CAPITOLO SETTE

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Respirando affannosamente, qualche minuto dopo, Harry si sollevò faticosamente, sfregando la mano contro la camicia spiegazzata, per ripulirla. Si passò la lingua sulle labbra, gli occhi che brillavano mentre fissava il giovane ancora abbandonato sulla scrivania. "Forza, piccolo, muoviti" lo esortò, in tono gentile: "Devi andare a lavarti ed io ho delle faccende da sbrigare, fuori casa". Louis si mise a sedere e fece una piccola smorfia per il fastidio, facendo ridacchiare l'altro uomo. Il ragazzo arrossì, lasciando ciondolare le gambe dalla scrivania. Harry si avvicinò per passargli una mano tra i capelli, sussurrando: "Sei adorabile, piccolo mio", si chinò poi per sfiorargli le labbra brevemente, aggiungendo con voce roca: "Così sensibile e reattivo, proprio come piace a daddy". Louis sorrise, fiero di essersi guadagnato tanti complimenti. "Forza!" esclamò poi Harry, allungando una mano per pizzicargli un fianco e facendolo scendere, in reazione dalla scrivania. "Ora, vai a fare quello che ti ho detto. Prima di uscire, passerò a salutarti e a controllare che ti comporti bene!".

Louis non voleva uscire nel corridoio, completamente nudo. Harry, che aveva dei vestiti di ricambio, si era già diretto verso il piccolo servizio, presente nello studio, per lavarsi e cambiarsi. Il più giovane, invece, doveva raggiungere la sua stanza attraversando un piccolo tratto di corridoio. Avrebbe voluto protestare, ma non voleva far arrabbiare il suo daddy. Sospirando e tenendo la testa bassa, sgusciò fuori dalla porta cercando di essere veloce, ma a metà strada si ritrovò davanti la figura alta ed elegante di Wilson. Si bloccò, arrossendo e portando le mani tra le gambe per coprirsi. Il maggiordomo lo squadrò con espressione distaccata e lo sguardo di aperto disgusto, scostandosi di lato per oltrepassarlo, sussurrando mentre gli passava affianco: "Puttana". Louis si mise a correre per raggiungere la sua stanza, cercando di trattenere le lacrime di vergogna. Si chiuse la porta alle spalle e corse verso il bagno, riempiendo la vasca mentre veniva scosso dai singhiozzi. L'insulto di Wilson lo aveva sorpreso e ferito, anche se una parte di lui gli diceva che il maggiordomo aveva ragione a definirlo in quel modo. Immergendosi nell'acqua calda, si consolò pensando al suo daddy. Già si era molto affezionato all'uomo ed era certo che Harry gli volesse bene, non era solo una puttana per lui. Scacciando le lacrime, si rilassò e sorrise al pensiero che presto l'uomo sarebbe passato a trovarlo, facendolo di nuovo sentire amato e coccolato.

