Prologo

34 3 5
                                    

Liv

Nove anni fa

Erano le sei del mattino di un freddissimo giorno di dicembre. Il natale si stava avvicinando, e io, una bambina di soli nove anni, ero convinta di essere la persona più felice del mondo. Chi non amava il natale? o meglio, quale bambino o bambina non adorava quel  periodo magico dell'anno? Le luci scintillanti, i dolci fiocchi di neve che danzano nell'aria, la famiglia riunita attorno al camino, a scambiarsi sorrisi e regali con gli occhi pieni di gioia. Era il mio mese preferito. Almeno, lo era stato fino a quando lui non decise di strapparmelo dal cuore, lasciando al suo posto un vuoto che nessun dono avrebbe mai potuto colmare.

Quella mattina, mi svegliai prima del previsto, disturbata dai rumori provenienti dal piano di sotto. Il cuore iniziò a battermi forte, un misto di curiosità e inquietudine che non riuscivo a spiegarmi. Lentamente scesi le scale, i piedi nudi che sfioravano il freddo legno, e vidi un ombra davanti alla porta. Continuai a scendere, passo dopo passo, fino a trovare mio padre, che cercava frettolosamente le chiavi di casa, con la fretta di un ladro in fuga. Perdi più con tutte quelle valigie.

"Papà, tutto bene? Dove stai andando?" chiesi con un filo di voce, cercando di soffocare l'ansia che mi stringeva il petto.

Si girò lentamente, i suoi occhi colmi di amarezza che incontrarono i miei, lasciandomi senza respiro.

"Oh Liv, starò via solo qualche mese per delle questioni di lavoro, niente di cui preoccuparti" rispose con una calma che non mi convinse affatto.

Mio padre, spesso a causa del lavoro, doveva assentarsi. Ma mai per cosi tanto tempo, e soprattutto mai a dicembre, il mese in cui nonostante tutto, riusciva sempre a ritagliarsi un po' di tempo per noi. Quella volta, però, c'era qualcosa di diverso. Sentivo che c'era qualcosa che non mi stava dicendo, ma decisi di lasciar perdere, tentando di non far vedere quanto ci fossi rimasta male.

"Ah, va bene papà. La mamma lo sa?" domandai, sperando in una risposta rassicurante

"Certo, lo sai che tua madre è sempre molto comprensiva" disse, ma le sue parole sembravano vuote, prive di quel calore che cercavo disperatamente.

"Papà, perché tutta questa fretta? Sono solo le sei del mattino. Facciamo colazione insieme prima che tu parta" cercai di convincerlo

"No Liv, mi dispiace..!"

"Ma papà" avevo le lacrime agli occhi.

"No, basta Liv, lo capisci o no che devo partire? Non insistere!" mi urlò contro

"Scusa, volevo solo passare del tempo con te prima che tu partissi, visto quanto poco tempo trascorriamo insieme!" dissi con voce tremante

"Lo so Liv, ma sono questioni molto importanti che non possono aspettare!"

Avrei voluto urlargli che anche io non potevo aspettare, che anche io come il suo lavoro avevo bisogno di lui, di averlo accanto a me, ma le parole non mi uscivano, rimanevano soffocate negli angoli più nascosti della mia anima. Con gli occhi velati di lacrime , raccolsi silenziosamente i pezzi del mio cuore che stavano crollando uno dietro l'altro.

Mi armai di coraggio e gli chiesi "papà tornerai vero?" non so perché glielo chiesi, forse per la sua freddezza o per il suo menefreghismo ma sentivo che c'era qualcosa di diverso nell'aria, che non fosse solo il suo lavoro a portarlo via da me, a portarlo via da noi.

Ma lui non mi degnò di risposta, semplicemente si girò, e se ne andò senza dire altro, scomparendo dalla mia vista come la nebbia di quella mattina. Non un saluto, non una carezza, non un gesto d'amore, non un abbraccio, non una rassicurazione, niente di niente. Se ne andò come fossi nulla. Mi lasciò lì, sull'uscio freddo di quella porta, con il cuore spezzato e una sensazione di vuoto che non mi avrebbe più abbandonata. Perché sapevo che quella mancata risposta voleva dire qualcosa. 

Cercai di non pensarci troppo, convincendomi che sarebbe tornato. Doveva tronare. Sarebbe tornato da me e dalla mamma, ne ero sicura. Nonostante tutto, ci voleva bene. Non ci avrebbe mai lasciate, non davvero, anche se in cuor mio non ne ero poi cosi sicura. Senza accorgermene, i miei singhiozzi iniziarono a riempire la casa, finché non sentii il calore familiare delle braccia di mia madre, che mi stringevano forte a sè. Capii che da quel momento in poi, saremmo sempre state solo io e e lei. 


A coloro che hanno il coraggio di aspettare, con la speranza legata al cuore, e a coloro che non temono l'attesa. Ricordatevi sempre che non siete sbagliati e che siete importanti. Cosi importanti che nessuno dovrebbe farvi aspettare se non per motivi validi. Chi vi ama non vi fa aspettare. Chi vi ama è pronto a venirvi a prendere anche in capo al mondo se serve. Chi vi ama vi mette sempre al primo posto, perché preferirebbe avervi sempre accanto piuttosto che farvi aspettare, rischiando di perdervi nell'attesa.

ps:  per quanto riguarda il "cast" non ho voluto metterlo perché voglio che ognuno di voi si immagini i personaggi come più preferisce, liberi di immaginare chi volete ;)

Tears of HoneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora