Prologo

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30 settembre

Quella notte iniziai a sentire macchine della polizia e ambulanze ma la cosa strana fu che si fermarono dall'altra parte del marciapiede e lì viveva solo una persona: Ophelia Lloyed.

La ragazza che aveva iniziato a far parte della mia quotidianità e me l'aveva migliorata e colorata a forza di sorrisi e parole dolci.

Mi alzai di scatto dal letto iniziando a sentire il battito cardiaco accelerare nel mio petto, presi le prime scarpe che trovai e scesi velocemente le scale. I miei genitori erano già svegli ma era presente solo mia madre con affianco mio fratello maggiore Carter, molto probabilmente mio padre era a qualche festa tra colleghi.

Uscì dalla casa e vidi il caos, erano tutti usciti dalle proprie case per ficcare il naso come al solito. Mi feci avanti e cercai di cercare il suo volto angelico tra la folla ma non c'era traccia di lei.

Finché non la vidi.

Era stata ammanetta e un poliziotto la stava scortando verso l'auto, sentì il mio respiro farsi pesante e sgranai gli occhi tra un misto di stupore e paura.

Cosa stava succedendo?

E poi li vidi.

Tre sacchi neri che contenevano dei corpi ormai inermi e senza vita, la mia mente iniziò a viaggiare facendo spazio a pensieri indagatori e impossibili.

Non poteva essere la famiglia Lloyed, se fosse stato così Ophelia sarebbe stata l'unica sopravvissuta.

Spostai lo sguardo su di lei e in quel preciso istante lei mi vide, aveva gli occhi iniettati di terrore, le lacrime le rigavano le guance e del sangue le colava dal labbro ormai spaccato.

Con le labbra mi mimò un « Sei scolpito nella mia anima mio Amleto, non dimenticarti di me. »

Le mie labbra si schiusero e le lacrime iniziarono a fare capolino sulle mie guance.

Quella sera capii di averla persa per sempre.

Capii di aver perso la parte più importante della mia vita.

Capii che non l'avrei rivista mai più.

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