capitolo uno

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-sam! Vattene da lì non fare sciocchezze-
-Mel....lui è troppo forte..non puoi solo sigillarlo...devi ucciderlo-
Lei mi guardava con le lacrime agli occhi.
-non posso.....non posso uccidere mio fratello-
-Mel ti prego ti supplico...lascia che lo uccida-
I suoi occhi continuavano a guardarmi.
-proteggi Matteo-
Matt era disteso alle mie spalle privo di sensi. Fu lì che feci quello che non avrei mai voluto fare....
La sveglia mi svegliò da quell'ennesimo incubo e ricordo.
Il mio nome è Samantha Nidevok e mi sono trasferita con i miei genitori a causa di quello che è successo quel giorno alla mia squadra. Vogliamo ricominciare una nuova vita.
Mio padre, Alex, è uno stregone/scienziato militare; mia madre Clare invece è una cacciatrice, come lo siamo io e mio fratello.
Noi cacciatori abbiamo tutti una tipologia diversa di poteri e un'arma alla quale siamo legati.
Ad esempio mia madre usa una k-47 e sa domare tutti e quattro gli elementi. L' animale che la rappresenta è la pantera nera nella quale può anche trasformarsi. Lei è una cacciatrice magnifica.
Mio fratello Matteo è di due anni più grande di me. Domina tutti gli elementi proprio come la mamma. Usa una Beretta M9 semiautomatica. È eccezionale anche quando si trasforma in un simpaticissimo tasso.
Poi arrivo io che ho 17 anni e sono una cacciatrice che sa usare praticamente nessun elemento. I miei ex professori di addestramento dicevano che dovevo avere una specie di ritardo proprio come sosteneva la mia famiglia. Il mio animale è un ghepardo bianco dagli occhi celesti come il ghiaccio.
Ho i capelli castano chiaro e gli occhi diversi. Uno castano e l'altro color ghiaccio. Lo copro con una lente a contatto castana.
Ebbene ora sono costretta ad alzarmi. Il mio primo giorno di scuola "normale" inizia oggi.
Mi faccio una doccia veloce e opto per un blu jeans a sigaretta e una t-shirt nera e larga che mi arriva fino a metà coscia, naturalmente l'ho rubata a Matt. Mi è sempre piaciuta questa maglia.
Scendo le scale mangio un boccone e mi affretto ad andare a scuola.
Purtroppo la mia adorata Kawasaki Z1000 è rimasta nella mia vecchia città per il momento e quindi sono costretta ad andare a piedi.
La strada è contornata da aiuole piene di colore. Le chiome degli alberi tagliano i raggi del sole che mi scaldano la pelle. È una sensazione stupenda.
Mentre ammiro la strada a me sconosciuta, un auto...o meglio una maledetta auto....con a bordo due ragazzi, penso entrambi più grandi, hanno deciso di passare sopra ad una pozzanghera e lavarmi.
-idiotiiii-
Bene il mio primo giorno comincia già alla grande, o meglio bagnato.
Dopo 15 minuti di camminata in acqua oserei dire, arrivo a scuola.
Non appena varco il cancello sento dei pettegolezzi su di me da parte di tre ochette che mi passano accanto.
Mi giro per fulminarle con lo sguardo quando mi accorgo che la bionda in mezzo sta andando verso un auto, e più precisamente quell'auto.
La rabbia inizia a salire.
Li ammazzo.
Mi reco all'auto e punto subito il dito contro i ragazzi sbraitando -voi bastardi....guardate come cazzo mi avete ridotta-
-calmati gattina...la pozzanghera si è spostata- dice il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi. Oddio i suoi occhi...sono splendidi.
Hey Sam riprendi il battito che ti è sfuggito e fallo fuori, sei una cacciatrice.

Si hai ragione non ho tempo per queste cazzate.

-tu razza di idiota...non azzardarti più a chiamarmi gattina o ti faccio fuori-
La sua risata si bloccò e scese dall'auto. I suoi occhi si incatenarono ai miei -hey nana....non osare chiamarmi mai più idiota se no vedrai cosa ti faccio...e non sarà una cosa bella-
Sono più bassa di lui e odio quando mi si chiama nana o piccoletta o ragazzina -senti tu coso IDIOTA...ti conviene starmi alla larga se non vuoi fare una brutta fine-
DRIIIIINNNN suona la campanella.
Lui si avvicina al mio orecchio e mi sussurra -sei stata fortunata gattina- e si allontana con il resto della sua squadretta...due play boy e tre puttanelle.
Uhhhhhh che nervi...mi faccio già dei nemici fantastico.
Mi avvio all' entrata dell'istituto e non appena entro in classe tutti gli occhi degli alunni sono rivolti verso di me.
-buongiorno signorina?!-
-Samantha Nidevok-
-piacere io sono il professor Enric Madit e insegno storia- mi sorride il professore indicandomi un posto -oggi hai due posti vuoti scegli quello che preferisci e l'ultimo che arriva si prende quello che capita-
-grazie-
Mi avvio verso il banco della penultima fila in parte alla finestra con tutti gli occhi puntati addosso. ...mamma mia che disagio...
Passa mezz'ora di lezione e dalla porta entra una persona. Mi volto per vedere chi sia e incrocio quegli occhi verdi. Dannazione è pure in classe con me. Questa è proprio sfiga.
-signorino Wolf le sembra questa l'ora di entrare in classe? Siamo appena all'inizio dell'anno e già ritarda...si vada a sedere-
Il ragazzo risponde -mi scusi ma ho avuto un piccolo contrattempo-
La ragazza di fronte di me si gira e con un sorrisino mi sussurra - si a scoparsi una delle sue solite troiette....comunque io sono Leila-
Le sorrisi -piacere sono Sam-
È una bella ragazza e gentile. Ha gli occhi castani e i capelli biondo scuro.
Il ragazzo mi si avvicina e mi disce borbottando -è il mio posto spostati-
- ma davvero? Non vedo scritto il tuo nome da nessuna parte-
-se non vuoi che ti tolga quel sorrisetto ti consiglio di alzarti-
-Riccardo siediti dove trovi il posto vuoto- disse il prof con un tono leggermente alto e arrabbiato.
E così si chiama Ricky l'idiota...suona anche bene.
Mi scappa una piccola risata.
Wolf questo cognome l' ho già sentito ma non ricordo dove.
Sentivo i suoi occhi su di me. I brividi non cessavano e mi veniva in mente Matt. Mi mancano le cavolate che diceva durante le lezioni di addestramento.
Le ore passano davvero molto lente.
Due ore di storia.
Una di italiano.
Una di matematica e una di scienze.
Sono negata per le ultime due materie quindi vi lascio immaginare che inferno.
Alla fine delle cinque ore Leila mi chiese dove abitavo e perché non mi aveva mai visto in giro. Mi chiese anche perché ero sporca di fango. Le risposi che era colpa di quel Riccardo se ero così e che mi ero trasferita a causa del lavoro dei miei.
Lei mi sorride -ti va di venire da me questo pomeriggio? -
-si mi farebbe molto piacere- le sorrido e lei mi dà il suo indirizzo e il suo numero di telefono.


come la notte e il giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora