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Passò qualche settimana dopo l'incontro con la dottoressa, ma Alice non ne voleva sapere: non la voleva contattare, ma pensavo che l'unico motivo per cui non lo facesse era per il suo orgoglio, perché i suoi occhi mi dicevano altro: lei voleva la verità, voleva sapere tutto ancora una volta, e probabilmente aveva ancora tante domande da porre a quella donna; avrei tanto voluto aiutarla, ma ogni volta che provavo a farle avere un incontro con quella donna, o anche soltanto quando provavo a fargliela chiamare, Alice non mi rispondeva e si isolava, come se entrasse in una bolla dalla quale non sarebbe più voluta uscire.
Continuavo a pensare che non ci fossero giustificazioni per quello che aveva fatto Eleonora, ma io credevo a tutto quello che aveva raccontato: quando qualcuno vuole che tu sparisca dalla faccia della Terra nel peggiore dei modi, hai paura, non sai dove nasconderti e non sai cosa fare perché tanto verrai trovato e soffrirai lo stesso; con queste minacce, si è destinati a una vita di sofferenze e accortezze continue, non si può vivere una vita normale, specialmente se la persona che vuole il tuo male è la persona che ami.
Nel frattempo, in quei giorni avevo lasciato Alice nella casa di Lorenzo e avevo spostato le nostre valigie nella nostra nuova casa: la definivo tale perché due giorni dopo della partenza di Lorenzo e Ludovica, il ragazzo mi aveva scritto un messaggio dicendomi che quella poteva definirsi casa mia perché stava già pensando di andarsi a trasferire lontano con la sua ragazza, sempre in regione ma un po' più distante da Firenze, e che non mi dovessi preoccupare del pagamento della casa perché il mutuo era stato chiuso; certo, oltre a fare il pizzaiolo, sapevo benissimo quanti soldi avesse potuto guadagnare con i lavori che Giuseppe gli pagava. 
Intanto, Giuseppe non si era minimamente fatto sentire o vedere nelle nostre vite, così come i membri della compagnia pubblica: nessuna minaccia, e questo silenzio in parte mi uccideva, perché sapevo che questa calma fosse dovuta al fatto che stessero pensando a cosa escogitare per raggiungere i loro sporchi affari; inoltre, anche Matteo era completamente scomparso dalla circolazione, e non avevo minimamente pensato a cercarlo perché sapevo che non voleva essere cercato, voleva soltanto imparare a vivere di nuovo, e in parte lo invidiavo, dato che era quello che volevo fare proprio io.
In quei giorni era venuta anche Nicole a trovare sua sorella, anche se dovrei definirla "sorellastra" visto che le abbiamo raccontato cosa fosse successo: chiaramente lei era molto piccola quando accadde tutta questa storia, per cui non sapeva niente e a malapena si ricordava di sua madre incinta, e se avesse detto di avere due gemelli. Ancora ero spiazzato da tutta quella storia, che per giunta era arrivata nel periodo peggiore che potesse esserci; la sua perdita di memoria stava pesando sempre di più, e ogni giorno cercavo di rispondere alle domande che le venivano in mente in merito ad abitudini passate e ovviamente non esitavo a darle risposte: mi ero convinto a raccontarle tutto, anche nei minimi dettagli se fosse stato necessario, perché avevo capito che l'unico modo per proteggerla era guadagnarmi di nuovo la sua fiducia e starle accanto il più possibile. Ero stato completamente uno stupido in passato, e la cosa che mi faceva stare peggio era che me ne fossi reso conto soltanto quando Alice aveva perso i nostri ricordi: nonostante non fossero molti, avevano permesso di costruire la nostra storia, il nostro tutto, perché in fondo eravamo reciprocamente l'uno il tutto dell'altra, e non avevo più intenzione di perderla e lasciarla andare via, lontano da me.

Alice era sempre sopraffatta dai suoi pensieri: avevamo parlato molto in questi giorni, ma sembrava tremendamente annoiata e infastidita dal fatto che fossimo sempre chiusi in questa casa, ma era davvero l'unico modo per stare tranquilli, nonostante lei non fosse per niente d'accordo. In quei giorni non avevamo particolarmente parlato di noi, e lei mi era sembrata completamente schiva e fredda: prima della notizia di Eleonora, mi sembrava come se tutto il sentimento che avessi provato a reprimere fosse completamente esploso e avesse suscitato emozioni ancora più forti tra noi, ma nei giorni seguenti sembrava tutto appartenere al passato ed essere completamente racchiuso in una scatola sigillata. Non ero arrabbiato con lei, potevo solo immaginare cosa le passasse per la testa: era confusa, arrabbiata probabilmente con sé stessa e con il mondo, avvilita e affranta da quello che aveva scoperto poco tempo prima; sembrava una piccola bambina dispersa in questa nuova vita che stava affrontando. In questi giorni mi era sembrato difficile anche abbracciarla e baciarla: ci ero riuscito poche volte, ma era sempre distaccata e nei suoi pensieri; vorrei soltanto riavere l'Alice di prima, per vedere quella ragazza coraggiosa e forte che avevo sempre conosciuto vivere con me "tranquillamente", se così potevamo dire. Era così vicina a me, ma anche così distante a causa di questo suo atteggiamento, ma non potevo dirle nulla perché aveva tutte le motivazioni per stare così.

Our All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora