# Checkmate

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Jisung aveva trascorso l'ultimo anno lontano da Yonsei University, lontano da Minho Lee e dalla cruda realtà del tradimento che aveva subito. Ma durante quel tempo, mentre lavorava su se stesso, aveva elaborato un piano. 

Non era tornato solo per chiudere un capitolo della sua vita o per dimostrare a tutti, e soprattutto a se stesso, che non era più il ragazzo fragile e invisibile di un tempo. 

No, Jisung era tornato con uno scopo molto più preciso: fare innamorare Minho di lui, proprio come Minho aveva fatto con lui l'anno precedente, solo che questa volta le carte in tavola sarebbero state diverse.

Il suo obiettivo non era la vendetta per il puro gusto di far soffrire Minho, ma piuttosto fargli capire cosa significava essere vulnerabile, cosa si provava a dipendere dai sentimenti di qualcun altro, a mettere il proprio cuore nelle mani di qualcuno sapendo che quell'atto di fiducia poteva essere spezzato in un istante. 

Jisung voleva che Minho provasse la stessa incertezza, lo stesso senso di impotenza e di smarrimento che lui aveva provato quel fatidico giorno, quando aveva ascoltato per caso le parole crudeli di Minho e Felix, scoprendo la verità sulla scommessa.

La prima fase del piano aveva funzionato perfettamente. 

Minho era attratto da lui, forse persino ossessionato, e Jisung si era assicurato che quella fiamma continuasse a bruciare. Ogni volta che Minho cercava di avvicinarsi, Jisung lo lasciava fare solo un po', abbastanza da tenere vivo il suo interesse, per poi allontanarsi di nuovo, lasciando Minho confuso e frustrato. 

Era un gioco crudele, ma Jisung si ripeteva che era necessario. Doveva farlo, doveva resistere, anche se ogni volta che guardava Minho negli occhi, sentiva il peso dei vecchi sentimenti riemergere.

Le cose però iniziarono a complicarsi quando Jisung si accorse che la distanza che manteneva con Minho iniziava a pesargli più di quanto avesse previsto. 

Ogni sorriso di Minho, ogni parola gentile, ogni sguardo carico di desiderio lo facevano vacillare. Era come se, nonostante tutto, una parte di lui volesse cedere, volesse credere che Minho potesse essere cambiato. 

Ma Jisung non poteva permetterselo. Non poteva dimenticare. Ogni volta che la sua risoluzione sembrava indebolirsi, si ricordava delle risate di Minho, delle sue parole fredde e distaccate, e il fuoco della determinazione tornava a bruciare.

Quella sera, dopo una giornata intensa di lezioni, Jisung si trovò a camminare lungo i corridoi silenziosi dell'università, diretto verso la biblioteca. 

Aveva bisogno di tempo per riflettere, lontano dagli sguardi curiosi degli altri studenti. Aveva bisogno di capire se fosse davvero in grado di portare a termine il suo piano senza farsi coinvolgere troppo. Mentre passava vicino alle grandi finestre che davano sul cortile, sentì una presenza alle sue spalle. Si girò e, come aveva ormai imparato ad aspettarsi, trovò Minho lì, appoggiato al muro con un sorriso che cercava di essere disinvolto, ma che tradiva una certa tensione.

"Jisung," lo chiamò, la sua voce bassa e leggermente incerta. "Hai un minuto?"Jisung si fermò, lo sguardo freddo e indagatore. "Cosa vuoi, Minho?" chiese, mantenendo la sua voce calma e controllata, anche se sentiva il cuore accelerare nel petto. 

Ogni volta che Minho gli si avvicinava così, era difficile mantenere il controllo. Ma non poteva cedere. Non ancora.

"Volevo solo parlare," rispose Minho, avvicinandosi di qualche passo. Sembrava sincero, quasi vulnerabile, un'espressione che Jisung non gli aveva mai visto prima. "Non ci parliamo mai davvero. Voglio dire... sul serio."Jisung alzò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto in una posa difensiva. "E cosa ci sarebbe da dire, Minho? Mi sembra che tu abbia già detto tutto l'anno scorso."Minho fece un passo indietro, colpito dalla durezza delle parole di Jisung. 

Love is a gambleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora