1. A new start

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Charlotte

Quel posto era un'inferno, pieno di persone che russano, mangiano con la bocca aperta e che emettono dei gas non molto rassicuranti.

Appena l'aereo atterra in California mi fiondo tra la folla di gente in cerca dell'uscita, senza dare troppo peso ai commenti fastidiosi degli stronzi. è abbastanza tardi ma per fortuna il mio dormitorio è vicino, così, per non spendere soldi per un taxi, mi incammino col mio ombrellino con i gattini stampatici sopra.

 Non potevo crederci che alla fine sarei andata alla University of Southern California  per studiare legge proprio come mio padre. Quando ero piccola mi parlava sempre di ragioneria, essendo lui un giudice, e da lì è nata la mia passione che è sempre cresciuta di più insieme a me.

Mi sento le gambe cedere quando noto che sono le 20 e io sono ancora per strada; è appena finito di piovere, il che è un bene, se non fosse per le mega pozzanghere ai lati della strada che ha lasciato . Cammino nell' aria umida con la mia valigia stracolma di vestiti che quasi mi fa barcollare, ma pensando a quanto sarebbe buona una fetta di tiramisù per la mattina seguente il tempo passa più in fretta del previsto e inizio ad intravedere il dormitorio. Da un momento all'altro sento il rombo di una moto che mi passa affianco e pochi secondi dopo mi ritrovo fradicia da capo a piedi, gli dono un mio sguardo in cerca di scuse, ma noto che mi stava dando comunque le spalle con un bel dito medio in aria.
Mi ha bagnato i miei calzini preferiti e comunque non si scusa?!

Stronzo. Presuntuoso. Pezzo di Merda.

E poi perché anche il dito medio?

Riesco ad arrivare lì poco dopo e così mi fiondo subito a chiedere informazioni su dove si trovi la mia stanza. C'entro dentro e davanti a me si immobilizza una graziosa ragazza con i capelli lunghi e ramati, magra e longilinea, con un sorriso perfetto; mi accolse presentandosi «Ciao, io sono Angeline Thompson e sarò la tua coinquilina per tutti questi anni; vedrai ci troveremo benissimo» io le sorrido cercando di dimostrarmi amichevole, ma esito comunque un po' a risponderle per guardarmi attorno: è un piccolo monolocale con solo una stanza e un bagno «Piacere di conoscerti io sono Charlotte Flores»

Cominciamo a parlare un po' della nostra vecchia vita e dopo mezz'oretta, finita la conversazione, mi dileguo con fretta e furia a farmi un bel bagno caldo.

Uscendo dalla vasca, mi faccio il grave errore di guardarmi allo specchio e la prima cosa che noto furono proprio quelle due enormi macchie violacee sotto gli occhi, così senza pensare alla valigia mi fiondo nel mio nuovo letto lasciandomi alle spalle il lungo viaggio.

Mi sveglio di colpo per via della sveglia di Angeline che urla a ripetizione Pan. Di. Stelle, Che razza di sveglia è?. Con il nervosismo che inizia a circolarmi nelle vene guardo a che ora quella pazza ha intenzione di svegliarsi e quando leggo i numeri nello schermo del mio cellulare noto con la poca voglia che ho che sono solo le 5:30, le lezioni iniziano alle 8:00, così tra varie imprecazioni mi rimetto a dormire e per la mia felicità mi alzo un'ora dopo.  

Inizio a sistemare un po' la valigia cercando di mettere tutto nel modo più ordinato possibile. Appena sono soddisfatta inizio a prepararmi, mi limito a mettermi dei cargo beige e una maglietta oversize bianca.

Appena Angie esce dal bagno mi inizia a guarda con una faccia al quanto buffa.

«Davvero verrai così il primo giorno?» lei era bellissima, si era truccata così bene, manco dovesse andare a una sfilata sul red carpet, la stessa cosa i vestiti, ha una maglietta attillata con le spalle scoperte e dei jeans neri a palazzo. Io invece l'unico sforzo che ho fatto sta mattina è stato piastrarmi un po' i capelli.

«Che cos'hai contro gli abiti eleganti?» Con un pizzico di sarcasmo gli indico ciò che ho addosso fingendomi offesa.

Angeline dopo quella mia battutaccia inizia a insistere nel farmi truccare e ad andarmi a cambiare, ma nessuno può farmi cambiare idea; così dopo continue negazioni cede anche lei e ci dirigiamo verso l'aula.

Arrivo in classe assieme ad Angeline e ad aspettarci c'è l'assemblea di inizio anno per noi matricole.

Quando mi siedo al mio posto noto subito che affianco ho un ragazzo dannatamente bello in total black,  il ché gli dona un tocco di eleganza. Lo squadro da testa a piedi: è alto e muscoloso, ha i capelli mossi di quel riccio indefinito e di un castano chiaro quasi biondo cenere, ha gli occhi verdi smeraldo e delle labbra carnose e rosee; al collo porta una catenina con due piccole iniziali penzolanti  "D L"; nel vederle vengo travolta da quel brivido di curiosità nel scoprire nuovi gossip su quello lì, ma ho ancora tempo per pensarci; così mi rimetto ad ascoltare il preside.

Ce la sto mettendo tutta, lo giuro, ma non riesco a non osservarlo come una psicopatica, così ributto un occhio indagatore su quel bel ragazzo. Il tempo passa e io rimango a osservarlo senza un minimo di contegno e per non so quanto tempo. Sono praticamente incantata. Dopo poco mi accorgo di un dettaglio che non avrei voluto scoprire, a quanto pare anche lui mi sta squadrando già da un po' con un'espressione arrogante stampata in volto. Mi giro imbarazzata.

Come ho potuto essere così stupida da non accorgermene.

Continuo ad ascoltare l'assemblea un po' distrattamente per via del suo sguardo costantemente fisso su di me che sembra aver preso il mio posto da Sherlock Holmes professionista. Non ce la faccio più, così decido di farmi coraggio. Mi giro di nuovo verso il ragazzo, ma prima che aprissi bocca noto che mi sta porgendo un biglietto piegato su se stesso

«Siamo tornati alle elementari?» lo prendo in giro ma lui non fiata nemmeno con questa provocazione e continua a guardarmi con quello sguardo presuntuoso. Inizio ad aprirlo e cerco di decifrare i geroglifici che ci sono scritti e alla fine arrivo a una conclusione "vedo che la mia moto non ti ha bagnata più di tanto" lo guardo scioccata e offesa, non ho la più pallida idea di come reagire.

Lui intanto si rimette ad ascoltare l'assemblea con un sorrisetto soddisfatto.

 Se continua così potrei rischiare di tirargli un calcio nelle palle.

«Stronzo!» cerco di tenere il tono di voce basso per non creare troppi problemi e a quanto pare mi sente e inizia a guardarmi con superiorità.

«Hai ragione... sono proprio uno stronzo» ridacchia un po' per poi alzare gli occhi al soffitto.

Ma che problemi ha sto tipo?

Sento che mi si avvicina al viso e così mi allarmo. Il suo respiro mi fa venire i brividi. Faccio fatica, ma riesco comunque a sentire che mi sta sussurrando qualcosa, delle parole incomprensibili, forse in un'altra lingua; non lo riesco a capire, ma poco dopo mi prende il polso facendomi sobbalzare dallo spavento e nella mia mano ci appoggia un altro biglietto: "Hey Charlotte, so che non parli olandese, oggi sarò gentile. Quello che ti ho appena detto significa che se non tieni quella linguaccia che ti ritrovi a posto, puoi solo immaginare quello che ti farò" quando rimetto giù il foglietto lo guardo con sguardo interrogativo, ma l'unica cosa che fa è ridacchiare di nuovo e agitare lentamente la testa a destra e a sinistra.

Ma perché me lo dice in olandese per poi tradurmelo? Vuole vantarsi o cosa?

Appena suona la campanella mi alzo di scatto e, cominciando una maratona, scappo via da quel tizio inquietante.

Spazio autrice

Ho riletto questo primo capitolo almeno un centinaio di volte.🥵

voglio subito sapere che cosa pensate su questo tizio misterioso e presto🤭 pubblicherò anche il secondo capitolo.

Sono felicissima di aver trovato il coraggio di iniziare a pubblicare un libro tutto mio e spero che inizierà a piacere.

Spero anche che almeno un po' vi abbia intrattenuti e CIAOOOOO❤️❤️

BACIIIIII <33

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