8. Jane

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Non ci pensavo da anni. Da quando mi aveva baciata, da quando mi aveva lasciata.
Kate e James erano simpatici, lei non sembrava una donna di mezza età che diventava pazza quando le si muoveva un capello, e lui non sembrava un ragazzo stupido con smanie di egoismo ed egocentrismo. Effettivamente non ero capitata poi tanto male da questo punto di vista, però vedere la casa cambiata completamente, non vedere più le pareti tutte bianche, i vecchi mobili consumati e le loro cose in giro per casa mi faceva male. Ciò che era successo tra noi era tutto un imbroglio, non c'era nulla di vero, ma vedere cancellato tutto mi rattristava e mi rendeva felice allo stesso tempo.
Non appena entrai fu come aver ricevuto un calcio negli stinchi. Brutto, improvviso, inaspettato. Max, che conosceva la storia, aveva capito e mi aveva guardato con aria preoccupata, ma io lo rassicurai sillabando che stavo bene.
Riguardai la casa. Ora era bellissima, tutto ciò che c'era prima era stato cancellato, incluso il mio passato in quella casa.
Mi toccai il ciondolo che mi aveva dato mia madre dopo che ero tornata a casa in lacrime quella sera di tre anni fa, prima che partisse per il suo primo viaggio di lavoro, che sarebbe stato il primo di una lunga serie. Quel ciondolo mi dava forza, mi ricordava di non arrendermi e di continuare a lottare nonostante tutto. Era questo quello che mi aveva insegnato mia madre, ed era questo quello che facevo ogni giorno continuando a rispondere alle provocazioni con lo stesso tono, e continuando ad essere me stessa nonostante tutto e tutti. Mentre lo sfioravo però notai James che mi fissava. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava nel mio comportamento, si vedeva da come mi guardava, e si notava la sua confusione in quei profondi occhi verdi.
Quando Kate ci offrì una limonata, sentii Max irrigidirsi, sicuramente stava per declinare l'invito. Ma io non volevo andarmene, volevo restare, volevo vedere la sua stanza, vedere cosa era successo nel punto in cui lui mi aveva fatto la sua confessione. Perciò mi affrettai a parlare prima di Max: - Grazie Kate, accettiamo molto volentieri! - Max mi strinse il polso ed io lo guardai per rassicurarlo, ma c'era qualcun altro che mi osservava.
James, dieci passi davanti a me, sembrava confuso, come se non capisse perché avessi accettato. Nessuno, forse neanche io lo sapevo, ma diamine, volevo, dovevo, vedere la sua stanza, dovevo vedere ciò che era accaduto a quello che era tutto il suo mondo e che per un po' era stato anche tutto il mio mondo.
Quando Kate andò al frigorifero per prendere le bibite io dissi che andavo in bagno e quando lei fece per spiegarmi dov'era io dissi con un debole sorriso, continuando a toccare il ciondolo:
- So dov'è - mentre nello stesso istante Max disse: - Sa dov'è - .
Kate e Molly ci guardarono, in cerca di una spiegazione, James invece doveva aver capito, fino ad un certo punto, che qualcosa non andava, infatti non sembrò per nulla sorpreso.
Andai in bagno e poi approfittando degli altri che si erano persi in chiacchiere in cucina salii al piano di sopra.
Al diavolo la maleducazione. Dovevo sapere.
Salii le scale. Quelle erano le stesse, solo che erano state riverniciate di nuovo di bianco.
Anche il corridoio in cima alle scale era lo stesso, sempre tutto bianco, solo che alle pareti ora c'erano delle fotografie.
La terza camera sulla destra.
Niente più cartelli da ragazzino in cerca della sua privacy appesi alla porta.
Quando entrai ebbi un tuffo al cuore. Le pareti erano ancora blu, anche se erano state ritinteggiate, e il parquet di ciliegio c'era ancora. Il letto era nuovo come tutto il resto del mobilio. Non si sentiva più il suo odore entrando, non era più la stessa cosa. Ma questo mi fece bene, non volevo ricordare e non volevo che nessuno mi costringesse a farlo. Camminai per la stanza in cerca di qualche suo oggetto personale, ma grazie al cielo non c'era niente.
Ad un certo punto sentii qualcuno alle mie spalle e subito pensai a lui, ma non era possibile che fosse tornato, non dopo quelli che era successo, non dopo quello che aveva fatto.
- Jane - disse.

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