Capitolo 5.Tradimenti

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Kyle parcheggiò la macchina nel vialetto di casa, osservò l'orologio sul cruscotto, segnava le 2.40, spense il motore, uscì dall'auto ed entrò in casa, aperta la porta il silenzio lo avvolse ed era proprio in quei momenti che la paura di restare solo lo sopraffaceva, quello era il suo terrore più grande... "la solitudine". Ma poi pensò che, quel silenzio, era quello di cui aveva più bisogno. L'avrebbe aiutato a pensare a tutto quello che gli era successo in quella lunga giornata. 

Come un automa, con le scarpe in mano e intento a sbottonarsi la camicia, raggiunse la sua camera. Malamente volò le scarpe in un angolo della stanza e gettando a terra la giacca, si buttò di peso sul letto, ignorando il fatto che, il resto dei vestiti, erano ancora bagnati dalla pioggia.

Fuori stava imperversando un forte temporale. Rimase così, al buio e in silenzio, dopo una serata come quella che aveva appena trascorso, era un toccasana per la sua mente stanca, quel silenzio non solo lo aiutava a pensare, ma anche a calmare quel tumulto di sentimenti contrastanti che lo stavano tormentando. 

Sdraiato sul suo letto, prese a osservare le ombre create dalla luce dei lampioni sulla strada, che si riflettevano sul soffitto della sua camera. Pensò alla litigata che aveva avuto quel pomeriggio con sua madre, era sempre più convinto che la donna non provasse alcun sentimento per lui e che lo ritenesse solo una perfetta nullità. E per finire, come ciliegina sulla torta, c'era stata quella stupida festa di beneficenza... dove suo padre non si era neanche sforzato di salutarlo, se sua madre lo riteneva una nullità, era più che sicuro che suo padre non lo ritenesse degno di rispetto e all'altezza di portare il cognome Clark. 

La festa si era svolta come si era immaginato: una noia mortale. Era fuggito via a metà della serata evitando accuratamente di salutare i suoi genitori e aveva mentito spudoratamente al suo migliore amico e tutto per cosa?! Per correre da lei.

La situazione gli stava sfuggendo dalle mani, Gijsbert non era uno stupido, prima o poi avrebbe scoperto il loro segreto e non voleva nemmeno immaginarsi la sua reazione apprendendolo. Prese un profondo respiro e mise il braccio sugli occhi. Doveva provare a dormire almeno qualche ora prima di presentarsi a scuola.

«Signorino Clark, signorino!» Kyle aprì gli occhi e notò subito la figura di Maria, il dolce sorriso della cameriera gli diede il buongiorno. «Mi scusi se l'ho svegliata, ma sono le sette, rischia di fare tardi a scuola.» Se la donna fosse stata sorpresa per il suo abbigliamento, non molto consono per dormire, non lo diede a vedere. 

Kyle si stiracchiò, sbadigliando sonoramente, poi spostò lo sguardo verso la finestra "strano " sbuffò amareggiato, stava piovendo...di nuovo. 

La sera prima, constatò, che si era addormentato con addosso ancora la camicia e i pantaloni dello smoking, si era tolto solo la giacca che era ancora a terra, nel mezzo della stanza, doveva essere veramente stanco, non ricordava nemmeno a che ora si fosse addormentato. Storse il naso dalla puzza dei suoi vestiti ancora umidi, doveva fare immediatamente una doccia, quell'odore era nauseante.

Si voltò per guardare la sveglia e si accorse che la cameriera aveva ragione, era in mostruoso ritardo, aveva appuntamento con Gijsbert e se lo avesse fatto aspettare, conoscendolo, sarebbe andato su tutte le furie.

***

Quando raggiunse il suo migliore amico, davanti al portone della scuola, mancavano ancora dieci minuti al suono della prima campanella, aveva fatto i salti mortali per essere puntuale.

 Attraversando la strada, spostò lo sguardo alla sua destra e vide che Chadye era intenta a parlare con la Wilson, per questo la evitò passandole alla larga, era più che certo che, se si fosse avvicinato alle due ragazze, Betthy non l'avrebbe più lasciato andare, dopo Gijsbert Hill, il sogno proibito della ragazza era Kyle Clark, quella ragazzina era più appiccicosa della carta moschicida.

Cuore Ribelle Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora