Prologo

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Cruel summer- Taylor Swift
Blue- bille elish

10 anni prima

"Mamma dove stiamo andando?" Chiedo con sguardo curioso incollato al finestrino posteriore dell'auto, sperando di riconoscere qualche angolo familiare della strada.

Dal sedile anteriore, mia madre mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore con un sorriso dolce. ''Andiamo a fare la tua iscrizione, ricordi?''

Sbuffo. ''No, non ricordo... iscrizione per cosa?''

''Per il tuo nuovo sport, amore''. Le sue parole accendono un barlume nella mia memoria, e improvvisamente mi torna in mente la conversazione di qualche settimana prima.

Da quattro anni facevo danza, ma ormai non mi divertivo più. Volevo qualcosa di diverso, qualcosa che mi facesse muovere per davvero, qualcosa di attivo e dinamico, come la corsa. Correre era la cosa che amavo di più al mondo: sentire il vento fresco passarmi tra i capelli, sfiorarmi il viso e la pelle come se potesse portarmi via ogni pensiero. Ero stata così felice quando i miei genitori mi hanno detto che mi avrebbero iscritta a un corso di atletica leggera!

La macchina si ferma con un leggero sobbalzo. Io sgrano gli occhi. ''Siamo arrivati'' annuncia mia mamma spegnendo il motore dell'auto. Afferro lo zaino e scendo dalla macchina. Quando alzo lo sguardo, vedo il campo. Era vicino casa mia infatti non capisco per quale motivo i miei genitori abbiano deciso di venire in macchina. Non espongo il dubbio ai miei genitori poiché sono troppo impegnata a osservare i bambini che corrono e ridono insieme. Mi chiedo se tra loro ci sia qualcuno che diventerà mio amico.

Appena entriamo nel campo, un uomo sulla cinquantina si avvicina a noi, il viso segnato dal sole e dal vento.

''Salve, posso aiutarvi?'' dice con voce bassa ma gentile.

''Si, siamo qui per iscrivere nostra figlia al corso di atletica.'' risponde mia mamma, mentre io faccio un piccolo passo indietro. L'uomo mi lancia un occhiata e poi si rivolge a mia madre con un sorriso, porgendole dei moduli. Mentre i miei genitori li compilano, mi guardo intorno, nervosa ma curiosa. Proprio li, dall'altra parte del campo noto una bambina con lunghi capelli rossi raccolti in due codini, che mi fissa senza accennare alcun sorriso. Indossa una tutina viola che la fa sembrare ancora più particolare. Stavo per rivolgerle un sorriso, quando vengo interrotta da una voce.

''Ei, come ti chiami? Io sarò il tuo allenatore. Puoi chiamarmi Coach Anderson'' annuncia l'uomo di prima.

''Abbasso lo sguardo e rispondo a bassa voce, sentendomi un po' in imbarazzo. ''Aster''. Lui annuisce. ''Piacere di conoscerti Aster. Quanti anni hai?''

''Sette'' rispondo piano, cercando il coraggio di alzare lo sguardo e farmi vedere sicura. Il coach annuisce di nuovo, questa volta con un sorriso più largo. ''Benissimo, allora ti metto nel gruppo con i bambini della tua età.''

Mentre ci avviciniamo al gruppo, riconosco subito le codine rosse di prima, che spuntano dietro agli altri. Proprio i suoi codini, della bambina che sembra così sicura di sé e diversa da tutte le altre. Oltre lei, inizio a notare gli altri componenti del gruppo e noto che alcuni mi fissano con un sorriso divertito, altri si scambiano parole all'orecchio e sguardi silenziosi e io mi sento un po' a disagio, come se fossi stata messa sotto una lente di ingrandimento. Provo ad ignorarli, anche se il cuore mi batte forte. Ho sempre odiato attirare l'attenzione.

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