Capitolo 3:

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IG: scrittr1ceanonima._wattpad

Salve a tutti ragazzi e buon 1' novembre🎃!
Vi chiedo la gentilezza di aggiungere questa storia al vostro elenco di lettura pubblico in modo da farla conoscere anche ad altre persone e anche per rimanere aggiornati suoi nuovi capitoli.
Ringrazio già se lo farete!
Buona lettura..❤️

Natal:
Sette anni prima:
-
Le palpebre sembrano incollate.
Non riesco a muovermi.
È la prima volta che il dolore mi rende tanto impotente.
-Capo! Capo mi sente?!-
Quando riesco ad aprire gli occhi mi rendo conto di trovarmi sdraiato sui sedili posteriori di un auto, completamente ricoperto di sangue.
-Capo! Cazzo, ci stanno ammazzando!- Sento gridare prima che anche l'udito mi abbandoni.
La metà dei miei uomini è morta, l'altra probabilmente starà lottando per la vita.
Uno stupido scherzo del destino.
Io sono un uomo d'onore, dovrei combattere al loro fianco, al fianco dei miei fratelli, invece mi sto lasciando morire.
Fuori da questa macchina sembra tutto un enorme caos di cui non ho più il controllo.
La mia più grande paura si è appena avverata.
-Natal!- In lontananza riconosco la voce di Brais e quando metto a fuoco la vista, le dita di mio fratello stanno premendo contro una delle mie ferite per bloccarmi l'emorragia.
Ho tre pallottole nella carne. Sento che non mi rimane molto tempo.
-Natal. Porca puttana..- Andres mi afferra la nuca.
La preoccupazione mi riempie gli occhi quando le orecchie captano il pianto di una bambina.
È lei.
-Jasmine? Dov'é lei?- Blocco il polso di Brais tentando di scandire bene le parole, prima che un rivolo di sangue coli dalla mia bocca.
Ho dolore ovunque ma sono ancora in grado di decifrare lo sguardo dei miei fratelli.
E non potrebbero essere più addolorati di così. Un misto di rabbia e tristezza.
Questo cipiglio lo conosco.
-Brais rispondi!- Ringhio a denti stretti.
Vorrei urlare che non può essere vero.
Vorrei urlare che io capisco quando lui mente.
Ma questa volta non è così.
Non riesco a vedere che la rassegnazione sul suo volto.
-Andres.. d-dov'è Jasmine?- Sputo sangue.
-Lei non è sopravvissuta Nataniel. Jasmine è morta.-
-
Nel corso della vita ho sempre posseduto la chiave di ogni situazione.
Il controllo e tutto ciò che ne deriva è sempre stato il mio palcoscenico, ma non quella volta.
Ci sono giorni in cui i ricordi non mi lasciano vivere.
In quei casi inizia a bruciarmi il cervello e mi sento tormentato in tutti i momenti vuoti della giornata.
Non c'è modo di cancellare nemmeno una virgola di quei ricordi.
Peccato per peccato, riemergono aprendo vecchie ferite.
Il mio corpo comincia a sudare, ad irrigidirsi e succede che per qualche strano motivo il cervello impazzisce, disconnettendomi dalla realtà.
Una tortura del cazzo.
È per questo motivo che sono partito.
Due anni fa ho deciso di lasciarmi alle spalle il passato e di fare ciò per cui sono nato, ciò che mi riesce meglio per sbollire quello che porto dentro.
Combattere. Uccidere.
Mi sono inserito nell'esercito croato e ho trascorso anni lontano da casa.
Una battaglia tossica che quantomeno ha permesso di dare libero sfogo ai miei impulsi.
Oggi sono tornato e non biasimo nessuno per il modo in cui mi fissano. La ragione è che questa casa, queste persone, hanno visto il peggio di me e senza dubbio non hanno scordato.
-Vecchio mio. È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti.-
Brais mi guarda come se nel profondo gli fossi mancato.
Afferro la sigaretta dal pacchetto e la porto alle labbra.
-Il grande imprenditore.- Mi avvicino e i nostri sguardi si allacciano. Ci guardiamo in faccia.
Sono passati due anni dall'ultima volta che ci siamo salutati ma lui non è poi cambiato.
Brais è sempre stata la mia spalla destra, il più razionale tra noi fratelli. Colui che ci teneva con i piedi per terra.
Noi non siamo tipi da frasi svenevoli e queste stronzate simili, ma basta uno sguardo tra di noi ed entrambe ci siamo capiti.
-Si dice che Satana sia tornato nella terra santa.-
-Tu invece saresti meglio di me?- Assottiglio lo sguardo quando lo vedo sorridere.
-Bentornato fratello.-
Gli scompiglio i capelli prima che mi abbracci.
Questo stronzo è la persona a cui ho pensato di più.
Ho saputo che i suoi affari stanno andando alla grande e non posso essere che orgoglioso di lui.
-Dov'è Andres?- Chiedo tossendo per smorzare la tensione.
Brais si ricompone.
-È in Italia con nostro padre, torneranno tra pochi giorni.- Spiega prima che qualcuno ci interrompa.
-Questi tatuaggi sul corpo ti fanno sembrare più pazzo di quanto tu non sia.- Ecco Vega, la guardia più fidata della mia famiglia.
Una volta combatteva al mio fianco, faceva parte della mia scorta di uomini.
Quando sono partito con l'esercito ha scelto di continuare a prestare servizio alla mia famiglia, sorvegliando la villa.
Con le mani nelle tasche mi avvicino.
Vega non è come le altre sentinelle, lui è l'unico su cui faccio affidamento.
È passato a non avere niente per cui vivere ad essere uno dei miei amici più stretti.
-Bentornato capo.- Mi fissa negli occhi.
Gli stringo la mano.
-Sempre a tua disposizione.-
-Come stai Vega?- 
Questa volta accenna un sorriso.
-Come al solito. C'è qualche figlio di puttana che ultimamente ci sta creando problemi in città.
Mi hanno riferito di averlo visto alla centrale di polizia, crediamo che lavori sotto copertura.-
-Si, ho saputo di lui.- Sospiro.
Io e mio fratello abbiamo già fatto fuori due del suo gruppo del cazzo stamattina.
-Pensaci tu Vega. Ora voglio godermi il mio ritorno.- Gli dico aspirando il fumo della sigaretta.
Mentre osservo mio fratello allontanarsi per una chiamata importante mi accorgo che Vega tiene gli occhi fissi alle mie spalle.
Improvvisamente sembra quasi divertito.
-Abbiamo compagnia.- Incrocia le braccia al petto.
Quando volto il capo, la mia attenzione viene catturata da una ragazza affacciata alla finestra del secondo piano.
Capelli scuri e sguardo da dura.
Ci esamina incuriosita finché non si accorge che anche noi adesso stiamo facendo lo stesso con lei.
Subito distoglie lo sguardo rintanandosi all'interno.
Credo che sia una delle cameriere della casa.
-Che bella moretta.- Vega scrolla le spalle.
-Come si chiama?- Gli chiedo.
-Non la conosco, è arrivata ieri mattina dal sud dell'Italia. Samanta l'ha assunta come donna di servizio ma la stiamo tenendo sotto controllo.-
Mi avvicino al tavolo sotto il gazebo per spegnere la sigaretta nel posacenere.
Sbuffo il fumo dal naso mentre rifletto.
-Ultimamente ci sono diverse novità qua a casa vostra.- Mi informa Vega.
-Tu occupati di ripulire la centrale di polizia da quelle spie del cazzo. Stasera andiamo a festeggiare il mio ritorno.- Proseguo.
-Consideralo già fatto.- Risponde estraendo la pistola lucida dal retro del pantalone.
La mia mano colpisce orgogliosamente la sua spalla prima di sparire dentro la villa per raggiungere il secondo piano.
Cammino e rifletto.
