OPHELIA POV
10 anni dopo
Quella mattina mi diedero la notizia più strana di tutta la mia vita: sarei uscita di prigione.
Sarei stata in libertà vigilata da mia nonna a Los Angeles, sarei tornata in città in mezzo a un mucchio di persone che mi avrebbero guardata con odio e terrore negli occhi.
Non avrei mai pensato di uscire da qui, all'inizio la mia condanna era molto più dura e duratura, cosa era cambiato?
Sicuramente la cosa che era cambiata ero proprio io.
Quegli anni in prigione furono i peggiori della mia esistenza, tra risse, tradimenti, lotte per il cibo insufficiente. Di certo non era un posto in cui fare amicizia.
Non vedevo l'ora di uscire da quel posto orribile e pieno di odio e rabbia, non ero più la stessa ormai e non so se sarei riuscita a ricomporre tutti i pezzi da sola.
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Ed eccola lì, la piccola casa di mia nonna che iniziò a darmi un lieve senso di nausea facendo riaffiorare tutti i ricordi spensierati che condividevo gelosamente con la mia famiglia.
Già, la mia famiglia. Non avevo più una famiglia.
Con quel pensiero che mi faceva accapponare la pelle mi avvicinai alla porta e bussai, non sapevo se sapesse che sarei arrivata proprio oggi.
Si aprì la porta e due occhioni verdi familiari si fusero con i miei, la mia amata nonna, Dorothea.
La persona che mi tramandò la passione per la scrittura e la lettura, quella con cui passai pomeriggi interi a leggere i libri che lei stessa scrisse con cura e a buttare giù qualche parolina che poi lei mi corresse con dolcezza.
Un sorriso si fece spazio sul suo viso che sprigionò due lievi fossette, era tutto così familiare per me, troppo.
« Tesoro mio. » il suo tono soave raggiunse le mie orecchie e delle lacrime iniziarono a farsi strada sulle mie guance, mi avvicinai lentamente a lei e la cinsi in un abbraccio che lei ricambiò con premura.
Iniziò ad accarezzarmi i capelli con dolcezza e con una lieve risatina mi sussurrò « Vieni dentro che ti ho preparato un pranzo con i fiocchi. »
La sua dolce risata fu un balsamo per il mio cuore, una boccata d'aria fresca si fece spazio nei miei polmoni e con un cenno di assenso entrai in casa.
Spostai lo sguardo sul divano bordò in salotto e la vidi proprio lì, come negli anni precedenti.
La mia dolce mamma, Vivienne.
La mia ancora, la mia migliore amica, la spalla su cui avevo sempre riposto la mia guancia.
Mia nonna mi poggiò una mano sulla guancia con uno sguardo carico di comprensione e sussurrò « Non capisco come le persone abbiano potuto accusarti di questo. »
Quella frase fu una pugnalata al cuore.
« Non lo so nemmeno io nonna. » fu l'unica cosa che riuscii a dire in quel momento, abbassai lo sguardo verso il pavimento e salii le scale che portavano al bagno e alle due camere da letto: la mia e quella di mia nonna.
Quella dove stavano i miei genitori aveva la porta chiusa e mi promisi che non ci sarei mai entrata.
Aprì la porta della mia camera e vidi degli scatoloni, inarcai lievemente un sopracciglio e mi avvicinai sollevando il coperchio.
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Solemn Truth
ChickLitLos Angeles. 30 Settembre. Il giorno in cui la mia vita finii e la sua si disintegrò sotto ai suoi occhi. Il giorno in cui io persi tutto e lui perse il suo cuore. La notte in cui capii di essere morta dentro e lui cambiò. #1 - Killian 13/09/24 #1...