Dopo un lungo bagno, Louis indossò un paio di slip bianchi ed un pigiama di seta dello stesso colore. Sedette sul letto, in attesa. Avrebbe tanto desiderato una rivista da sfogliare o poter guardare una delle sue serie preferite in tv. Poteva chiederlo, oppure daddy si sarebbe arrabbiato? Dopo qualche tempo, la porta di aprì e il padrone di casa entrò con passo deciso. Indossava un completo blu scuro, la giacca aperta su una camicia a righe rosse. Harry sedette sul letto affianco al più giovane e lo fissò intensamente: "Sei molto carino, con questo pigiama, bimbo mio". "G-grazie, daddy" balbettò, abbassando lo sguardo. Il più grande si appoggiò alla testiera del letto e gli fece cenno di avvicinarsi: "Vieni qui, daddy vuole fare le coccole al suo bravo bambino". Entusiasta, Louis sorrise e si affrettò a gettarsi tra le sue braccia, affondando il viso tra il collo e la spalla e respirando l'odore inebriante dell'uomo. Harry lo circondò con le braccia, carezzandogli dolcemente la schiena. A un tratto, Louis si irrigidì e l'altro se ne accorse immediatamente: "Cosa succede, piccolo?". Il ragazzo sospirò e chiese, in un sussurro: "P-posso f-fare una domanda, d-daddy?". Corrugando la fronte, Harry scostò il giovane dal suo corpo per fissarlo in viso, esortandolo gentilmente: "Dimmi, piccolo mio". Louis si morse un labbro, molleggiando sul letto in preda all'agitazione. Poi, confessò con voce fioca: "I-io vorrei, s-se p-posso d-daddy", si interruppe incerto. "Cosa vorresti, bimbo mio? Non aver paura, parla con me" lo incalzò dolcemente Harry. Louis abbassò la testa incupendosi improvvisamente: "N-non ho più le mie cose, daddy". L'uomo lo fissò, confuso: "Cosa intendi?". Louis sospirò, scostandosi e tormentandosi nervosamente le mani, scuotendo poi la testa: "N-niente, daddy, scusa". Harry si morse un labbro, non era esattamente un tipo paziente e il comportamento del ragazzo, a volte, era irritante. "Non farmi arrabbiare, dimmi cosa ti manca" gli intimò, alzando la voce e facendo indietreggiare, sul materasso, il più giovane. Con il respiro accelerato ed il capo chino, il ragazzo rispose: "O-ogni tanto, se ero b-bravo, potevo avere dei f-fumetti e g-guardare la t-tv, daddy". Il più grande lo fissò con aria sorpresa, non ci aveva pensato. Ovviamente, il ragazzo aveva dei passatempi e nella nuova casa si era sentito perso, senza il conforto di quelle cose. "Hai ragione, piccolo. Sapevo ti piacessero i supereroi, ma non ho pensato leggessi i fumetti. Per la tv, preferirei che non la guardassi da solo, ma potremmo guardarla insieme a me, qualche volta" replicò in tono serio, Louis annuì, cercando di non mostrarsi deluso. Harry lo vide triste, così propose: "Potrei farti prendere dei fumetti, per ricompensa. Ma dovrai essere davvero davvero bravo, piccolo". Louis sollevò la testa di scatto, fissandolo con gli occhi che luccicavano: "S-sì daddy, sì!". Il maggiore si alzò dal letto, l'espressione intenta e pensierosa. Si mosse verso la cassettiera, aprendo il cassetto in fondo per prendere qualcosa, mentre spiegava con voce roca: "Ora, daddy, ti metterà alla prova. Se sarai obbediente, avrai una ricompensa. In caso contrario, sarai punito". Louis sentì uno strano calore in fondo allo stomaco, a quelle parole. Voleva essere bravo per daddy, ma sentiva anche una tensione all'inguine quando l'altro gli parlava in quel modo. "Spogliati" ordinò Harry, tornando verso il letto con degli oggetti in mano e poggiandoli sul comodino. Esitante, Louis si sfilò il pigiama e rimase con solo gli slip addosso. L'uomo più maturo si mosse verso la scrivania, dove era riposta una cassa d'acqua e prese un paio di bottiglie, tornando poi verso il letto. "Togli anche gli slip" intimò in tono severo, al più piccolo, Louis si affrettò ad ubbidire. "Bravo, piccolo mio" lo lodò Harry, una volta che fu completamente nudo. Gli porse una bottiglia d'acqua, ordinando di berla tutta mentre si spostava per prendere quello che aveva poggiato sul comodino. Il ragazzo bevve lentamente, a fatica. Una volta terminato, porse la bottiglia vuota all'uomo, che con un enorme sorriso gliene porse una seconda, ripetendo l'ordine di berla tutta. Louis impallidì, ma eseguì l'ordine pensando alla ricompensa promessa. Finito di bere, notò che Harry teneva in mano delle corde. "Bene, ora sdraiati a pancia sotto sul letto" gli disse l'uomo, la voce che vibrava in anticipazione. Una volta che il giovane si fu disteso, Harry gli legò i polsi e le caviglie alle estremità del letto, facendolo tendere sul materasso. Quindi, si sporse di nuovo verso il comodino e si prese una confezione di lubrificante, sistemandosi tra le gambe spalancate del ragazzo per spalmarlo con cura tra le natiche sode, bagnando premurosamente la fessura rosea. Louis si gustò quelle attenzioni, cercando di non preoccuparsi per la prova da superare. Dopo alcuni minuti, Harry ritrasse la mano e si girò per prendere un oggetto. Louis sobbalzò, sentendo qualcosa di duro premere contro di sé. "D-daddy?" chiese, senza riuscire a impedirselo. Harry non lo rimproverò, pregustando quello che stava per fare. Con cautela, spinse lentamente il vibratore dentro di lui, sussurrandogli di rilassarsi. Una volta posizionato l'oggetto, in modo da premere sulla prostata una volta azionato, gli spiegò con voce suadente: "Adesso, piccolo mio, accenderò il vibratore che ti farà sentire tanto bene, mentre daddy esce per delle commissioni". Louis si irrigidì e si mosse, tirando le corde. Harry ridacchiò divertito, spiegando: "Mentre sono fuori, non ti è permesso venire o fare pipì, anche se ti ho fatto bere tanto". Louis boccheggiò e piagnucolò, agitando i fianchi. L'uomo ribadì, in tono deciso: "Neppure una goccia, deve sporcare il lenzuolo! Se mi disubbidisci, sarai punito!". "Daddy!" si lamentò, disperato, scuotendo la testa: "N-non posso, d-daddy". Ma il maggiore non lo ascoltò, azionando il vibratore e sollevandosi dal letto. Louis gemette, sentendo la pressione sul punto di maggior piacere e l'altro rilasciò una risatina, in risposta. "Cercherò di fare in fretta, piccolo" gli disse mentre si avviava verso la porta e usciva, senza voltarsi indietro.

"Daddy, daddy!" chiamò con voce rotta il ragazzo, consapevole che l'altro non lo avrebbe ascoltato. Il vibratore si muoveva incessante, colpendo ritmicamente la sua prostata. Si morse un labbro, sentendo il proprio membro indurirsi. Cercò di prendere dei respiri profondi, di non pensare alla continua vibrazione, che lo eccitava e stimolava allo stesso tempo il suo bisogno di svuotare la vescica. Mugolava, piagnucolava, cercando di non singhiozzare troppo forte. Sentiva il corpo in fiamme, il viso arrossato e umido di lacrime. I minuti trascorrevano, lenti. Non aveva idea di quanto avrebbe dovuto resistere, ma si impegnò al massimo, per non deludere il suo daddy.

Quello che daddy vuole - Larry (Sconsigliata a pubblico sensibile)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora