CAPITOLO 2 - GIORNO 1

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Nel 1787 un certo prodigio chiamato Levi Hutchins progettò un curioso oggetto in grado di vibrare e risuonare in base all’allineamento di due lancette. Un lavoro stancante fu il suo,i suoi orari lavorativi superarono persino quelli del sole, per questo si ingegnò uno strumento che lo potesse aiutare a svegliarsi presto. Quasi un decennio dopo la gente ancora ne usufruiva, giacché il sole fosse già sorto da un pezzo.
A quanto pareva, però, ai Frati piaceva far finta di essere all’oscuro di ciò: ogni mattina si aspettavano che il Monastero prendesse vita appena i raggi solari ne sfioravano i vividi mosaici. Doveva essere uno
spettacolo meraviglioso vedere il sacro edificio inondato da grandi arcobaleni sfavillanti. Almeno così pensava Teo, che da quando era diventato prete non era mai riuscito ad alzarsi tanto presto da riuscire a catturare quella scena con i propri occhi.
Non era veramente colpa sua, lui ci provava a darsi un orario mentale per svegliarsi, forse al suo ipotalamo non piaceva essere controllato.
Spalancava le finestre il più ampiamente possibile ma stava iniziando a pensare che nemmeno se qualcuno gli avesse messo due fiammiferi accesi sotto le palpebre si sarebbe destato dal sonno. Spesso capitava che uno degli altri sacerdoti cercasse di smuoverlo con così poco incoraggiamento che alla fine si ritrovava in uno stato talmente confusionario da non distinguere un sogno dalla realtà, borbottando preghiere ovattate credendo di essere in realtà in sacristia. Quel giorno non fece eccezione.
Quando finalmente riuscì a indossare la tunica, a fare una colazione quasi decente e aver recitato il rosario, afferrò la sua cartella di pelle e si diresse spedito verso l’esile porta della scuola elementare – la quale fortunatamente distava solo pochi minuti a piedi.
Seppur breve, durante il tragitto non poteva far a meno di osservare con occhi curiosi il piccolo mondo che lo circondava, godendosi quell’alone di pace che sarebbe svanito appena varcata la soglia dell’ingresso. Amava insegnare ai bambini, si sentiva come una sorta di fonte
d’ispirazione per loro, ma doveva ammettere persino lui che a volte sapevano essere davvero pestiferi.
Come ogni mattina, salutò, sistemò i fogli con la lezione del giorno sulla cattedra, recitò e fece recitare in coroalcune preghiere e procedette a spiegare.

Una volta conclusa la giornata scolastica, Teo raccomandò ai suoi alunni di dirigersi prudentemente
verso casa e soprattutto di coprirsi bene, il tempo ultimamente si divertiva a giocare brutti scherzi con i suoi cambi d’umore.
Prese il suo giubbotto e aspettò che Romeo fece lo stesso; poi, una volta fatta girare la chiave nella serratura, si diressero verso un sentiero opposto, che abbandonava le pietre per lasciare spazio all’erba umida.
La cartellina di pelle sembrò essersi appesantita, oppure.era solo l’opprimente silenzio che calò tra i due a dare quell’impressione.
<< Allora, dista molto casa tua dalla scuola? >> domandò infine Teo, sperando di alleggerire anche di
poco la “passeggiata”. << Un po’. >> si limitò a rispondere il ragazzino. Dopo una breve pausa proseguì
<< Tra non molto dovremmo raggiungere una verde pianura, l’unica abitazione da quelle parti è la mia, non sarà difficile trovarla. Non dovrai sorbirti la mia presenza
per troppo tempo, non preoccuparti >>. Il viso del giovane uomo, sentendo quelle parole, fu attraversato da un profondo cipiglio. Quando Romeo lo notò si accigliò a sua volta. << Sul serio è angosciato per quello che ho appena detto o è una sorta di maschera di cui fate uso voi parroci? >>. Teo quasi non si strozzò con la saliva per quella domanda, sentendosi alquanto offeso per l’accusa. << Mi dispiace deluderti ma non indossiamo nessuna maschera. E poi, sono abbastanza sicuro che non riuscirei a recitare neppure volendo. >> lo disse con voce così strozzata da sperare che non si notasse nessuna cadenza di indignazione.
<< Allora è vero tutto quello che predichi durante le
lezioni? Della bontà d’animo e quant’altro intendo >>.
<< Se non ci credessi non lo predicherei >> riuscì a
bofonchiare nell’imbarazzo della situazione.
Non gli era mai capitato prima di allora che qualcuno mettesse in
dubbio la sua persona o il suo tanto amato lavoro.
<< Mi dispiace se do l’impressione di uno che non crede
davvero a certe cose >> e guardò in basso, anche se più per calpestare qualche foglia che per il dispiacere
<< però mi viene da pensare che se esistesse un Dio pieno di bontà d’animo avrebbe risparmiato i miei poveri genitori >>. Teo rimase così attonito da inciampare sui propri passi e fermarsi di colpo. Ma non aveva più importanza, ormai erano arrivati. Romeo biascicò qualche ringraziamento che lui non sentì e iniziò a salire la collina di corsa, verso una piccola casa composta di
legno e mattoni.

Quella sera Teo cercò di mandare giù qualche boccone
di pane con dell’acqua e stette molto attento a non
incrociare lo sguardo di nessun altro sacerdote.
Quella sera il sonno fu meno appagante del solito.

Tra amore e peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora