Capitolo 1

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POV Bjorn.

A Kattegat.

I giorni si susseguono l'un l'altro dando inizio a una routine che sembra non finire mai.

Per tanti anni sono stato lontano da mio padre e ho desiderato disperatamente la sua compagnia ma adesso che ci siamo ritrovati l'angoscia mi perseguita.

Vivere nascosto all'ombra della sua grandezza, è questo il mio destino poiché è questo che vogliono gli dei.

Nulla sembra mai abbastanza per compiacere mio padre, sebbene mi alleni incessantemente per i combattimenti.

Avevo sperato fino all'ultimo che egli potesse insegnarmi, che mi illuminasse con la sua infinita saggezza e astuzia e invece, mi ritrovo sulle sponde del mare di quella che è la mia città natale a combattere con mio zio, Rollo, nella speranza, seppur vana, di divenir grande come mio padre.

"Vuoi forse morire Bjorn?"

"No" rispondo semplicemente.

"Allora non distrarti. Il tuo nemico potrebbe approfittarne" mi ripete Rollo.

Se solo potessi dimostrare quanto valgo, forse nessuno mi considererebbe più un ragazzino, infondo non mi basta che un'occasione.

Sfortunatamente l'occasione a cui cerco disperatamente di aggrapparmi non arriva oggi e come previsto cado a terra, sconfitto, per l'ennesima volta.

"Sei morto" mi dice.

"Lo so" gli rispondo.

"Devi concentrarti Bjorn, il fatto che tu non sia mai stato ferito in battaglia non significa che tu possa permetterti di prendere tutto questo alla leggera".

La severità della sua voce non mi è di alcun conforto, anzi non fa altro che alimentare quella rabbia che cerco disperatamente di tenere sotto controllo.

"Io prendo l'addestramento più seriamente di quanti pensi ma non sarò mai come te e mio padre" gli dico rialzandomi.

Vedo il suo sguardo addolcirsi e mi si avvicina piuttosto lentamente poggiando la sua grande mano sulla mia spalla.

"Tu sarai addirittura migliore di tuo padre Bjorn. Gli dei ti sorridono...ma forse, sei solo troppo giovane per capire."

Non do troppo peso alle sue parole e mi allontano dalla sua stretta raccogliendo lo scudo e l'ascia alle mie spalle.

"Meglio ritornare a casa, riprenderemo domani" gli dico.

Lui annuisce semplicemente e proprio come me raccoglie le sue armi, pronto per ritornare a casa.

POV Irha.

Regno di Re Horik.

Il palazzo è in fermento e i servitori corrono da una parte all'altra del castello portando con loro sacchi ricolmi di provviste.

Non ho la più pallida idea di quello che stia succedendo e vista la mia posizione, dubito che mio padre mi dia delle spiegazioni.

Mi tiene rinchiusa in queste mura, nascosta dalla vista della sua amatissima moglie, ferita nell'orgoglio a causa del suo tradimento.

Non conosco l'identità di mia madre e mio padre non ne parla quasi mai, ho provato a chiedergli di lei ma lui si limita a sorridermi e dirmi che le somiglio molto.

"Non stare lì impalata, trovati qualcosa da fare." La voce è piuttosto acuta e so benissimo a chi appartiene.

É Gunnhild, la mia matrigna, la mia regina e la ragione delle mie sofferenze continue.

Come sempre decido di non risponderle, non voglio litigare ancora con lei quindi mi incammino verso la sala centrale nella speranza di poter incontrare un volto amico che possa aiutarmi a capire quello che sta succedendo.

Gunnhild purtroppo non si allontana, anzi mi segue e mi afferra un braccio con violenza.

"Vedi di darti da fare seriamente Irha" mi dice duramente, "non ti tengo qui, nella mia casa, per vederti far nulla tutto il giorno" continua.

Il suo sguardo sembra molto serio e posso dedurlo dalle piccole rughe che si formano nella fronte spaziosa, appena coperta dai capelli biondi.

Controvoglia annuisco, sfidarla e dirle che in realtà ho tutto il diritto di restare qui perché sono anche io la figlia del Re sarebbe del tutto controproducente.

Più di una volta le sue mani si sono abbattute sul mio corpo senza motivo ed io non potevo fare altro che subire.

Difendermi dalle sue violenze sarebbe stato inutile, avrebbe sfruttato la mia resistenza per ingraziarsi mio padre e descrivermi come una figlia ingrata e degenere che colpisce la sua matrigna senza alcun apparente motivo.

A 14 anni decisi di voler imparare a combattere, convinta che così sarei divenuta abbastanza forte da poterla sconfiggere o quantomeno di evitare che mi facesse ancora del male.

Eppure tutti i miei sforzi sono stati inutili perché un giorno, dopo aver distrattamente fatto cadere dell'acqua sul vestito di uno dei miei fratelli, lei mi colpì ed io le risposi con un pugno.

Il livido sul suo volto ed il sangue versato dal suo naso furono la causa della mia situazione attuale.

Da allora vivo nella parte del castello riservata alla servitù, in una stanza sì spoglia ma tranquilla e accogliente, sempre se non hai troppe pretese.

"Prepara dei vestiti per i miei figli..e cerca anche di portare con te dei vestiti decenti" dice.

"Per qualche strano motivo mio marito vuole che anche tu venga con noi" la sua voce sembra risvegliarmi dai miei dolorosi ricordi.

"Dove andiamo?" le chiedo un po stupita.

"Lo scoprirai molto presto" risponde e con un ghigno, si allontana.

La figlia di un Re.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora