Negli abissi della mente - #2
Buongiorno dottor Bryce.
Buongiorno Glenda.
Oggi è qui come fisico o come strizzacervelli?
E lei è qui come matematica o come paziente?
Se le dico che ho pensato a lei, usciamo da questa impasse dialettica?
Possiamo uscirne anche se non me lo dice.
Quindi non le interessa sapere se mentre me la toccavo pensavo a lei?
Non la riterrei un'informazione particolarmente utile.
Parliamo di numeri allora.
Quindi oggi si sente nei panni della matematica?
Mi sento una paziente, nel senso etimologico del termine, soffro e sopporto i suoi puerili tentativi di analizzarmi.
Non la analizzo, stiamo solo dialogando.
Lei sa quanto questa sia una colossale balla, vero?
Parliamo di numeri.
Ma certo, cambiamo pure discorso.
Non l'abbiamo cambiato, è lei che mi ha invitato a parlare di numeri.
Non avrei mai immaginato quanto fosse permaloso.
Sto aspettando.
E allora aspetti.
Se vuole me ne vado.
Se vuole può restare.
Parliamo di matematica, Glenda, ma mi suggerisca qualcosa.
Mi dica un numero.
Le fischia un orecchio?
Se la smette di fare il puerile, magari procediamo.
1729. Le sembra un bel numero?
Lei che ne pensa?
Mi è venuto abbastanza anonimo, Glenda, devo ammetterlo.
Le sembra anonimo, dice? Eppure, è molto interessante: è il numero più piccolo che si possa esprimere come somma di due cubi in due modi diversi.
Vedo che conosce Srinivasa Ramanujan.
Certo che lo conosco, credeva che la deduzione fosse farina del mio sacco? E dubito che lei abbia scelto, come numero a caso, il numero di Hardy-Ramanujan.
Vuole che le dica un altro numero?
No, sarebbe capace di trovarne uno veramente anonimo. Potremmo invece giocare a Go.
Go? Non sono un esperto, ma so che nella sua semplicità è un gioco molto complesso, più degli scacchi.
Quello che dice è vero, dottore, ma non rende l'idea. Per essere più precisi, le possibili combinazioni di questo gioco sono immensamente più numerose del numero di atomi presenti nel nostro universo. È per questo che un proverbio coreano afferma che nessuna partita di Go sia mai stata giocata due volte.
E nemmeno la nostra verrà giocata, non oggi, perlomeno.
Perché non siamo qui per giocare o perché non ha sottomano un goban e qualche pietruzza?
Per entrambe, anche se un tablet avrebbe potuto ovviare.
Un tablet? Quanto sì che è scandaloso e lo è certamente di più di quanto io la possa mettere in imbarazzo.
Lei, Glenda, non mi mette in imbarazzo.
Crede?
Lo credo e... cosa sta facendo?
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BEAUTIFUL and STRANGE GIRLS - RACCONTI
Short StoryRacconti #1 #2: "Come su una ruota che gira, sesso e possesso si fondono e si confondono." Un tranquillo e romantico weekend potrebbe generare la più inaspettata delle sorprese. "Pulsioni" è un racconto sboccato, irritante, irriverente, ma dai conte...