Capitolo 1:

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Benvenuti nel mio mondo amici!
Spero che la storia vi piaccia.
PS: vi avverto già in partenza che conterrà qualche errore.. con il tempo la revisionerò.
Buona lettura!!🍀📚

Virginia:
Il cielo della Croazia sembra un'enorme coperta grigia stamattina.
Osservo il paesaggio scorrere dal finestrino dell'auto e mille pensieri mi confondono la mente.
Non sono mai stata più agitata di così. Pur avendo un carattere molto forte oggi mi sento particolarmente instabile.
Persino le mie labbra segnate dai morsi chiedono pietà.
-Quindi lei è l'autista personale della famiglia Jankovich?- Domando al signore seduto alla guida, prima di esaminare l'orribile completo nero che indossa.
Non ha un cenno di barba né di capelli, completamente rasato, sulla sessantina d'anni.
Sembra un tipo simpatico e la mia lingua chiaramente non vuole saperne di rimanere al suo posto.
-Può chiamarmi Giovanni. E si, lavoro per questa famiglia da oltre vent'anni.-
Sgrano gli occhi.
Caspita.
-Immagino che sia stato richiesto il suo aiuto nella villa per affiancare il resto del personale?- Domanda quasi certo della risposta.
-È così.- Sbatto le ciglia.
Ma non faccio domande.
Durante il tragitto chiacchieriamo per smorzare la tensione. Giovanni mi racconta delle sue esperienze durante questi anni di lavoro, della perdita della moglie e di tutti i sacrifici che sta facendo per prestare servizio ai signori Jankovich.
Sono scioccata. Lui ha rinunciato a tutta la sua vita per servire queste persone.
È da folli.
-Può parlarmi di loro? Vorrei sapere di più sulla loro famiglia.- Incalzo osservandolo attentamente attraverso lo specchietto dell'auto.
Ed ecco che i suoi occhi azzurri trovano subito i miei. Per un attimo giurerei di aver scorso una scintilla di timore in questo sguardo.
Io so chi sono.
-Che cosa vuole sapere signorina? È una famiglia benestante.- Torna a prestare attenzione alla strada, mentendo palesemente.
-Il signor Sandro gestisce varie attività insieme ai suoi tre figli mentre..-
-Tre figli?- Lo interrompo un tantino stranita.
-Brais, Natal e Andres.- Esclama ovvio prendendomi alla sprovvista.
-Non sapevo della loro esistenza.- Ammetto confusa.
Giovanni solleva un sopracciglio per poi sganciare la battuta.
-Credevo che si fosse informata a dovere signorina Virginia.-
Comincio a mordermi l'interno della guancia.
Ma che perspicace Giovanni.
-Infatti è così.- Ribatto decisa.
Internet immediatamente allenta la mia curiosità mostrandomi alcune informazioni aggiuntive sui figli dei signori Jankovich.
La loro età, gli studi ecc..
Ma delle loro vere posizioni nemmeno una misera briciola, se non un articolo remoto che parla in modo molto generico della scarcerazione di uno dei tre fratelli e del fatto non hanno prove sufficienti per condannarli, o qualcosa di simile.
Natal Jankovich.
Bingo.
Quando premo sul link la pagina automaticamente non risulta più disponibile.
Improvvisamente mi viene da ridere come un'isterica.
-Su Internet non troverà niente di interessante signorina Virginia.- Giovanni mi sta di nuovo osservando dallo specchietto retrovisore.
-Le do un consiglio, si tolga idee brillanti dalla testa. Tutti siamo a conoscenza di chi abbiamo realmente difronte ma è meglio non impicciarsi delle loro faccende.-
La fermezza con la quale pronuncia queste follie è da ammirare.
Ma ha ragione. Ovviamente, non è difficile distinguere le persone leali da quelle disoneste.
La gente semplicemente finge per paura.
Do dei colpetti con il piede e metto via il cellulare.
Se è questo il gioco che vogliono fare, se dovrò starmene in silenzio e fingere di non sapere nulla di questa storia io starò alle loro regole.
Infondo l'unico motivo per la quale mi trovo qui è il denaro per le cure di mia madre, il resto sono solo irrilevanti dettagli.
-Siamo arrivati.- Giovanni parcheggia la Mercedes difronte un cancello in ferro battuto e non appena sollevo lo sguardo rimango sbalordita dall'enormità della villa alle sue spalle.
Una casa gigante in pietra con tanto di fontane e di statue nel giardino pieno di rose.
Scendo dall'auto e osservo ogni dettaglio come se volessi imprimerlo nella testa.
Le parole faticano ad uscire.
Wow..
-Accidenti.. è stupenda!- Esclamo ammaliata.
Ma la mia attenzione viene catturata in particolar modo da una signora di mezza età che adesso vedo avanzare nella mia direzione, armata di un metro e settanta di gambe.
L'incarnazione della perfezione.
Nel frattempo due tizi muscolosi e incartati in un completo nero le spalancano il cancello e lei molto elegantemente inchioda i tacchi rossi difronte a me.
Non ho tempo per le domande, perché il suo profumo floreale mi inonda le narici stordendomi, quasi.
Non sono troppo sicura che sia la padrona di casa ma valutando l'abito costoso e tutti i gioielli d'oro che indossa, credo che sia come penso.
Le sorrido con i nervi tesi, un sorriso a dir poco finto, e la sorprendo a fissarmi di sottecchi.
-Grazie Giovanni. Puoi andare.- Liquida l'autista con un cenno di testa che poco dopo sparisce dalla nostra vista.
