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Lee Minho aveva sempre vissuto nel lusso più sfrenato, circondato da ricchezze inimmaginabili e un potere che permeava ogni aspetto della sua vita. Nato e cresciuto come l'unico figlio del magnate più influente di Seoul, aveva imparato fin da piccolo a navigare il mondo con la consapevolezza di essere un gradino sopra tutti gli altri. Ogni persona che incontrava, ogni luogo che visitava, sembrava costruito per assecondarlo, per soddisfare i suoi desideri e per mantenere intatta quella barriera invisibile tra lui e il resto dell'umanità.La sua vita era una serie di stanze dorate, dai corridoi della sua villa familiare, dove opere d'arte uniche e antiche adornavano le pareti, fino ai viali della Yonsei University, una delle università più prestigiose della Corea. Qui, tra le aule eleganti e i giardini perfettamente curati, Minho non era semplicemente uno studente: era un sovrano. Ogni passo che faceva per i corridoi risuonava come un decreto, ogni parola uscita dalle sue labbra, sottile come una lama, era una sentenza.Non era solo ricchezza a renderlo così potente. Il suo fascino naturale, una sorta di magnetismo oscuro, e la sua intelligenza acuta erano le sue vere armi. Sapeva sempre cosa dire, come muoversi, come comportarsi per ottenere ciò che voleva, e ciò che voleva lo otteneva sempre. Tuttavia, c'era un lato oscuro nel suo fascino, un'inclinazione alla crudeltà che emergeva nei momenti in cui il potere di Minho  veniva messo in discussione. La sua superiorità sociale gli permetteva di giocare con la vita delle persone come se fossero semplici pedine su una scacchiera, sicuro che nessuno avrebbe mai osato sfidarlo o opporsi.Accanto a lui, quasi come ombre fedeli, si trovavano i suoi tre migliori amici: Felix, Changbin e Hyunjin. Felix era il più arguto, sempre pronto a ridere delle trovate di Minho e a dare il suo contributo con battute velenose. Changbin, il più robusto e diretto, era quello che non esitava a eseguire qualunque ordine di Minho senza fare troppe domande. Hyunjin, d'altra parte, era diverso. Nonostante il suo aspetto affascinante e il carisma che lo rendevano un magnete per l'attenzione, aveva un cuore più sensibile, una parte di lui che a volte sembrava resistere alla crudeltà gratuita del gruppo.Insieme, formavano una cerchia di intoccabili, muovendosi attraverso l'università con una sicurezza che li rendeva quasi inavvicinabili. Il mondo era il loro palcoscenico, e ogni giorno era un gioco. Le ragazze facevano a gara per attirare la loro attenzione, i professori li trattavano con rispetto velato, sapendo che il denaro delle loro famiglie aveva un peso decisivo. Anche i loro coetanei li osservavano con una sorta di venerazione, incapaci di mettersi contro il loro potere.Ma per Minho, tutto questo era diventato noioso. Con l'inizio del terzo anno di università, quella vita di privilegi che un tempo lo divertiva e lo faceva sentire vivo stava iniziando a stancarlo. Aveva già frequentato le ragazze più belle della scuola, partecipato alle feste più esclusive, e vinto ogni competizione sportiva in cui aveva deciso di cimentarsi. Nulla sembrava più emozionante, tutto appariva come un ciclo ripetitivo, un gioco senza sfide. Non c'era nulla che potesse riaccendere in lui quel senso di adrenalina che tanto desiderava.Poi, un giorno, tutto cambiò. Era un pomeriggio tranquillo e Minho, Felix, Changbin e Hyunjin erano seduti vicino alla fontana del cortile della scuola, osservando distrattamente gli studenti passare. Era uno di quei momenti di calma prima che l'orario di lezioni finisse e il gruppo stava discutendo delle solite cose, senza particolare interesse. Ma fu Felix a rompere la monotonia con un commento che avrebbe cambiato il corso degli eventi."Ehi Minho," disse Felix, accennando con il mento verso un ragazzo che camminava a pochi metri da loro. "Guarda lì Han Jisung. Un nerd totale"Minho alzò lo sguardo, apparentemente annoiato, verso il ragazzo di cui Felix stava parlando. Han Jisung. Il suo nome non gli era completamente nuovo, ma non gli aveva mai dedicato molta attenzione. Jisung era un ragazzo piccolo, minuto, il classico stereotipo dello studente introverso. I suoi occhiali spessi sembravano quasi nascondere il suo volto, e i vestiti larghi che indossava lo rendevano ancora più insignificante agli occhi di Minho. Il ragazzo era sempre da solo, perso nei suoi libri come se cercasse rifugio in un mondo lontano da quello scolastico."Si, e quindi?" chiese Minho, con un tono indifferente che lasciava intendere quanto poco lo interessasse il soggetto."È una nessuno" continuò, scrollando le spalle.Felix sorrise, un sorriso malizioso che tradiva la nascita di un'idea. "Esattamente. Ed è proprio questo che lo rende interessante. Che ne dici se lo rendessimo qualcuno? Potrebbe essere divertente."Minho fissò Jisung per un attimo più lungo. C'era qualcosa nell'idea di Felix che accese una scintilla nel suo animo, una sorta di eccitazione perversa. Rendere qualcuno importante solo per il gusto di farlo, trasformare un nessuno in un qualcuno... ma non per gentilezza o altruismo, piuttosto per la pura voglia di creare caos. Più ci pensava, più un piano si delineava nella sua mente, un piano crudele, uno di quelli che solo lui poteva concepire."Ho un'idea migliore," disse Minho, con un sorriso che si allargava lentamente sul suo volto. "Lo farò innamorare di me."I suoi amici lo fissarono, sorpresi, mentre l'aria intorno a loro sembrava improvvisamente più carica."Fai sul serio?" chiese Changbin, confuso, con un sopracciglio alzato."Serissimo," replicò Minho, ormai completamente preso dalla sua idea. "Lo farò innamorare di me, e poi, proprio quando sarà completamente mio, lo lascerò. Davanti a tutti."Felix scoppiò a ridere, già affascinato dal gioco che Minho stava immaginando. "Sarà epico" commentò, approvando senza esitazione. Solo Hyunjin rimase in silenzio per un attimo, una lieve preoccupazione nei suoi occhi. "Non pensi che sia un po' troppo crudele, Minho? Voglio dire, Jisung non ci ha mai fatto nulla."Minho scrollò le spalle, come se le preoccupazioni di Hyunjin non contassero minimamente. "Non è nulla di personale. È solo un gioco. E poi, chi gli ha detto di essere così insignificante? Forse gli faremo persino un favore, dandogli un po' di attenzione."Con queste parole, la scommessa fu fatta. Una scommessa tanto affascinante quanto crudele. L'obiettivo non era solo umiliare Jisung, ma farlo cadere in un abisso dal quale non avrebbe potuto rialzarsi facilmente. E mentre i suoi amici ridevano e approvavano, Minho già immaginava la scena finale, la caduta, la distruzione del ragazzo silenzioso che fino a quel momento aveva vissuto nell'ombra. Era un gioco spietato, una danza di potere e controllo, ma per Minho era semplicemente un modo per sfuggire alla noia della sua vita perfetta.Quello che nessuno di loro poteva immaginare, però, era quanto questo gioco avrebbe cambiato non solo la vita di Jisung, ma anche quella di Minho.

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