sempre visto. Quando posai i piedi sull'erba del Camp Nou come giocatore della prima squadra, tutto attorno a me si fermò. Il pubblico, i compagni, l'intero stadio – per un istante era come se fossi solo io, lì, in quel momento. Poi, come un'onda che torna a infrangersi, tutto riprese. Era reale. E io ero pronto.Appena ricevetti il primo pallone, il nervosismo svanì. Mi sentii a casa, come se ogni passo che facevo su quel campo fosse esattamente quello che avevo sempre fatto. Ogni tocco mi dava sicurezza, mi faceva sentire parte di qualcosa di unico. Feci un passaggio corto, poi mi mosse avanti. Mi sembrava tutto così naturale, come se sapessi già dove andare, cosa fare.Eravamo già in vantaggio per 4-0 contro il Real Betis, ma io giocai quei minuti come se il risultato fosse ancora incerto. Sentivo l'adrenalina scorrere nelle vene. Sapevo che ogni gesto, ogni movimento, ogni passo erano un'occasione per dimostrare chi ero, per dare tutto me stesso e meritarmi quell'opportunità.
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Ogni azione aveva un peso speciale. Riuscii a fare qualche dribbling, a tenere il pallone sotto controllo, a fare dei passaggi ben calibrati. Ogni volta che toccavo la palla, sentivo l'attenzione dei tifosi su di me, il loro incoraggiamento. Era come una corrente che mi attraversava e mi spingeva a dare ancora di più. Quegli applausi mi facevano sentire invincibile, come se potessi davvero fare qualsiasi cosa.In quegli attimi, mi sentii parte di una tradizione, di una storia. Sapevo cosa rappresentava il Barcellona, sapevo che molti campioni avevano indossato quella maglia, e sentivo la responsabilità di onorare quella storia. Era solo l'inizio, lo sapevo bene. La strada sarebbe stata lunga, ma per me ogni passo, in quel momento, era già una vittoria.Quando arrivò il fischio finale, mi resi conto di quanto fosse stato intenso, e di quanto fossi grato per ogni singolo minuto. Il Barcellona aveva vinto, e io avevo realizzato il mio sogno. Guardai la curva e sentii un sorriso allargarsi sul mio volto. Sapevo che c'erano ancora tante sfide da affrontare, ma quel giorno, per la prima volta, avevo sentito che quel sogno era finalmente realtà. Il fischio finale segnò non solo la conclusione della partita, ma anche l'inizio di un nuovo capitolo della mia vita. Il Barcellona aveva trionfato per 4-0 contro il Real Betis, ma per me, la vera vittoria era stata un'altra: il mio debutto ufficiale in prima squadra. Mentre i miei compagni si abbracciavano e festeggiavano, il mio sguardo si diresse subito verso le tribune. E lì, in mezzo alla folla, riuscii a riconoscere i volti familiari che tanto amavo.Mounir e Sheila, i miei genitori, erano in piedi, i loro volti illuminati da un sorriso di orgoglio che mi riempì il cuore di gioia. Mia madre, con le lacrime agli occhi, si era alzata in piedi, applaudendo e chiamando il mio nome, mentre mio padre, sempre più riservato, si limitava a sorridere, ma sapevo che il suo cuore esplodeva di felicità. Non c'era nulla di più bello che sapere che loro erano lì, a condividere con me questo momento unico.Ma non erano solo loro. Alisha e Asad erano arrivati insieme, e la loro presenza sembrava rendere tutto ancora più speciale. Alisha, con i suoi occhi rassicuranti e il sorriso contagioso, si fece strada tra la folla, gli occhi brillanti di entusiasmo.
"Lamine! Non ci posso credere! Hai fatto il tuo debutto! È stato fantastico!" esclamò, correndo verso di me.Asad seguì subito dopo, il suo entusiasmo palpabile.
"Sei stato un fenomeno! Ti abbiamo visto dribblare, hai reso tutto così facile!" La loro energia mi travolse come un'onda, e in un attimo mi ritrovai avvolto in un abbraccio collettivo, tutti insieme a festeggiare quel traguardo.I miei genitori si unirono a noi, e in un attimo ci trovammo in un groviglio di abbracci e risate.
"Non posso credere che sia successo!" disse Alisha, guardandomi negli occhi. "Sei davvero il nostro campione!"Sorrisi si mescolarono a lacrime di gioia, mentre i miei genitori si avvicinarono a me. Papà , con la sua voce calma e rassicurante, disse:
"Siamo così orgogliosi di te, Lamine. Hai lavorato duramente per arrivare fin qui, e questo è solo l'inizio."Mamma, con la sua dolcezza naturale, mi strinse forte.
"Hai realizzato un sogno, tesoro. Non dimenticare mai da dove vieni e quanto sia importante questo momento." Le parole di mia madre risuonavano in me come un mantra, un promemoria di chi fossi e delle radici che avevo.Guardai Alisha e Asad, e mi sentii incredibilmente fortunato ad averli al mio fianco. Erano sempre stati lì per me, sostenendomi nei momenti difficili e festeggiando con me in quelli felici.
"Non ce l'avrei mai fatta senza di voi," dissi sinceramente, e loro risposero con una risata, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.Alisha, con gli occhi ancora luccicanti, mi chiese:
"Cosa hai provato là dentro? Com'è stato sul campo?" Le parole mi riempirono di gioia, perché sapevo che era genuinamente interessata, e che ogni singolo istante di quel giorno avrebbe fatto parte della nostra storia condivisa.
"È stato incredibile," risposi, cercando di mettere in parole un'esperienza così travolgente. "Appena sono entrato, mi sono sentito come se tutto il resto fosse svanito. Era solo il campo, i tifosi, e io. Ogni tocco della palla sembrava perfetto, come se tutto ciò per cui avevo lavorato stesse finalmente dando i suoi frutti."Asad mi colpì sulla spalla, sorridendo.
"Già! E la gente stava già parlando di te nei social, hai visto? Il più giovane debuttante! Questo è qualcosa che rimarrà per sempre nella storia del Barcellona!"Il pensiero mi colpì come un fulmine. Non solo avevo realizzato un sogno, ma avevo anche lasciato un segno indelebile. Era un peso, ma anche una grande responsabilità.
"Spero di non deludervi mai," dissi, un po' serio, mentre la mia mente correva verso il futuro.
"Deludere noi? Mai!" esclamò Alisha, e tutti scoppiammo in una risata. "Dobbiamo festeggiare, e non solo perché hai debuttato. È il momento di brindare a te, al tuo talento e a tutto quello che ci aspetta!"Così, con le risate e la gioia che riempivano l'aria, ci dirigemmo verso l'uscita. I nostri passi echeggiavano nel tunnel mentre il Camp Nou, ora vuoto, si silenziava. Le pareti sembravano risuonare con gli echi delle voci dei tifosi e le emozioni che avevamo condiviso.Mentre camminavamo, sentivo una profonda gratitudine per ogni singolo supporto, per ogni abbraccio ricevuto e per ogni parola di incoraggiamento. Non ero solo in questo viaggio. Avevo la mia famiglia, i miei amici e un'intera comunità che credeva in me.Una volta fuori, ci fermammo per una foto.
"Dobbiamo immortalare questo momento!" disse Sheila, tirando fuori il suo telefono. "Dai, tutti insieme!" Sorridemmo, ci abbracciammo e scattammo. L'immagine sarebbe stata un ricordo tangibile di un giorno straordinario, un giorno che avrebbe segnato l'inizio della mia avventura nel calcio professionistico.Dopo aver condiviso quella gioia, ci dirigemmo verso un ristorante vicino, dove avremmo festeggiato con una cena. La serata si trasformò in un susseguirsi di racconti, risate e sogni per il futuro. Ogni morso, ogni brindisi, era un modo per celebrare quel traguardo e rafforzare i legami che avevamo costruito.Mentre guardavo i miei genitori, Alisha e Asad, sentivo che tutto ciò che avevo vissuto, ogni sacrificio e ogni allenamento, era valso la pena. L'esperienza di quel giorno era solo l'inizio, e io ero pronto a cogliere ogni opportunità che la vita mi avrebbe offerto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02 ⏰

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tu necesitas amor,yo necesito a ti// Lamine YamalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora