7. James

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- Salve! -
Mi girai di scatto. Era la ragazza con la maglietta dei Nirvana che si era avvicinata a noi e che ci salutava. Da vicino era anche più carina. Ma il suo sorriso aveva un non so che, che conoscevo, era come se fosse tra il vero e il falso, come se si sforzasse di sembrare più allegra di quanto non fosse.
- Ciao a te! - rispose mia madre con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro, anche se era indaffarata con uno scatolone. Il suo sorriso era decisamente vero invece. Mamma non era capace di fingerne uno.
- Mi chiamo Jane Fall, sono la vostra vicina. - si presentò.
I suoi amici si avvicinarono. Notai che avevano entrambi uno sguardo strano, come se vedere lei che si avvicinava spontaneamente a noi fosse un qualcosa che andava oltre il normale.
- Piacere io sono Kate Wess e lui è mio figlio James. - disse con un altro sorriso indicandomi con un cenno del capo. Mi diede una gomitata e mi spronò: - Avanti Jay Saluta .
Non sembrava che loro si aspettassero particolari riguardi da parte nostra, ma li salutai: - Ciao, io sono James -
Il ragazzo mi squadrò per qualche secondo e mi disse tendendomi la mano - Piacere io sono Max e lei e la mia ragazza Molly- io la afferrai e risposi con un cenno, non aggiungendo altro, considerando che aveva pronunciato la parola "ragazza" con molta enfasi, come per marcare il territorio.
Jane se ne doveva essere accorta, infatti lo guardò di storto per qualche secondo e poi proseguì:    -Signora Wess, se vuole possiamo aiutare lei e suo figlio a scaricare le scatole dalla macchina...-
Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e notai una marea di piercing sparsi tra lobo e cartilagine.
Mia madre le sorrise nuovamente: - Oh, ma che gentile che sei, in effetti mi farebbe molto piacere, ma ti prego chiamami Kate -
Jane sembrò molto sollevata da quella richiesta, come se la stesse aspettando da sempre. Ed i suoi amici a quel punto sembrarono capire.
Molly prese una scatola dal portabagagli, mentre Jane e Max tre dal camion. Per essere piccolina Jane era bella forzuta.
Quando mia madre aprì la porta rimasi di stucco, la casa era bellissima, fresca di pittura, e ben ammobiliata, qua e là c'era giusto un po' di spazio per i mobili che mamma aveva portato da casa. Anche mamma sembrava molto soddisfatta del suo lavoro, ma poi mi accorsi di Jane.
Sembrava traumatizzata, come se all'improvviso qualcuno le avesse tirato un pugno in pancia, era sbiancata e allibita. Max la guardava preoccupato, come se avesse capito il suo disagio, mentre Molly sembrava completamente all'oscuro di quello che provavano gli altri due e guardava la casa con lo stesso sguardo che avevo io prima di vedere Jane in quello stato. Ma quella sensazione che aveva provato durò solo pochi secondi perché poi si accorse di essere osservata da Max e disse solo con le labbra che andava tutti bene.
Mamma si girò verso di noi, dopo aver contemplato il suo talento, e disse - Ragazzi, vi ringrazio infinitamente per l'aiuto che mi avete dato siete stati gentilissimi. Ho chiesto alla signora che ha pulito casa di comprare qualcosa, vi va una limonata?-
Stavo per dirle che non era il caso, vista la faccia che Jane aveva fatto, e sembrava che anche Max pensasse lo stesso, ma Jane lo precedette sorridendo: - Grazie Kate, accettiamo molto volentieri! - . Non la capivo. Se era rimasta così turbata vedendo la casa allora perché voleva rimanere? Questo era un mistero, ma una cosa era certa la piccoletta aveva fegato per restare in quella casa che sembrava averla sconvolta. Solo in quel momento lo notai. Mentre accettava l'invito di mia madre continuava a toccare una pietra nera sfaccettata dove c'erano dei piccoli cristalli viola e dorati incastonati.

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