Ora che sono tornato non ho intenzione di agire di impulso. Sarò cauto e riprenderò i miei affari al fianco della mia famiglia.
Penso ai miei piani mentre ripercorro le scale di casa e noto che tutto è rimasto esattamente come ricordavo.
Nemmeno io sono cambiato.
Il figlio di puttana di cui tutti hanno paura per la sua follia fa sempre parte di me.
Qua è cresciuto e qua morirà.
-Accidenti.. perché non ti apri?- Improvvisamente sento questa voce sottile e scatto lo sguardo da terra.
Un culo sodo fasciato da un paio di leggings neri cattura particolarmente la mia attenzione.
Quando mi trovo difronte una sagoma dai capelli scuri capisco di chi si tratta.
Bassa di statura, fisico snello ma con qualche forma al punto giusto.
La nuova ragazza delle pulizie.
-Ma che diavolo..?- Borbotta maneggiando la maniglia della porta.
Mi schiarisco la voce.
-Ti serve qualcosa?-
La moretta ruota la testa alla velocità della luce sobbalzando sul posto.
-Cazzo..- Impreca finendo con le spalle al muro.
Gli occhi a forma di cerbiatto impiegano pochi secondi a trovare i miei. E quando lo fanno il suo corpo sembra irrigidirsi totalmente.
Metto le braccia conserte per studiarla senza farglielo notare.
-Oh mio Dio scusami. I-io.. i-io cercavo di..-
Le labbra piene e rosse dai morsi tremano per un istante, per poi piegarsi in un falso sorriso.
-Ecco insomma.. volevo entrare in camera.- Sgrana gli occhi.
-Per pulire, intendo.- Conclude mentre la guardo storto.
-Oh. Mi chiamo Virginia e sono la nuova cameriera, piacere.- Mi allunga la mano.
Il candore della sua pelle, le unghie allineate e curate, i capelli sistemati, il volto pulito.
Sono un uomo molto particolare sotto questo aspetto, mi piace la donna in ordine e curata.
Odio la sporcizia.
E che cazzo, Virginia profuma di cocco e crema proprio come immaginavo.
Scoparla non dov'essere niente male.
-Se trovi una porta chiusa a chiave è perché qualcuno non vuole che venga aperta, Virginia. Non credi?- La sorpasso estraendo l'oggetto in questione dalla tasca mentre lei ritrae la mano.
Non posso vederla dal vivo, ma immagino la sua espressione mentre mi addentro nella mia camera dopo tanto tempo.
Tuttavia non mi fa alcun effetto a distanza di anni. Anzi, il modo in cui mi fissa la ragazza mi disturba a un livello imparagonabile.
-Se un giorno aprissi la porta della tua camera senza permesso, ti piacerebbe?-Levo la giacca.
Il naso di Virginia si arriccia leggermente mentre torna ad osservarmi con le mani sui fianchi.
Se ne sta fuori dalla porta e non osa entrare.
Mi viene quasi da ridere.
È carina la ragazza.
-La prossima volta potresti avvisare Samanta che a sua volta avviserebbe me per quanto riguarda la tua privacy, almeno non perderei tempo.-
Sembra infastidita.
Respira la mia aria, occupa il mio spazio e mi parla di perdite di tempo?
Proprio quando sto per chiuderle la porta in faccia noto che si inumidisce le labbra per parlare, lanciando i capelli chilometrici alle spalle.
-Sai.. è consuetudine che tu dica il tuo nome durante le presentazioni.- Dice.
I miei occhi si posano sul suo esile corpo.
Mi avvicino con poche falcate afferrando la maniglia della porta.
-Non sono una persona che vorresti conoscere.-
Piomba il silenzio.
Il mio sguardo si rabbuia e Virginia fa un passo indietro, per incastrare lo sguardo sulla mia fasciatura alla mano.
La fissa per poi ingoiare un groppo di saliva.
-Torna a lavorare.- E mi chiudo la porta alle spalle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01 ⏰

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