CAPITOLO 7 - IL FUNERALE (seconda parte)

8 3 0
                                    

Quando Teo si sedette dall’altra parte del melo, Christopher non diede segno di averlo sentito arrivare.
Restarono immersi nel silenzio per diversi minuti; Teo si sentì improvvisamente sciocco per averlo seguito, era evidente che l’altro non sarebbe stato disposto a dare spiegazioni, né tantomeno avrebbe accettato la compagnia che gli si stava imponendo.
Quando il giovane frate fece per alzarsi, dalla parte opposta arrivò quasi impercettibile la voce sommessa dell’altro ragazzo.
<< Anche noi avevamo un melo vicino casa nostra. Un giorno però venne una bufera e un fulmine lo colpì, così nostro padre fu costretto a tagliarlo >>. Lo disse quasi distrattamente, come se il suo corpo fosse lì ma la sua mente fosse distante anni luce. Fece cadere l’erba che teneva in mano ma solo per
continuare a sdradicarne altra.
<< Non ero amante delle mele ma una volta che quell’albero scomparve ne sentii una stupida mancanza. Avevo chiesto alla mamma se ne potessimo piantare un altro ma mi disse che ci avrebbe impiegato troppo tempo e allora, ogni volta che andava al mercato di paese, me le comprava lei >>.
Strinse forte i fili d’erba tra le dita.
Quando li lasciò andare, le mani gli iniziarono a tremare altrettanto violentemente.
<< Ironico quanto ingiusto che la stagione delle mele sia
iniziata proprio adesso >>.
E come era cominciato, all’improvviso, il monologo si interruppe. Teo badò bene di non emettere alcun suono mentre si
accasciava nuovamente ai piedi dell’albero; si augurò che Christopher lo prendesse come un tacito assenso per continuare il discorso. Tuttavia quest’ultimo aspettò non poco per riprendere a parlare. Poggiò i palmi sul terreno e portò lievemente la testa all’indietro, come se volesse confrontarsi con la persona seduta dall’altro lato ma ne temesse lo stesso giudizio. << Pensi che io sia un codardo? >> chiese infine. Se si fossero trovati in altre circostanze, una simile domanda
da parte sua avrebbe potuto essere scambiata quasi per una sfida, una provocazione a farlo scattare. In quel momento, però, prostrato al terreno con le mani tremanti e lo sguardo basso, non restava più nessuna traccia del Christopher con cui Teo aveva avuto a che fare nei giorni precedenti. L’unica cosa
che non era variata sembrava essere la sua impassibilità, o meglio, aveva assunto un nuovo tratto: se in passato dava l’impressione di non essere interessato a niente, adesso pareva che le emozioni gli fossero state sottratte, che non riuscisse a provare alcun tipo di sentimento distinto. Vuoto.
Teo scosse la testa, realizzando solo in un secondo momento che non sarebbe stato visto; allora decise di esprimersi a voce, pur non essendo mai stato bravo con le parole.
<< Non avrei motivo di pensare che tu sia un codardo, non conosco i tuoi moventi e non posso dire di poter capire veramente il tuo stato d’animo attuale >>.
<< Non si può giustificare tutto con lo stato d’animo, credi che Romeo starà pensando a come io possa sentirmi o a come io me la sia svignata senza dargli una spiegazione? >>.
Quella frase confuse di non poco Teo. Vedendo il comportamento dei due fratelli nei confronti l'uno dell'altro, dava per scontato che si volessero bene ed era certo che
Romeo in fondo tenesse ai sentimenti di Christopher; il maggiore forse era troppo severo per accorgersene.
<< Non sono Romeo ma potresti iniziare col darla a me una
spiegazione >>, lo disse con il tono di voce più rassicurante che riuscì a farsi venire in quel momento ma invece di una risposta ottenne bensì una domanda.
<< Perché sei venuto a cercarmi? Non ho mai sentito di preti che lasciano a metà la propria messa>>.
Teo non rimase sorpreso nell’udire quell’interrogativo. Non rimase sorpreso nemmeno di quella sua constatazione: lui stesso non aveva mai sentito parlare di preti che uscivano dalla chiesa di loro spontanea volontà ancor prima che avessero concluso la messa. Gli venne da chiedersi se avrebbe fatto
quello che aveva fatto se non ci fosse stato un sacerdote pronto a sostituirlo ; magari in quel caso sarebbe rimasto a concludere il funerale e si sarebbe risparmiato un altro castigo imposto da Don Gregorio.
<< Il mio superiore ha incaricato, suppongo, un sacerdote per farmi da scorta. In caso io avessi rovinato la cerimonia in qualche modo o non fossi riuscito a portarla al termine, lui avrebbe preso il mio posto. Non preoccuparti, sono sicuro lui che il vescovo sarà al settimo cielo quando realizzerà di potermi punire in qualche modo >>, disse quell'ultima frase sarcasticamente, cercando di alleggerire l’atmosfera soffocante che si era andata a creare. << Sul perché io abbia deciso di venirti a cercare in realtà non ho una vera motivazione >> e improvvisamente si imbarazzò nell’ammetterlo ad alta voce.
<< Sei scomparso tra i presenti da un momento all’altro, ecco mi è sembrato strano… >>.
Christopher ridusse gli occhi a due fessure. Non era certo di quello che Teo intendesse per “strano”. Certe volte in certe situazioni aveva sentito alcune persone usare quel termine nei suoi confronti, un velato “da te non me l’aspettavo”, come se
fosse assurdo che anche lui potesse comportarsi da persona normale, da essere umano. Non riuscire a mostrare i propri sentimenti non significava non possederne; avrebbe solo voluto che le persone intorno a lui lo capissero. In un primo istante
stava per rispondergli, all’ultimo poi tacque. Taceva sempre.
La verità è che si era sentito schiacciare dal peso della consapevolezza che i suoi genitori, le persone che aveva tanto amato per vent’anni, adesso non c’erano più. Si era sentito repentinamente abbandonato e aveva percepito un moto di inquietudine e solitudine alla notizia. Non voleva lasciar solo il fratellino ma aveva temuto che un solo minuto in più passato in quella chiesa lo avrebbe fatto implodere. Non osò però farne parola con il prete.
Immerso nei suoi pensieri, si accorse troppo tardi dello spostamento di Teo, il quale ora gli sedeva accanto. Con le mani strette alle ginocchia e lo sguardo fisso al cielo, anche lui
sembrava stesse contemplando qualcosa.
<< La ragazza dai capelli rossi…mi chiedevo chi fosse >>.
Christopher fu sollevato dal fatto che avesse deciso di deviare il discorso su un altro argomento, anche se su uno altrettanto confusionario.
<< Si chiama Virginia, è la figlia di vecchi amici di famiglia…è la nipote della regina Isabella, è per questo motivo che mi ha concesso di lavorare a corte >>, in circostanze diverse non avrebbe accennato alla parentela ma d'altronde Teo gli aveva chiesto chi fosse in modo generale. Come si aspettava, il frate
si limitò ad annuire alla notizia.
<< Quindi i vostri genitori erano
amici, capisco, e suppongo che anche voi siate amici? >>.
Calò il silenzio.
Rifletté sulla prossima risposta che avrebbe dovuto dare; avrebbe voluto parlarne con qualcuno già da tempo, non sapeva mai come. Si girò verso Teo e, quando i loro occhi si
incontrarono, fu grato di potersi finalmente confrontare con un
suo coetaneo.
<< I nostri genitori si conoscevano ancor prima che noi nascessimo, non so bene la storia, dicevano che non aveva importanza. I miei adoravano Virginia, dicevano che la consideravano come una nipotina e che quindi io avrei dovuto considerarla come una sorta di cugina. Ultimamente però avevano alluso a come loro avrebbero voluto che io la sposassi e ora non riesco a vederla allo stesso modo di allora >>.
Christopher riuscì a percepire la confusione nello sguardo di Teo e di come cercasse di nasconderla.
<< Non la vedi allo stesso modo perché hai realizzato di amarla? >>.
L’altro lo guardò per un secondo di troppo prima di scuotere la testa.
<< Non fraintendermi, è sempre stata cordiale con tutta la mia famiglia, non c’è stata una singola volta in cui ci abbia mancato di rispetto solo perché noi non eravamo dell’alta borghesia… >>
<< Ma…? >>, Christopher scrollò le spalle e accostò la testa al tronco dell’albero. << Ma non fa per me. Tantomeno so cosa significa amare qualcuno >>. Quando voltò il capo verso Teo, gli rivolse uno sguardo abbattuto, << Non voglio sposarla ma sento di doverlo fare, era quello che avrebbero voluto loro >>.
Vedendo la smorfia contrariata sul viso delicato di Teo, il volto di Christopher si rabbuiò maggiormente.
<< Dovresti fare quello che credi sia giusto per te, non quello che gli altri credono sia giusto che tu debba fare>>.
Il problema era che lui stesso non sapeva cosa fosse giusto per sé. Non gli interessava sposarsi con Virginia ma al contempo non gli interessava non sposarvici. Era stato sincero quando l’aveva descritta come una brava persona, per anni era stata
l’unica a trattarlo decentemente oltre alla sua famiglia. L’aveva
trovata una cosa rilevante da bambino – vedendo i genitori
contenti di poter passare del tempo con coetanei che potevano definire amici, di vedere Romeo confrontarsi con Virginia e giocare
insieme -- ,eppure in quel momento non riusciva a definirla una figura necessaria nella sua vita. Non sapeva da che cosa derivasse questo difetto di emozioni, sapeva solo che
di sicuro Teo non avrebbe capito, nessuno cercava mai veramente di capire.
Christopher si alzò, spazzando via la polvere e il terriccio dai vestiti.
<< Terrò a mente le tue parole. Ora, se non ti dispiace, si è fatto tardi, devo riportare Romeo a casa >>.
Teo si sbrigò ad alzarsi a sua volta, aggrappandosi all’albero, e a guardare l’ingresso della chiesa.
<< Ma la messa non è ancora finita>>, e appena quella frase uscì dalla sua bocca, le campane si misero a suonare. Rimase ad ascoltare i suoi sette rintocchi e ad osservare il curioso saluto militare che Christopher gli rivolgeva mentre iniziava ad allontanarsi.
Seminascosto nella penombra del melo con sguardo fisso e indiscreto, si pentì di star invadendo la loro riservatezza.
Vedendo le tre figure riunirsi, provò un senso di solitudine.
Nondimeno Christopher sembrava rimanere in disparte alla scena. Aveva porso un braccio a Virginia mentre l'altro cingeva le spalle del fratellino,la ragazza parlottava ma solo Romeo si limitava ad annuire o fare accenni, seppur con il capo chino.
Quando Christopher guardò indietro, Teo si strinse ancora di
più all’albero, nascondendosi nel velo di oscurità che stava portando la notte.

Sinful - tra amore e peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora