1. Benvenuti a Mystic Falls

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Lo sguardo di mio padre è fisso sulla strada davanti a noi, mani ben salde sul volante.

Sembra quasi eccitato, come se stessimo andando in vacanza in qualche posto esotico e non in un buco sperduto di nome Mystic Falls.

Sbuffo rumorosamente e lui finge di non sentirmi, come se ignorare la mia evidente frustrazione potesse, in qualche modo, farla sparire.

"Mystic Falls è una città con un sacco di storia, Tess" dice per l’ennesima volta, la voce carica di quel tono pedagogico che usa con i suoi studenti "Sarà una grande opportunità per te."

"Sì, certo" mormoro sarcastica, fissando la strada con lo stesso entusiasmo con cui guarderei una puntata di un documentario sui funghi "Un’opportunità fantastica per essere uccisa da un vampiro."

Non posso fare a meno di lanciare la frecciatina.

So perché siamo qui, e non è solo per il nuovo lavoro da insegnante di storia che ha ottenuto alla Mystic Falls High School.

Il lavoro è solo una scusa.

La verità è che papà non può fare a meno di ficcare il naso in tutto ciò che ha a che fare con il soprannaturale.

Dopo la morte di mia madre — no, meglio, dopo che mia madre è stata uccisa da una creatura che non dovrebbe nemmeno esistere — papà ha fatto di tutto per scoprire di più su ciò che si nasconde nelle ombre.

E ora eccoci qui, a trasferirci in un paesino che probabilmente è l'epicentro di tutto quello che c’è di più strano e letale.

"Non ci sono vampiri" ribatte, anche se noto la tensione nella sua voce.

Oh sì, certo, vampiri.

Lui sa perfettamente che questa città ne è infestata.

Potrei quasi scommettere che dietro ogni angolo ci sia qualche creatura non morta pronta a saltar fuori per succhiarmi il sangue.

Alzo il volume, la radio sta passando heaven and hell dei Black Sabbath.

The lover of life’s not a sinner

Guardo fuori dal finestrino e noto che ci stiamo avvicinando al cartello sbiadito che annuncia l’ingresso in città: Mystic Falls, Virginia.

The ending is just a beginner

Wow, sembra davvero un posto dove i sogni vanno a morire.

The closer you get to the meaning
the sooner you’ll know that you’re dreaming.

"Ovviamente, papà," dico, calcando bene il tono ironico "È solo una coincidenza che la città abbia più morti misteriose che abitanti."

Lui fa una risatina forzata "Hai sempre avuto una fervida immaginazione."

"Sì, e tu sei sempre stato un bugiardo" mormoro tra i denti, ma abbastanza forte perché possa sentirmi.

Ci lascia cadere nel silenzio per qualche minuto.

Finalmente entriamo nel cuore di Mystic Falls.

Non posso fare a meno di notare quanto sembri pittoresco.

Gli edifici sono piccoli, le case hanno tutte giardini ben curati e le persone passeggiano tranquillamente per le strade, come se non ci fosse niente di strano in giro.

È quasi... inquietante.

Tutto troppo perfetto, troppo ordinato.

È come se stessero tutti fingendo di vivere in un sogno americano che non esiste davvero.

"Quindi, questa è Mystic Falls" dico, osservando una coppia di anziani che attraversa la strada.

Sembrano usciti da una pubblicità di cereali per la colazione.

"È carina, no?" domanda mio padre con quell'entusiasmo forzato che rende tutto più fastidioso.

"Sì, carina come un film dell'orrore ambientato negli anni ‘50"

Papà sospira di nuovo, probabilmente chiedendosi perché non ho preso la sua stessa predisposizione all’entusiasmo.

Forse perché ho ancora un minimo di istinto di sopravvivenza.

Dopo un paio di svolte, ci fermiamo davanti a una casa che sembra uscita direttamente da un vecchio film romantico: due piani, finestre ampie, una veranda con una sedia a dondolo che scricchiola leggermente nel vento.

La classica casa che si vede nei film... giusto prima che scoppi l’apocalisse.

"Benvenuti nella nostra nuova casa" dice papà, parcheggiando e spegnendo il motore con un sorriso soddisfatto.

Sbuffo di nuovo "Fantastico. Ora possiamo morire in pace."

"Potresti almeno provare a essere un po' più positiva?" chiede mentre scendiamo dalla macchina.

"Oh, certo" rispondo, spalancando le braccia e facendo un passo teatrale verso la casa "Guarda, papà, è perfetta. C'è persino una sedia a dondolo per guardare i fantasmi passare davanti alla finestra."

"Non ci sono fantasmi" ribatte con un tono che cerca di essere paziente ma che tradisce un pizzico di frustrazione "E non ci sono vampiri. Né lupi mannari. Né qualunque altra cosa tu stia immaginando"

Mi stringo nelle spalle "Certo, come vuoi. Intanto io dormo con una spranga di ferro sotto il cuscino e tu hai una casetta di paletti nel bagagliaio"

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La sera cala velocemente a Mystic Falls.

Dopo aver passato ore a disfare scatoloni e cercare di rendere la mia nuova stanza meno opprimente, mi siedo sul letto, fissando il soffitto.

Il silenzio qui è assordante.

Niente traffico, niente urla della città, solo... pace.

Finta, però.

Posso quasi sentirlo, il peso di ciò che nascondono queste strade.

Non riesco a smettere di pensare a mia madre.

So che non dovrei, ma ogni volta che penso a Mystic Falls, penso a lei.

Papà ha cercato di proteggermi dalla verità, ma io non sono stupida.

Sapevo che lei era coinvolta in qualcosa di più grande, qualcosa che papà non vuole ammettere nemmeno a se stesso.

Una bussata alla porta mi distoglie dai miei pensieri.

"Tess? Tutto ok?" La voce di mio padre è morbida, preoccupata.

Gli faccio cenno di entrare e lui si siede accanto a me sul letto.

Siamo rimasti soli per così tanto tempo che a volte non so più chi stia cercando di proteggere chi.

"Sei sicuro di voler stare qui?" chiedo, rompendo il silenzio.

Lui annuisce, ma non mi guarda negli occhi "È il posto giusto per noi."

Per lui, forse.

Per me, è solo l'inizio di una lunga serie di incubi.

"Mystic Falls non è solo una città, papà. Lo sai meglio di me."

Finalmente si volta a guardarmi, e nei suoi occhi vedo il peso di tutto quello che cerca di nascondere "Lo so. Ma ti prometto che ti terrò al sicuro."

Sorrido, ma è un sorriso amaro "Non sei riuscito a tenere al sicuro nemmeno lei."

Il silenzio che segue è pesante, carico di ricordi e di rimpianti.

Papà si alza, mi dà una leggera pacca sulla spalla e si dirige verso la porta.

"Prova a dormire" dice piano, senza voltarsi.

Non rispondo.

Non c’è nulla da dire.

Nel buio dei suoi occhi - Damon Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora