Capitolo 4: missione

22 3 25
                                    

Era passata una settimana dall'ultimo allenamento con Maki, e sebbene avessi cercato di tenere sotto controllo la mia frustrazione nei suoi confronti, quella tensione tra noi non si era mai del tutto dissipata. Ognuna di noi era troppo orgogliosa per ammettere che l'altra avesse qualche merito. Tuttavia, in quella settimana, avevamo continuato a fare la nostra parte come stregoni, anche se a distanza.

Poi arrivò la notizia. Una missione. E non solo una qualunque. Gojo ci aveva assegnato a lavorare insieme.

Non potei fare a meno di lanciare una rapida occhiata a Maki quando Gojo ci fece entrare nel suo ufficio. Lei sembrava perfettamente a suo agio, come sempre, con il solito atteggiamento impassibile che mi irritava più di quanto volessi ammettere.

"Quindi, voi due andrete a caccia di una maledizione di grado alto," disse Gojo con il suo solito tono rilassato, come se ci stesse parlando di una passeggiata nel parco. "Sembra che una creatura particolarmente pericolosa stia causando problemi nella periferia della città. Ho piena fiducia in voi."

La fiducia di Gojo poteva sembrare una benedizione, ma sapevo che in realtà significava che la situazione era seria. Una maledizione di alto livello non era uno scherzo, e il fatto che ci stesse mandando solo in due mi metteva un po' a disagio.

"Non c'è problema," rispose Maki, incrociando le braccia. "Sarà una missione veloce."

"Certo, se non rallenti," ribattei con un sorrisetto, cercando di mascherare l'agitazione. Maki si limitò a sollevare un sopracciglio, ma non aggiunse altro.

Gojo ci lanciò un'occhiata divertita. "Siete davvero adorabili insieme. Ma cercate di non ammazzarvi prima di affrontare la maledizione, ok? Mi servite entrambe vive."

---

La missione non era iniziata male. La maledizione era potente, sì, ma con Maki al mio fianco mi sentivo come se avessimo tutto sotto controllo. Lei era veloce, precisa, sempre un passo avanti rispetto a me, e io cercavo di coprire i suoi punti deboli. In qualche modo, funzionavamo. Ma tutto cambiò in un attimo.

La maledizione era più intelligente di quanto avessimo previsto. Maki la stava affrontando con la sua solita freddezza, la sua lancia brillava ad ogni colpo, ma la maledizione era troppo veloce. Io cercavo di colpire da distanza, ma i nostri sforzi non sembravano abbastanza.

Poi, successe la cosa che mi preoccupava di più

La maledizione sibilò con una voce stridente e, prima che potessi accorgermene, colpì Maki con una forza disumana. La vidi volare indietro, come una bambola di pezza, sbattendo contro il muro di cemento con un tonfo assordante.

"Maki!" gridai, il cuore che mi saltava in gola.

Lei cercò di rialzarsi, ma le sue gambe cedettero. Le sue dita tremavano mentre cercava di stringere la lancia, ma era evidente che stava per perdere i sensi.

La maledizione si voltò verso di me.Il tempo sembrava rallentare mentre osservavo il corpo immobile di Maki, il suo sangue che macchiava il pavimento. Non riuscivo a respirare, la mia mente era un vortice di emozioni. Ero preoccupata per lei. Spaventata, sì, ma c'era di più. Sentivo la rabbia crescere dentro di me, una rabbia profonda che non riuscivo a controllare.

La maledizione avanzava verso di noi, ma io non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di Maki a terra, ferita. E io non potevo permettere che venisse ferita così.

Sentii qualcosa esplodere dentro di me, come una fiamma inarrestabile. La rabbia, il dolore, la paura per Maki, tutto si concentrò in un unico istante, e prima che potessi rendermene conto, la mia energia malefica si manifestò.

Il cielo sembrò oscurarsi intorno a me mentre una luce azzurra si riversava dalle mie mani. Le fiamme eteree si muovevano come un fiume in piena, avvolgendomi, pronte a distruggere qualunque cosa si mettesse sulla mia strada.

La maledizione avanzava, ma io sollevai la mano con furia. Un'onda azzurra e liquida che si lanciò contro il mostro, avvolgendolo completamente. La creatura emise un grido spaventoso, contorcendo i suoi arti mentre le mie fiamme lo consumavano da dentro. Non le detti tregua. Continuai a riversare la mia energia malefica su di essa, fino a quando il suo corpo non fu ridotto in cenere.

Il silenzio tornò improvvisamente. Il nemico non esisteva più.

Respiravo affannosamente, il mio corpo tremava per lo sforzo e l'adrenalina. Guardai le mie mani, ancora avvolte da quella luce azzurra, e solo in quel momento mi resi conto di ciò che avevo fatto. Avevo usato la mia tecnica, l'avevo controllata. Ma non era importante. C'era solo una cosa che contava adesso.

Mi voltai verso Maki, ancora stesa a terra. Corsi verso di lei, il cuore che batteva all'impazzata. Si era svenuta. Il suo viso, solitamente così forte e sicuro, era pallido e segnato dalla fatica. Il sangue le colava ancora dalla spalla, ma respirava. Era viva.

Mi inginocchiai accanto a lei, sentendo una stretta al petto. Dovevo portarla all'Istituto, e dovevo farlo subito.

Con delicatezza, la sollevai tra le braccia. Maki era più leggera di quanto pensassi, ma anche in quel momento di vulnerabilità, sentivo quanto fosse forte. Anche se priva di sensi, c'era ancora qualcosa di imponente nella sua presenza.

Camminai fuori dalla fabbrica, il sole stava ormai tramontando. Ogni passo che facevo mi faceva riflettere su quello che era appena successo. Avevo sempre pensato a Maki come a qualcuno di inavvicinabile, una persona distante, dura, sempre pronta a criticarmi. Ma adesso, vedendola così, qualcosa dentro di me cambiò.

Forse era la preoccupazione, o forse era quella rabbia che avevo sentito prima, ma mi resi conto che, in qualche modo, mi stavo affezionando a lei. E non solo perché era forte o perché mi sfidava. C'era qualcosa di più. C'era qualcosa in lei che mi spingeva a voler proteggere, a non volerl vederla soffrire.

Il viaggio di ritorno all'Istituto fu lungo, e il silenzio tra di noi era quasi opprimente. Mi ritrovai a pensare a tutti i momenti in cui l'avevo considerata una rivale, qualcuno contro cui misurarmi. Ma adesso, portandola tra le braccia, capii che Maki era molto di più.

Arrivai finalmente all'istituto, esausta ma determinata. La portai subito all'infermeria, e una volta che fu al sicuro, mi sedetti accanto al suo letto, senza dire una parola.

Odiavo il fatto che mi stavo affezionando a lei, è così irritante, non la sopporto... però sta succedendo...
---

Vorrei ringraziare Giavi_Leggenda Che mi ha aiutata a scrivere il capitolo, spero vi sia piaciuto, alla prossima 🥰

Vorrei ringraziare Giavi_Leggenda Che mi ha aiutata a scrivere il capitolo, spero vi sia piaciuto, alla prossima 🥰

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Ho bisogno di te  (Maki x ragazza che CASUALMENTE ha il mio stesso nome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora