7: Il Gioco Dell'inganno

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Nefertari si trovava immersa in una foresta che sembrava pulsare di vita propria. Le alte querce di Asgard si innalzavano verso il cielo, i loro rami intrecciati come dita scheletriche contro il grigiore della sera. Nonostante la maestosità del paesaggio, c'era qualcosa di inquietante nell'aria, un presentimento che faceva contrarre i muscoli della sacerdotessa egizia, come se la natura stessa cercasse di avvertirla di un pericolo imminente.
Aveva vagato oltre i confini del palazzo di Asgard, desiderosa di esplorare il territorio che ora era diventato il suo nuovo rifugio, e forse, scoprire qualcosa di più sul destino che le divinità avevano intrecciato per lei. Tuttavia, mentre si inoltrava nella foresta, la sensazione di non essere sola crebbe fino a diventare quasi tangibile. Nefertari rallentò il passo, tendendo l'orecchio a ogni suono. Il vento frusciava tra le foglie, portando con sé sussurri incomprensibili.
All'improvviso, un rumore secco spezzò il silenzio, facendola sobbalzare. Il suono di rami spezzati, seguito da un risolino malizioso, riecheggiò tra gli alberi. La sacerdotessa si girò di scatto, cercando di individuare l'origine del suono, ma non vide nessuno. Il cuore le martellava nel petto, e ogni fibra del suo essere gridava di allontanarsi, di tornare alla sicurezza del palazzo, ma una forza inspiegabile la tratteneva. Una curiosità quasi morbosa, un bisogno di sapere cosa si celasse in quelle ombre.
Senza preavviso, una figura emerse dalla nebbia che avvolgeva la foresta. Era alta e sottile, con un mantello nero che sembrava fatto della stessa oscurità che lo circondava. Quando si avvicinò, la luce delle torce sparse lungo il sentiero rivelò un volto affilato e pallido, incorniciato da capelli lunghi e corvini. Gli occhi di quell'uomo brillavano di una luce pericolosa, e le labbra sottili erano curve in un sorriso enigmatico.
"Ah, cosa abbiamo qui?" disse l'uomo, la voce setosa e carica di sarcasmo. "Una straniera in queste terre fredde e ostili? Forse ti sei persa, mia cara?"
Nefertari si irrigidì, riconoscendo immediatamente il personaggio che aveva davanti. Gli dèi di Asgard avevano parlato di lui con timore e rispetto, avvertendola di stare alla larga dal dio dell'inganno. Ma ora che si trovava faccia a faccia con Loki, sentiva un misto di fascinazione e repulsione.
"Non mi sono persa," rispose con voce ferma, cercando di mascherare la sua inquietudine. "Sto esplorando queste terre, cercando di comprendere meglio il mondo in cui mi trovo."
Loki inclinò la testa leggermente, come un predatore che studia la sua preda. "Una risposta interessante," mormorò. "Ma mi chiedo, cosa speri davvero di trovare in questo mondo? Asgard è piena di misteri e pericoli. Non tutti sono così gentili come me."
Nefertari lo fissò, cercando di decifrare il significato nascosto nelle sue parole. Sapeva che ogni frase di Loki era una trappola potenziale, un rompicapo fatto per confondere e disorientare. Eppure, nonostante tutto, non poteva fare a meno di sentirsi attratta dal suo magnetismo oscuro.
"Non cerco la gentilezza," rispose, scegliendo le parole con attenzione. "Cerco risposte. Qualcosa di oscuro minaccia sia questo mondo che il mio, e devo capire come fermarlo."
Loki rise, un suono che sembrava riempire l'aria attorno a loro, amplificato dal silenzio della foresta. "Ah, la tua determinazione è ammirevole. Ma dimmi, cosa ti fa pensare che tu possa fermare una forza tanto potente? Anche gli dèi tremano davanti a ciò che sta arrivando."
Nefertari non distolse lo sguardo. "Non sono qui per giocare ai tuoi giochi, Loki.
Loki la guardò per un lungo istante, il sorriso che si allargava lentamente sul suo volto. "Oh, ma io adoro i giochi," disse con voce suadente. "E tu, sei un pezzo affascinante su questa scacchiera."
Prima che Nefertari potesse rispondere, Loki alzò una mano e un lampo di luce oscura si sprigionò dalle sue dita, illuminando la foresta con bagliori spettrali. Il terreno sotto i piedi di Nefertari cominciò a tremare, e dal nulla apparvero creature grottesche, ombre contorte che sembravano emergere direttamente dagli incubi.
Nefertari arretrò istintivamente, il cuore che batteva all'impazzata. Le creature si muovevano con una fluidità innaturale, i loro occhi brillavano di una luce maligna. Sembravano formate dalla stessa oscurità che Loki aveva evocato, e ora la circondavano, tagliandole ogni via di fuga.
"Sai," disse Loki, osservando la scena con una calma inquietante, "queste creature sono una piccola parte dell'oscurità che sta crescendo nel mondo. Una volta erano semplici pensieri, desideri repressi, incubi dimenticati. Ma ora, grazie al caos che si sta diffondendo, hanno preso forma."
Nefertari strinse i pugni, cercando di mantenere la calma. "E cosa vuoi da me, Loki? Vuoi spaventarmi, farmi fuggire?"
Loki scosse la testa, divertito. "Oh no,. Non ho alcun interesse a spaventarti. Voglio solo vedere di cosa sei capace. Dopo tutto, se sei davvero destinata a fermare questa oscurità, dovrai dimostrare di essere all'altezza."
Le creature si avvicinarono, emettendo suoni gutturali e striduli. Nefertari sentì un'ondata di paura attraversarla, ma la represse con determinazione. Sapeva che cedere alla paura significava cadere nella trappola di Loki. Doveva trovare un modo per respingere quelle creature, per dimostrare che non era una semplice mortale, ma una sacerdotessa, portatrice della volontà degli dèi.
Richiamando a sé il potere che le era stato donato dalle divinità egizie, Nefertari chiuse gli occhi e cominciò a recitare una preghiera antica, una litania sacra che aveva imparato nei templi di Karnak. La sua voce risuonava tra gli alberi, crescendo di intensità man mano che la sua connessione con gli dèi si rafforzava.
Le creature si fermarono, confuse e disorientate dalla luce che cominciava a emanare dal corpo di Nefertari. La sua aura, inizialmente debole, si espanse, avvolgendola come uno scudo di energia divina. Loki osservò con interesse, un sopracciglio sollevato, mentre le ombre si ritraevano, incapaci di avvicinarsi ulteriormente.
"Interessante," mormorò Loki, piegando le labbra in un sorriso enigmatico. "Non sei affatto come gli altri mortali."
Nefertari aprì gli occhi, il suo sguardo ardente di determinazione. "Sono una serva degli dèi," dichiarò con voce ferma. "E non permetterò a nessuno di minacciare il mio mondo."
Loki fece un passo avanti, il suo sorriso che si allargava. "Oh, ma è proprio questo che rende il gioco così divertente. Vedi, le divinità giocano sempre con il destino, ma raramente riescono a prevedere tutte le mosse."
Con un movimento rapido e quasi impercettibile, Loki fece un gesto con la mano, e in un istante le creature svanirono, come se non fossero mai esistite. La foresta tornò silenziosa, e l'unico suono che rimase fu il battito accelerato del cuore di Nefertari.
"Ma ora," continuò Loki, con tono più serio, "lascia che ti dica qualcosa di importante. L'oscurità che minaccia i nostri mondi non può essere combattuta solo con la forza o con la fede. Essa nasce dalla stessa natura di coloro che la temono. È una parte di noi, radicata nei nostri desideri, nelle nostre paure, nei nostri rimpianti. Combatterla significa affrontare ciò che siamo, e non tutti sono pronti a farlo."
Nefertari lo ascoltava con attenzione, cercando di cogliere il significato profondo delle sue parole. "E tu, Loki? Cosa rappresenti in tutto questo? Sei parte dell'oscurità o della luce?"
Loki si avvicinò a lei, fissandola con i suoi occhi penetranti. "Io sono entrambe le cose e nessuna di esse. Sono il caos che permette all'ordine di esistere, l'inganno che rivela la verità. Non puoi catalogarmi come fai con gli altri. Io sono... un enigma, uno specchio che riflette ciò che gli altri non vogliono vedere."
Nefertari sentì un brivido attraversarle la schiena, ma non distolse lo sguardo. "Sei un avversario o un alleato?"
Loki sorrise, un'espressione che sembrava contenere mille segreti. "Dipende da te. Le nostre strade si incrociano per una ragione, ma il modo in cui si separeranno dipende dalle tue scelte."
L'atmosfera si fece ancora più carica di tensione, e per un momento sembrò che il mondo intero trattenesse il respiro, in attesa di un movimento, di una parola. Nefertari sentì il peso di quella decisione gravare su di lei, ma non era disposta a farsi intimidire.
"Dunque," disse, con tono deciso, "se voglio capire come fermare questa oscurità, dovrò prima comprendere te."
Loki rise, un suono che sembrava venire dal profondo della terra. "Una prospettiva intrigante," ammise. "Ma non pensare che sia così facile. Io sono un gioco pericoloso, e coloro che cercano di decifrarmi spesso finiscono per perdersi."
"Sono pronta a correre il rischio," replicò Nefertari, la voce che non mostrava alcuna esitazione. "Non posso permettermi di fallire. Troppe vite sono in gioco."
Loki la osservò con un'espressione che si ammorbidì leggermente, come se riconoscesse la gravità delle sue parole. "Allora, forse possiamo trovare un terreno comune. Dopotutto, nemmeno io desidero che tutto venga distrutto. Il caos senza un mondo su cui agire è... noioso."
Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Nefertari colse un barlume di sincerità negli occhi di Loki. Era difficile dirlo con certezza, ma c'era qualcosa di profondamente triste e solitario nel dio dell'inganno, come se anche lui fosse prigioniero del suo stesso destino.
"Se c'è una possibilità di fermare questa oscurità," disse Nefertari, con voce calma, "allora dobbiamo lavorare insieme. Io non so tutto ciò che sai tu, e tu non conosci il potere degli dèi che servono il mio mondo. Ma forse, combinando le nostre forze, possiamo trovare una soluzione."
Loki la fissò a lungo, come se stesse valutando ogni parola, ogni inflessione della sua voce. Poi, con un cenno quasi impercettibile, annuì. "Forse hai ragione," disse lentamente. "Ma ricorda, Nefertari, il gioco che stiamo per iniziare è pieno di insidie. Fidarsi di me è pericoloso, ma non farlo potrebbe essere ancora peggio."
Nefertari si concesse un breve sorriso. "Non mi aspetto che tu sia onesto, Loki. Ma mi aspetto che tu mantenga la tua parola, qualunque essa sia."
Loki fece un passo indietro, il suo sorriso enigmatico tornato al suo posto. "Allora che il gioco abbia inizio, mia cara. Vediamo fin dove ci porterà questo nuovo capitolo."
Con un movimento fluido, Loki si voltò, dirigendosi verso un sentiero che sembrava materializzarsi dalla nebbia stessa. Nefertari lo seguì, consapevole che ogni passo che faceva la avvicinava a un destino incerto, ma determinata a non indietreggiare.
Mentre avanzavano nella foresta, i pensieri di Nefertari si affollarono nella sua mente, una miscela di dubbi e speranze. Era consapevole del rischio che stava correndo, ma non aveva altra scelta. Loki rappresentava una chiave importante nel puzzle che cercava di risolvere, e doveva trovare un modo per utilizzarlo senza cadere vittima delle sue macchinazioni.
Il sentiero si snodava attraverso la foresta, conducendoli sempre più in profondità nel cuore di Asgard. Le ombre sembravano addensarsi attorno a loro, e l'aria si faceva più densa e carica di elettricità, come se il mondo stesso stesse trattenendo il respiro in attesa di ciò che sarebbe successo.
Alla fine, giunsero a una radura, un cerchio naturale formato da alberi antichi e maestosi. Al centro della radura c'era una pietra nera, levigata e lucida, che emanava un'aura di potere primordiale. Loki si fermò davanti alla pietra, il suo sguardo fisso su di essa.
"Questo," disse con voce bassa, "è uno dei cuori dell'oscurità. Un punto in cui le forze del caos si concentrano e si rafforzano. Distruggerlo non è possibile, ma possiamo tentare di indebolirlo."
Nefertari si avvicinò con cautela, sentendo l'energia pulsare dalla pietra come onde invisibili. "E come facciamo a indebolirlo?"
Loki sorrise, ma il suo sorriso era privo della consueta malizia. "Con il sacrificio. Un sacrificio di qualcosa di prezioso, di vitale. Qualcosa che rappresenti l'equilibrio che questa pietra cerca di distruggere."
Nefertari lo fissò, comprendendo immediatamente il peso delle sue parole. "E cosa proponi di sacrificare?"
Loki si voltò verso di lei, il suo sguardo improvvisamente serio. "Il tuo legame con gli dèi. La tua fede."
Nefertari sentì un'ondata di shock travolgerla, come se l'aria stessa fosse stata risucchiata dai suoi polmoni. "Rinunciare alla mia fede? È impensabile!"
Loki non distolse lo sguardo. "Lo so. Ma è proprio questo che rende il sacrificio così potente. Rinunciare a ciò che ti dà forza per indebolire il cuore dell'oscurità. Non è una scelta facile, ma è una scelta che potrebbe salvare entrambi i mondi."
Nefertari lottava contro l'istinto di respingere quella proposta, il cuore che si ribellava all'idea stessa. La sua fede era stata la colonna portante della sua vita, la luce che l'aveva guidata attraverso le tenebre. Rinunciare ad essa significava rinunciare a una parte fondamentale di sé stessa.
Eppure, mentre il silenzio della radura si faceva opprimente, Nefertari comprese che Loki non stava giocando. Questa era una scelta reale, una scelta che avrebbe determinato il destino di molti. Se avesse rifiutato, l'oscurità avrebbe continuato a crescere, inghiottendo tutto ciò che amava.
Nefertari si avvicinò alla pietra, le mani che tremavano leggermente. Si fermò a pochi passi da essa, sentendo l'energia oscura che la circondava come un manto pesante. Chiuse gli occhi, cercando dentro di sé la forza per prendere una decisione tanto difficile.
"Se faccio questo," disse con voce tremante, "non ci sarà modo di tornare indietro, vero?"
Loki si avvicinò, posando una mano sulla sua spalla. "No, non ci sarà. Ma a volte, per salvare ciò che amiamo, dobbiamo essere disposti a perdere una parte di noi stessi."
Le parole di Loki riecheggiarono nella mente di Nefertari mentre si preparava a compiere il sacrificio più grande della sua vita. Sapeva che non sarebbe stata più la stessa dopo quel momento, ma se questo significava salvare il suo mondo, allora era un prezzo che era disposta a pagare.
Con un respiro profondo, Nefertari lasciò andare la sua fede, sentendo il legame con gli dèi che si dissolveva come nebbia al sole. Un dolore lancinante attraversò il suo cuore, come se una parte di sé fosse stata strappata via. Ma mentre lo faceva, la pietra nera cominciò a crepitare, l'energia oscura che si ritraeva, indebolita dal sacrificio.
Loki la osservò in silenzio, il suo sguardo pieno di una strana ammirazione. "Hai fatto la scelta più difficile," disse con voce solenne. "Ora, l'oscurità ha un punto debole. Ma ricorda, Nefertari, che ciò che hai perso non potrà mai essere recuperato."
Nefertari annuì, sentendo le lacrime scorrere lungo le guance. Sapeva che le sue azioni avrebbero avuto conseguenze durature, ma dentro di sé sentiva anche una nuova determinazione. Aveva scelto di combattere per ciò che era giusto, anche a costo di perdere una parte di sé.
Mentre la pietra nera continuava a indebolirsi, la radura sembrò respirare più facilmente, l'aria che si faceva meno densa. Nefertari guardò Loki, chiedendosi se anche lui avesse compreso il peso di ciò che era accaduto.
"E ora?" chiese con voce roca.
Loki la fissò, un sorriso enigmatico che tornava a curvare le sue labbra. "Ora, mia cara, il gioco continua. Ma tu hai dimostrato di essere una giocatrice formidabile. Vedremo quali altre sorprese ci riserva il destino."
Con un ultimo sguardo alla pietra nera, Nefertari si voltò. Aveva perso una parte di sé, ma aveva guadagnato qualcosa di altrettanto prezioso: la consapevolezza che, anche nel più profondo del caos, c'era sempre una scelta. E quella scelta, per quanto difficile, poteva cambiare il corso della storia.

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