Non ho il tempo di salutarlo che la signora scatta nuovamente le pozze su di me alla velocità della luce.
E un senso di inquietudine mi attanaglia lo stomaco. Detesto sentirmi in questo modo.
-Buongiorno Virginia.- Mostra un finto sorriso a trentadue denti.
-Buongiorno signora.- Ricambio porgendole la mano.
-Mi chiamo Samanta, è un piacere conoscerti. Avanti entriamo, ti mostro la villa e il personale.-
La seguo lungo la stradina di sassolini bianchi e ringrazio il signore che non possa vedere la mia espressione mentre mi addentro nella sua casa.
Posso dire di avere sempre vissuto dignitosamente ma questo lusso sarebbe scioccante persino per la regina Elisabetta.
Proprio all'ingresso della villa tutto il personale mi attende.
Mi presento con la cuoca e con le altre ragazze di servizio ma in particolar modo noto subito un certo filling con Nadia, la più giovane tra loro.
Una ragazza dai capelli corti e biondi, non troppo magra.
-Sei la ragazza nuova! È un piacere conoscerti.- Esclama euforica, forse per la nostra somiglianza d'età. Ma tutto ciò che ricava è soltanto un mezzo sorrisino falso dalla padrona di casa.
Nadia per l'appunto china il capo facendosi da parte.
-Anche per me è un piacere.- Rispondo fingendo di non avere notato questa strana tensione tra di loro.
-Andiamo Virginia. Ho poco tempo.- Cinguetta Samanta, annoiata.
Mi scambio un'occhiata furtiva con Nadia quando la signora mi trascina improvvisamente per i corridoi come se fossi il suo cagnolino.
-Avrai tempo per le conoscenze mia cara.- Farfuglia velenosa.
D'istinto mi scanso, ma a quanto pare a lei sfugge questo dettaglio. Fortunatamente.
-Dunque.. la nostra villa è composta da tre piani. Nel primo piano troviamo la cucina, la sala da pranzo, la mia camera da letto e di mio marito, un bagno, la sala da biliardo, la piscina e l'ufficio.- Spiega mostrandomi stanza per stanza.
Pur dubitando a primo impatto dell'apparenza di questa donna devo ammettere che lo stile barocco elegante della villa non è per nulla pacchiano.
Davvero raffinato, sono colpita.
-Al secondo piano invece troviamo le camere dei miei figli, quelle del personale, altri due bagni e una palestra.- Saliamo le scale e proseguiamo dritte verso l'ultimo piano, ovvero: la mansarda.
-Sei fortunata tesoro, non c'è più spazio per un'altra persona nella camera del personale quindi abbiamo pensato di assegnarti una stanza tutta tua, anche se molto piccola.- Facciamo capolino nell'ultima camera e mi guardo attentamente intorno.
-Sai.. fino a poco tempo fa era un ripostiglio ma Nadia ha fatto del suo meglio per renderla il più accogliente possibile.- Accende le lucine calde e i miei occhi brillano all'istante.
A dirla tutta non c'è un granché qua dentro, se non un armadio, una finestra, un tappeto e qualche mensola per gli oggetti personali.
Il bagnetto della stanza sarà forse 1 metro quadro, ed è già tanto.
Ma queste fantastiche lucine rendono tutto molto più magico e accogliente.
Per una persona come me, che ama la riservatezza, questa piccola tana è perfetta.
Anche se sono sicura che qui gatta ci cova.
Non possono aver lasciato proprio a me il privilegio della camera singola, al posto di chi lavora in questa casa da più tempo.
-Inizi oggi stesso Virginia. Io non sarò presente ma puoi rivolgerti a Lupe, la cuoca, lei è la veterana del personale e ti mostrerà il da farsi.- Torna vicino alla porta prima di lanciarsi alle spalle i capelli tinti di nero.
Ora che la ascolto meglio non sento alcun accento straniero.
-Due cose molto importanti prima che me ne dimentichi.
Numero uno: la divisa dev'essere sempre pulita e stirata, non voglio né fili né nastri fuori posto durante il turno di lavoro. Detesto il disordine, mi mette agitazione.
Numero due, ma non per importanza: non ci si avvicina all'ufficio di mio marito, né ai miei figli e soprattutto alle loro stanze senza il mio permesso o quello di Lupe.- Si esprime chiaramente con aria seria.
Gli occhi chiari lampeggiano.
La sua parola in questa casa sembra legge. Qualcosa mi dice di aspettare di conoscere suo marito, il famoso George Jankovich.
O i loro figli. Probabilmente profumeranno di testosterone e di soldi in una maniera assurda.
-Tutto chiaro? Hai domande Virginia?- Scandisce bene il mio nome riportandomi con i piedi per terra.
-No, è tutto chiaro.- Scuoto la testa ingoiando l'amaro.
-Molto bene. Domani conoscerai il resto della famiglia, al momento mio marito e i miei figli sono fuori casa per lavoro.- Assottiglia le labbra porgendomi una busta di carta.
Purtoppo per me, vorrei aggiungere per quanto riguarda il rientro dell'intera famiglia.
-La tua divisa.- Aggiunge sventolando la busta davanti ai miei occhi.
-Oh.. grazie.-
-Allora, buona sistemazione Virginia.- Soffia per poi mostrare un sorriso tirato.
Dubito che il mio soggiorno sarà semplice come avevo previsto.
Questa casa ha tutta l'aria di guai.
-Sì.. grazie. Buona serata signora Samanta.-

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