Capitolo 4

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William entrò nel mio ufficio senza bussare, chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò alla mia scrivania.

Mi fissava con un'intensità disarmante. I suoi occhi, scuri come la notte, catturarono il mio sguardo e lo imprigionarono.
Vedevo un velo di tristezza attraversarli, come un'ombra sfuggente, ma non percepivo altro.

Mi sentivo irresistibilmente attratta e affascinata ma, al tempo stesso, un'inquietudine sottile mi cresceva dentro, come se dietro ai suoi occhi si celasse qualcosa che avrei preferito non scoprire.

«Ispettore Walsh, il signor Bradley ha confessato di aver perso il senno a causa dell'alcol e di aver ripetutamente colpito sua moglie fino a quando, cadendo, non ha sbattuto la nuca contro lo spigolo del tavolo. In quel momento, colto dal panico, è fuggito a nascondersi nella sua officina» mi comunicò sedendosi sulla poltrona accanto alla libreria.

«Beh, è stato semplice farlo confessare. Il bambino invece? Che fine farà?» gli chiesi senza perdere il contatto visivo.

«Attualmente se ne stanno occupando i servizi sociali. Cercheranno il parente più vicino e, probabilmente, verrà affidato a loro o ad un'altra famiglia. Dubito che il padre avrà qualche possibilità di riaverlo, nemmeno quando uscirà di prigione» mi rispose, abbassando lo sguardo.

«Forse è meglio così, non tutti sono portati per essere genitori» dissi, alzandomi dalla sedia e avvicinandomi alla finestra.

«Lara...va tutto bene?» mi chiese, questa volta ricercando il mio sguardo.

«Si, sovrintendente. Tutto benissimo. Ora però, se non le dispiace tornerei a casa, devo finire di svuotare gli scatoloni» risposi, evitando di affrontare la sua domanda.

«Va bene. Hai fatto un ottimo lavoro oggi, per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi» disse, accennando un lieve sorriso, prima di uscire dalla stanza.

*****

«No, no non ha capito. Il tecnico deve venire adesso! Non m'importa se sono le 23:00, vi pago il servizio e dovete intervenire ora!» urlai al telefono, prima di chiudere la chiamata.

Avevo sempre amato i temporali, che da sempre provocavano in me sensazioni complesse e contrastanti.
Da un lato, il senso d'inquietudine e di vulnerabilità, mentre dall'altro, una strana eccitazione, come un richiamo.
È come se il temporale ci ricordasse la nostra piccolezza, ma al contempo ci facesse sentire vivi, immersi nel cuore pulsante del mondo.

Peccato che, quella sera, l'unica emozione che il temporale riuscì a trasmettermi fu rabbia e nervosismo. Solo pochi minuti dopo essere rientrata a casa, la luce si spense all'improvviso, il generatore si era fulminato.

L'assistenza non voleva saperne d'intervenire e io, con gli scatoloni ancora da sistemare, non potevo permettermi di restare senza corrente.

Mi recai al piano superiore, desiderosa di rilassarmi.
Il piano era illuminato solamente dalla fioca luce che penetrava dalle finestre e dai lucernari a soffitto.

Durante la mattina, la vista del bagno mi aveva lasciato piacevolmente sorpresa.

Nonostante le sue dimensioni contenute, era elegante e raffinato, con il pavimento fresco e ricoperto da piastrelle in ceramica.
Mia nonna avrebbe adorato la carta da parati!
Era in stile vintage a motivi floreali, leggermente consumata dall'umidità, ma non importava. Mi fece sorridere.

Ma la vera chicca però, era la vasca da bagno in stile freestanding, che aggiungeva un tocco di fascino d'altri tempi e non vedevo l'ora di riempirla di schiuma.

Erano passati solamente pochi minuti, quando qualcuno bussò alla porta.
Scesi le scale sbuffando, sperando che fosse il tecnico anche se, ormai, avevo quasi perso le speranze.

Aprii la porta..non c'era nessuno. Feci per richiuderla quando, sullo zerbino vidi una scatola.
Mi guardai intorno, ma non c'era anima viva. Presi la scatola e la portai all'interno, appoggiandola sul tavolo antiquato della cucina.

La scatola era semplice, di cartone grezzo e chiusa da uno spago sottile.

La tenni salda tra le mani per circa un minuto, poi la aprii.
Sicuramente l'ispettore che è in me mi avrebbe urlato di non farlo, che poteva essere pericoloso.
Alla fine però, come ogni volta, ebbe la meglio il mio lato impulsivo.

Restai immobile, fissando il contenuto per un tempo indefinito.
All'interno c'era una fotografia. Una fotografia in bianco e nero, con tanto di cornice in argento che sembrava essere un pezzo d'antiquariato.

La estrassi dalla scatola.
La foto ritraeva una bambina che camminava mano nella mano ad una signora anziana. Entrambe erano di spalle.

Non riuscii a capire, chi erano?

Aprii la cornice per guardare meglio la fotografia senza il vetro davanti, senza il riflesso.

Sul retro, erano riportati due nomi e quello che, dedussi fosse la data e il luogo dello scatto.

Leeds, 7 settembre 1927
Lili e Dora

Per una rara volta, rimasi quasi senza fiato. Dora era il nome di mia nonna e, dalla data, immaginai fosse la bambina.

Chi era invece Lili?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19 ⏰

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In my mind - Nella mente di Lara WalshDove le storie prendono vita. Scoprilo ora