16 aprile 2014
Caro Marco,
una settimana dopo quel giorno ritornasti da me, ricordi?
Suonasti di nuovo tre volte il campanello prima di farti vedere.
Ti feci di nuovo accomodare sul divano e chiesto se avessi fame o sete, ma tu scuotesti di nuovo la testa.
Quella volta parlammo.
Parlammo dei bootcamp di X Factor, delle tue idee per il nuovo album, ma non sembrasti molto partecipe alla conversazione.
Le tue pupille si muovevano freneticamente in tutte le direzioni.
Tranne nella mia.
Stavamo parlando di quando quella mattina Melachi fece i suoi bisognini sul balcone puntando sulla testa di un'anziana, quando tu avvicinasti il viso al mio.
Pensai mi volessi baciare.
E quella volta lo facesti.
Premesti forte le tue labbra sulle mie che mi sembrò quasi come se tu ne avessi bisogno.
Mi scoppiò il cuore in gola.
Ti ho sempre detto di amare le tue labbra: morbide, fresche, con un retrogusto di menta.
Sorridesti sulle mie mi venne voglia di approfondire il bacio e non starmene lì fermo come un vegetale.
Mi venne voglia di intrecciare le mie dita tra i tuoi capelli arruffati e stringerti tra le mie braccia.
Ma non lo feci.
Tu separasti le labbra dalle mie e corresti fuori casa.
Non urlai il tuo nome.
Non tornasti indietro.
Perdonami, Marco.Quel giorno eri tutto.
Quel giorno eri niente.
STAI LEGGENDO
caffè, colori e tabacco.
Fanfiction«Percezione visiva determinata dalle caratteristiche delle onde elettromagnetiche riflesse dai corpi.» — I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.