Capitolo 1

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                                         Anastasia
Libri o film? Una delle poche domande a cui non saprò mai dare una risposta.
Trovavo i libri un modo più "intelligente" per imparare nuove parole e per liberare la mia mente da tutte le paranoie. In alcuni di essi mi ritrovavo molto, leggevo di una vita che avrei sognato di vivere.

Mi sono sempre chiesta come fosse vivere e non sopravvivere. Come sarebbe avere abbastanza soldi da poterti permettere almeno due paia di scarpe, permettersi di riuscire a pagare la scuola tutta in una volta, poter aiutare mia mamma con le tasse e le spese di cui si occupa ogni giorno.

Poter riuscire a tornare quando mio papà non ci aveva ancora abbandonate, quando eravamo ancora una famiglia "felice" agli occhi di tutti. Quello per me era vivere.

Ormai questi pensieri mi inondavano la testa da anni, anche qui, mentre cerco un nuovo libro per occupare la mente nella biblioteca della mia università. È sempre stato uno dei miei posti preferiti in questo edificio, il silenzio rispettato da tutti dove l'unico suono udibile sono le pagine appena sfogliate e i passi delle persone come me, che cercano un libro in cui rifugiarsi lontani dalla triste realtà.

Gli scaffali sono talmente pieni di libri che ogni volta faccio fatica a sceglierne uno. Ho sempre letto più o meno tutti i generi, dagli horror all'azione, dai thriller ai romanzi rosa, nonché il mio genere preferito, ma solo nei libri. Se devo guardare un film preferisco che sia un thriller o un film d'azione, i film romantici sono troppo sdolcinati per me.

«Ana!» a tirarmi fuori dai miei pensieri è una delle mie amiche, che ancora non ha capito che in una biblioteca non bisogna urlare. «Sono qui!» bisbiglio un po' più forte del previsto così da farmi sentire dalla mia amica ma allo stesso tempo non disturbare abbastanza le persone che stanno leggendo in aula.

«Ma vuoi muoverti a scegliere un libro? Sei qui da più o meno mezz'ora, tutti gli altri stanno già mangiando.». Mezz'ora? Mi ero superata di gran lunga con i tempi. Avevo promesso loro che ci avrei messo massimo dieci minuti.

«Dammi altri due minuti e giuro che troverò un libro» sorrido mentre la mia amica sbuffa e comincia a tirarmi dal braccio. «Muoviti Anastasia, c'è Dean che continua a parlare e non finisce più se non lo fai smettere tu.»

Evelyn riesce a tirarmi fuori dal mio paradiso ma non prima che il mio braccio si allunga per prendere un libro a caso e infilarlo nel mio zaino. «Sai che riesco a camminare anche da sola vero?» le dico, staccandole la mano dal mio braccio. Non sono mai stata una a cui piace il contatto fisico non richiesto, non più da quando mio padre se n'è andato.

È successo 14 anni fa, mi ricordo quel giorno come se fosse ieri. Le lacrime di mia mamma, io che le chiedo cosa fosse successo e lei mi rispose con un semplice «tuo padre ci ha lasciate, dobbiamo lasciare la grecia».
Ovviamente lo stronzo ci ha cacciate di casa senza nemmeno lasciarci qualche soldo e senza guardare in faccia sua figlia che lo pregava di non abbandonarle o almeno di abbracciarla ancora una volta.

Sento il vuoto nel mio petto non appena qualcuno mi chiede di mio padre, se ancora si può definire tale. Continuo a seguire Evelyn fino alla caffetteria, so che mi sta parlando di qualcosa ma è come se le mie orecchie fossero coperte da cuffie insonorizzate. Le chiederò più tardi di ripetermi qualunque cose stesse dicendo ora.

«Ditemi che non sono l'unico ad aver visto quanto è figa la nuova prof di cinese. Stranamente ho una gran voglia di impararlo» ovviamente ad aver notato la nuova prof è Dean, il figlio del preside ma tutt'altro che bravo ragazzo. Organizza feste quasi ogni weekend e ha avuto più ragazze lui di Brad Pitt.

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