Capitolo 8: Roma (Prima Parte)

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Tre settimane dopo


«Tu gli hai detto non adesso, nemmeno fra un mese o fra un anno e poi, dopo tre settimane gli vuoi fa’ la proposta de matrimonio? Ma tutt’apposto, Simo?»

Da quando Simone e Manuel sono tornati a Roma dopo l’avventura vissuta a Pechino Express, Simone non riesce a pensare ad altro.

È felice di quel gesto spontaneo che è riuscito a compiere al traguardo della trasmissione – seppur a telecamere spente – ma vorrebbe renderlo vero, reale.

Ha paura.

Ha paura che tutto ciò che è accaduto oltreoceano, tutto ciò che hanno vissuto, possa essere rimasto lì, sepolto nell’euforia del momento.

È una paura, però, che, in realtà, non ha ragione di esistere.

Ché non appena hanno, di nuovo, messo piede a Roma, Manuel ha fatto scorta di coraggio e ha concesso ai suoi genitori la possibilità di conoscerlo per ciò che è davvero e, da quel momento, è molto più sereno.

E poi, ora che sono usciti – per forza di cose – allo scoperto, hanno iniziato a vivere la loro relazione alla luce del sole, senza nascondersi, senza batticuore alla vista dei flash.

È una paura che non ha ragione di esistere ma che Simone ha e non riesce ad arginare.

«Hai ragione, Jaco. È vero, però…però ho bisogno di farlo. E poi, comunque, continuerei a ribadirgli che non è una cosa che dobbiamo fare subito. Voglio dire, se io gli chiedo di sposarmi, non significa che il giorno dopo dobbiamo stare sull’altare»
«Continuo a trovarla una cosa senza senso, Simo» ribatte, sincero, Jacopo «Boh, non capisco. Hai paura che senza una fede al dito te lo portino via?»

Colpito e affondato, pensa Simone.

Ché se raccontasse a Jacopo cosa gli passa per la mente in quei giorni, probabilmente lo prenderebbe per pazzo.

Ma, in fondo, Jacopo è il suo gemello.

E chi meglio di lui, può capire cosa sente e cosa prova?

Rischia, allora.

Decide di vuotare il sacco e di rischiare di farsi deridere fino alla fine dei suoi giorni.

«Sì» dice soltanto, sicuro che Jacopo abbia già capito.
«Non puoi esse serio. Dimmi che stai a scherza’ perché, Simo, veramente, non te voglio ride in faccia»
«Non sto scherzando» risponde Simone «È da quando siamo tornati che questa paura ha iniziato a crescere dentro di me. Tu…tu sai di noi da poco, ma noi abbiamo vissuto un anno intero a nasconderci anche quasi dentro casa nostra e ora che lo sanno tutti…non lo so, Jaco, lui ora è così sicuro di sé, è…libero e…»
«Ti rendi conto di quello che stai a di’? Manuel s’è fatto sgama’ da un’intera popolazione in diretta televisiva pur di starti appiccicato, se sdraierebbe a quattro de bastoni e te permetterebbe de passargli sopra se servisse, e te te stai a fa’ ancora tutte ‘ste pare?»

Le parole di Jacopo, pronunciate dal ragazzo soltanto nel tentativo di tranquillizzare Simone, generano, invece, l’effetto contrario.

Ché Simone non si sente affatto compreso e ciò che sente dire non è quello che si aspettava.

Non totalmente, almeno.

«Io non mi aspetto che tu mi dia ragione, Jaco» dice Simone, cercando di mantenere la calma «Non sto cercando approvazioni o permessi. Ti ho parlato di questa cosa soltanto perché volevo chiederti se ti andasse di accompagnarmi in gioielleria. Ma se pensi che le mie siano soltanto pare, non ti preoccupare. Ci vado da solo»

Pechino Express - Diario di bordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora