Tina è una ragazza di vent'anni che soffre a causa del suo aspetto poco gradevole: ha uno strabismo molto accentuato. L'autostima non crolla quando si guarda allo specchio, ma solo dopo le continue parole taglienti della sua matrigna, che non perde...
Il primo tuono rimbombò in lontananza annunciando l'arrivo di un inaspettato temporale nel capoluogo umbro. Ben presto Perugia fu privata della corrente, così come le periferie; il cielo regalò agli abitanti un tetro spettacolo di fulmini e lampi accecanti.
La pioggia era ormai diventata incessante, prepotente si abbatteva sulle abitazioni, sulle automobili, sull'asfalto delle strade, sui campi delle zone esterne della città, sulla duecentesca Fontana Maggiore, sull'incantevole percorso del centro storico, sulle torri medievali e su ogni monumento che la città offriva ai visitatori.
Le stradine e le scalinate dei vicoli iniziarono ad accumulare troppa acqua, rendendo il percorso pedonale impraticabile. I passanti dovettero rifugiarsi sui gradini dei portoni delle case o nei negozi ancora aperti.
Le finestre delle abitazioni mostravano le figure ombrate delle persone in attesa che la corrente ritornasse, erano speranzose che il temporale terminasse il prima possibile.
Anche Tina era alla finestra, in una villa in periferia, poco distante dal centro perugino. Aveva poggiato una mano sul vetro, per poi iniziare a tergere l'intera superficie con l'asciugamano che aveva tenuto fino a quel momento sotto il braccio. La grande vetrata tremò dopo l'ennesimo tuono di quella serata invernale, Tina arretrò di un paio di passi, toccando con il sedere nudo il bordo della vasca da bagno.
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Era ancora bagnata e sperò che la corrente ritornasse il prima possibile: temeva di ammalarsi. Mancava una settimana alle vacanze natalizie e viverle in un letto con febbre e raffreddore non era una prospettiva ideale.
Quando la luce finalmente illuminò la stanza da bagno, Tina sospirò e si guardò allo specchio. Azionò l'asciugacapelli e cominciò a proiettare l'aria calda sui suoi ricci privi di forma, mentre una smorfia di sdegno nacque sulle sue labbra. Provava ribrezzo per il suo viso, un disgusto che da ragazzina non aveva mai dimostrato.
Tina era strabica. I suoi occhi guardavano direzioni completamente diverse: quello destro in basso a destra, quello sinistro in alto a sinistra. Tale disagio le causava una fastidiosa visione binoculare e influenzava in maniera negativa la percezione della profondità.
Aveva paura di sottoporsi a un'operazione, intimorita da un qualsiasi errore che avrebbe potuto condurla alla cecità. Negli anni aveva imparato ad accettarsi, ma quando la voce della sua matrigna le ricordava di quanto brutta era, ricadeva nello sconforto più totale. Quella donna era capace di cancellare tutta l'autostima che Tina provava a conquistare prendendosi cura dei suoi lati migliori: il fisico ben messo e la pelle liscia e morbida.
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