Capitolo 15. Io ti posso aiutare

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Gijsbert era rientrato a casa da meno di un'ora e, dalla porta di casa alla sua camera, aveva avuto il dispiacere di incontrare sua madre. La donna gli aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, era certo che fosse arrabbiata per il suo ritardo e prima di sorbirsi una ramanzina, si era dileguato rinchiudendosi nella sua stanza. Heaven, sdraiata nella cuccia, aveva alzato la testa ed era rimasta a osservarlo con un'espressione incuriosita.

Gettò lo zaino a terra, si tolse le scarpe, si allentò la cravatta e prendendo un profondo respiro si buttò di peso sul letto, chiuse gli occhi e l'immagine di Raina comparve nitida nella sua mente. Perché non le aveva detto niente? Perché diavolo doveva essere così stupido...

Sentì il materasso muoversi, Heaven era salita sul letto e si era sdraiata accanto a lui, sembrava che la cagnolina avesse percepito l'umore tetro del ragazzo, poi si era allungata verso di lui e timidamente gli aveva leccato il viso.
«Ehi sì! Scusami piccola, non ti ho considerata.» Gijsbert prese a coccolarla, un lampo illuminò la stanza e subito dopo un forte tuono squarciò l'aria facendo mugugnare Heaven. «Tranquilla piccola, è solo un temporale.»

Il tempo, pensò, stava rispecchiando il suo umore cupo. Sbuffando si alzò dal letto e si accese una sigaretta, voltò lo sguardo verso la finestra, da oltre le tende vide i lampi provenire dal mare, stava imperversando un forte temporale. Fu distratto dalle voci concitate dei suoi genitori, quei due stavano nuovamente litigando, in quei momenti invidiava sua sorella, quattro anni prima, con la scusa di andarsene in vacanza, aveva preso le valige e dopo aver scritto un biglietto di finte scuse, si era dileguata, così, non dicendo logicamente dove stesse andando e facendo perdere le sue tracce, anche se era più che certo che, suo padre, sapesse dove fosse la figlia, perché sua sorella stava scappando semplicemente dalla loro madre, visto il loro rapporto conflittuale. Era proprio in quei momenti che avrebbe desiderato imitarla, ma il solo pensiero di abbandonare kyle e Chadye, lo faceva desistere dal suo desiderio.

Ognuno ha la sua croce, pensò tristemente, ma certe croci sono più pesanti da portare, lo ammonì la sua coscienza e la sua mente corse subito all'immagine di Raina in lacrime. Rabbioso spense la sigaretta nel posacenere, si tolse la giacca e la cravatta gettandole malamente sul letto, poi prese a sbottonarsi la camicia, stava per togliersela, quando il cellulare squillò, sperò con tutto se stesso che non fosse la Wilson, sarebbe stata veramente la degna conclusione di quella giornata del cazzo...

Già, la Wilson...pensò scocciato, anche quella storia doveva chiuderla il prima possibile, su di una cosa Kyle quel giorno aveva avuto ragione, la Wilson era troppo ossessionata da lui, in passato avrebbe sicuramente apprezzato l'attenzioni della ragazza, ma adesso, tutto era diverso,  lui era diverso, qualcosa era cambiato dentro di lui, voleva Raina, sentiva che era lei la ragazza giusta e al diavolo il padre, era disposto a rischiare tutto quanto pur di averla, lei non meritava una vita con quel figlio di puttana.

Afferrò il cellulare, ma vedendo il nome apparso sul display, un sorriso, il primo vero sorriso della giornata, comparve sul suo viso. «Pronto!»
«Ehi! Come stai?»
«Ciao anche a te Chadye.»
«Ah beh! Si ciao... allora? ...» Continuò imperterrita, ignorando il suo tono sarcastico.
Gijsbert scosse la testa, sapeva già cosa voleva da lui. «Hai parlato con Kyle.» Non era una domanda, era più che sicuro che l'amica fosse già a conoscenza di ogni cosa.
Dall'altra parte del telefono Chadye rimase in silenzio, aveva compreso, dal tono della sua voce, quanto fosse infastidito per quella intercessione da parte dell'amico.
«Ci sei ancora?» Le chiese Gijsbert, non avendo ricevuto una risposta.
«Si...»
«Che cosa ti ha detto Kyle!» Le chiese frustrato, aveva chiesto all'amico di non parlarne con nessuno, anche se, dentro di sé, sapeva già che Kyle si sarebbe confidato con lei perché non c'erano segreti tra di loro, loro tre erano un'unica entità.
«Non ti arrabbiare, era solo preoccupato per te e io con lui, eri veramente strano in questi ultimi giorni.»

Cuore Ribelle Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora