4: Il Crepuscolo degli Dei

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PRESENTE

L'oscurità che si stava accumulando nel cosmo era palpabile, un'ombra che sembrava avvolgere ogni cosa. In un angolo remoto dell'universo, lontano dai mondi mortali e dagli sguardi curiosi degli dei stessi, l'oscurità si stava diffondendo come un'infezione. Non era semplicemente una questione di calo di luce; era come se la luce stessa stesse scomparendo, inghiottita da un'ombra che minacciava di distruggere l'equilibrio cosmico.

Nella dimora degli dèi egiziani, il grandioso tempio di Luxor era immerso in un silenzio inquieto. Una volta vibrante di energia e luminosità, ora i suoi vasti corridoi sembravano quasi essere stati prosciugati della loro vita. Le statue di pietra, che in passato erano state testimoni di rituali di grande potenza, si stagliavano come guardiani muti, ora opacizzati da uno strato di oscurità crescente. La luce dei candelabri, che una volta proiettava ombre danzanti sulle pareti, era ora debole, come se non avesse la forza di combattere l'oscurità che avvolgeva il tempio.

Nel cuore del tempio, Thoth, il dio della saggezza e della scrittura, era immerso in una profonda meditazione. I suoi occhi, normalmente brillanti di una conoscenza antica e infinita, erano ora oscurati da una preoccupazione evidente. I rotoli di papiro, un tempo ordinati con cura e luminosi, giacevano sparsi sul pavimento, come se avessero perso la loro importanza e significato. Thoth scrutava i segni inscritti sulle pergamene, ma le scritture sembravano muoversi e contorcersi in modi inquietanti, come se la stessa essenza della loro saggezza fosse stata contaminata.

Ra, il dio sole, si era radunato con le altre divinità egiziane nella grande sala del consiglio. Il suo volto, normalmente radioso e sicuro, era ora pallido come una luna malata. Hathor, la dea dell'amore e della maternità, sedeva accanto a lui, stringendo la sua lira con mani tremanti. I loro occhi si scambiavano sguardi carichi di ansia mentre la crescente oscurità sembrava risucchiarli in una spirale di disperazione.

Thoth si alzò lentamente, il suo volto contrassegnato dalla gravità del momento. "La nostra luce sta svanendo," annunciò, la voce tesa e carica di un'angoscia che non riusciva a nascondere. "Non è solo il nostro potere a essere minacciato, ma l'equilibrio stesso dell'universo."

Ra, con il suo sguardo penetrante, alzò lentamente il capo. "Non è soltanto il nostro regno a soffrire," rispose, "ma tutte le divinità dei diversi pantheon. La crescente oscurità che avvolge il nostro mondo si sta estendendo oltre i nostri confini, contaminando e distruggendo ogni cosa che tocca."

Nel mentre, un portale si aprì nel centro della sala, interrompendo il pesante silenzio. La luce che ne emanava era un bagliore di oscurità profonda, e da esso emerse una figura familiare: Loki, il dio nordico del caos e dell'inganno. La sua presenza, in quel contesto, sembrava quasi naturale, come se l'oscurità avesse fatto spazio per lui.

Loki, con il suo solito sorriso enigmatico, si avvicinò al tavolo del consiglio. "Salve, dèi egiziani," disse con una voce che era sia ironica che seria. "Spero di non essere giunto in un momento inopportuno."

Thoth lo scrutò con attenzione. "Loki," disse con tono carico di tensione, "sei venuto per annunciare la nostra rovina?"

Loki si sedette con grazia, il sorriso mai abbandonato dal suo volto. "Non è solo una rovina che ci aspetta, ma una fusione di mondi, una mescolanza di mitologie che potrebbe portare a un'apocalisse cosmica. La vostra saggezza potrebbe confermare ciò che ho visto."

Ra lo guardò con sospetto. "Perché dovremmo fidarci di te? Sei sempre stato un portatore di caos."

Loki sollevò una mano in segno di pace. "Non sto cercando di ingannarvi. L'oscurità che avvolge i vostri regni è la stessa che ha raggiunto il nostro mondo. Gli dèi nordici sono anch'essi in pericolo, e l'influsso di questo male si fa sentire anche tra di noi."

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