Capitolo 5

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Purtroppo alle 8 suona la sveglia che mi costringe ad abbandonare il mio bellissimo letto.
Faccio la mia solita routine di tutte le mattine, indosso un tailleur nero con i tacchi di Yves Saint Laurent.
Mentre metto un rossetto nude mi arriva un messaggio.

Paulo❤️
2 minuti y sono giù.

Appena leggo il messaggio prendo la borsa e comincio ad andare verso la porta, sulla quale trovo un bigliettino con su scritto "Ricordati di parlare con il presidente".
Vi starete chiedendo perché? Devo trovare un modo per conciliare studio e lavoro e magari posso riuscire ad avere più giorni di riposo per studiare.

Ma ora non è il momento di pensarci, domani abbiamo una partita importantissima e non ci possono essere distrazioni.
Lasciando stare i miei pensieri, trovo Paulo nella sua Jeep nera che mi aspetta.

Appena abbassa il finestrino sfoggia il suo sorriso più bello che mi fa impazzire.
Che ho detto?? Lasciate stare, a me non fa impazzire niente e nessuno.

«Buenos días hermosa» mi saluta Paulo lasciandomi un rumoroso bacio sulla guancia.
«Buongiorno» sorrido timidamente mentre metto la cintura.
«Non saresti dovuto venire» dico appena mette in moto la macchina e lo vedo girare la testa verso di me, con sguardo interrogativo, per poi tornare a guardare la strada.
«Insomma, domani devi giocare una partita importante e devi riposare» lo guardo con aria confusa quando scateno in lui una risata.
Cos'ha da ridere non lo so.

«Neanche mi mamá mi dice queste cose» mi informa e io lo guardo male.
«Mi sto solo preoccupando per te» dico guardandolo mentre guida.
«Te preocupas por mí?» mi chiede subito guardandomi con un sorrisetto e io mi maledico per averlo detto.
«No, cioè sì, no aspetta» una frase riusciamo a formularla Giulia? Che dici?
«Mi preoccupo per i nostri giocatori» chiarisco la situazione.
Con la coda dell'occhio vedo un sorriso malizioso farsi spazio sul suo volto.
«Non ci credi neanche te» ribatte subito.
«Invece sì» rispondo prontamente.
«Vorresti dire che per te sono solo un calciatore?» dice fermando la macchina, slacciandosi la cintura e sporgendosi pericolosamente verso di me.

Ci guardiamo negli occhi per svariati secondi e faccio fatica a deglutire.
Questi occhioni verdi che mi guardano sembrano il paradiso.

«Cosa dovresti essere per me, Dybala?» lo sfido avvicinandomi ancora di più.
Ora sì che potrei svenire, i nostri nasi si sfiorano e il suo sguardo si alterna tra i miei occhi e le mie labbra.
«Questo dovresti dirmelo tu nen-» viene interrotto dal mio telefono che comincia a squillare.

Impreco mentalmente e maledico chiunque sia a chiamarmi a quest'ora.
Scopriamo subito chi è il mittente di questa chiamata dal momento che sul mio telefono si illumina il nome "Marco".
Paulo mi fulmina con lo sguardo.
«Chi è Marco?» mi chiede serrando la mascella.
«Nessuno» rispondo mentre allungo la mano per prendere la borsa, il telefono e infine do un bacio sulla guancia a Paulo che continua a guardarmi in cagnesco.

Mi giro per aprire la portiera ma Paulo mi tira a sé guardandomi per qualche secondo e lasciandomi un bacio praticamente sull'angolo delle labbra.
«A dopo» dice prima che scenda dalla macchina, lasciandomi confusa, diretta al mio ufficio.

Alle 11.00 sto discutendo con Marco delle interviste pre e post partita.
«Dobbiamo vedere quali giornalisti saranno presenti domani, non dobbiamo ricevere nessuna considerazione o domanda inopportuna» dico mentre mi accovaccio affianco alla sedia di Marco mentre comincio a smanettare con il suo computer.
«Ma non stare così, vieni qua» mi dice guardando in quale posizione sono, mi prende dai fianchi e mi fa sedere sulle sue gambe.
L'imbarazzo che cala tra di noi è assordante, non riesco a spiccicare neanche una parola.

Tú y yo, nada más - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora