𝑃𝑟𝑜𝑙𝑜𝑔𝑜 -𝔘𝔫 𝔳𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦𝔬 𝔯𝔦𝔠𝔬𝔯𝔡𝔬-

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⚠️ATTENZIONE⚠️

Prima di continuare con la storia, vorrei chiederti gentilmente di lasciare una valutazione con la stellina in basso.
So che molti lettori non ci fanno caso, e spesso restano in silenzio. Anche io, in passato, non davo molta importanza alle valutazioni e ai commenti.

Tuttavia, le stelline e i commenti sono molto utili per far capire a noi scrittori se la storia sia stata apprezzata o meno. Inoltre, ci aiutano a capire quanti di voi siano davvero interessati a seguire il racconto.

Grazie per il supporto!

🌸🌸

Mia madre è sempre stata una persona molto educata e gentile, almeno con me.
Con i miei due fratelli, invece, litiga spesso, forse perché Jonathan e Marcus non sono mai stati facili da gestire.

Quel pomeriggio, dopo la merenda, le chiesi se potevo uscire con le mie amiche.

Irina e Sasha mi avevano chiesto di venire a giocare al parco insieme. Mia madre, dopo avermi guardato con un sorriso stanco, annuì e io corsi subito a cambiarmi.

Quando arrivai al parco, le vidi subito. Stavano già giocando con la palla, il loro gioco preferito, e mi accolsero con un grande sorriso.

«Ciao», le salutai, mentre loro lasciavano la palla per terra, il sole che filtrava tra gli alberi colorava i loro volti di una luce dorata.

«Ciao, Cassandra», mi salutarono entrambe, venendo verso di me. Il parco era tranquillo, il vento leggero muoveva le foglie sopra di noi.

In lontananza notai Elia, insieme ai suoi amici. Lo riconobbi subito, il suo modo di camminare era inconfondibile, anche a nove anni, è già alto.

Io ed Elia abbiamo la stessa età, siamo nati lo stesso giorno e i nostri genitori non smettono mai di ripeterci quanto sia speciale questo legame. Forse hanno ragione, perché tra noi c'è sempre stata una connessione profonda, quasi naturale.

Alzai la mano per salutarlo e, appena mi vide, mi sorrise e ricambiò il gesto. Rimasi a guardarlo per un attimo, ma subito dopo le mie amiche mi tirarono nella loro partita.

Passammo quasi un'ora a ridere e scherzare, il tempo volò. Poi vidi mio padre avvicinarsi in macchina, con mia madre e Jonathan.

Jonathan, il più grande, 21 anni, ormai lavorava già e lo vedevo poco, ma ogni volta che tornava a casa portava con sé storie interessanti dal lavoro.

«Cassandra!», urlò mia madre richiamandomi, la sua voce risuonava nell'aria fresca della sera.

Salutai le ragazze con un cenno e corsi verso di lei. Sapevo che era il momento di tornare a casa, anche se non capivo perché fosse così agitata.

«Ciao, papà», dissi avvicinandomi alla macchina.

Mio padre non era quasi mai a casa. Ogni volta che tornava, sembrava diverso, come se portasse con sé un peso invisibile. Mi guardò appena, ma non disse nulla.

«Dobbiamo andare subito, salite in macchina», ordinò con tono deciso, senza nemmeno guardarmi negli occhi.

𝐶ℎ𝑒 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑑𝑒 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜?

Mi voltai verso Elia, anche lui mi stava guardando, cercando di capire cosa stesse succedendo.

Io e Jonathan facemmo come ci aveva detto, salendo rapidamente in macchina.

Elia era fermo poco lontano da mia madre, osservando la nostra macchina.

Nostro padre era già alla guida, e nostra madre rimase fuori per un momento, con lo sguardo fisso su di noi, come se stesse pensando a qualcosa di importante. La guardai anch'io, e mentre chiudeva la portiera, la vidi sparire dal mio campo visivo.

«Dove stiamo andando?» chiesi a Jonathan sottovoce, mentre la macchina partiva.

Mi guardò, scrollando le spalle. Anche lui sembrava confuso.

Dal finestrino vedevo scorrere paesaggi di campagna, alberi e prati che si estendevano all'infinito. Non era una strada che facevamo spesso, e cominciai a sentire un'inquietudine crescere dentro di me.

𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑡𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎...

Improvvisamente, nostro padre fermò bruscamente l'auto, il rumore delle gomme che stridono mi fece sobbalzare. Scese dalla macchina senza dire una parola, aprì il cofano e prese una bottiglia. Non era una bottiglia d'acqua, lo capii subito.
Vedevo spesso come quelle bottiglie sparse per casa, avevano uno strano sapore e odore.
Tornò in macchina, stringendo la bottiglia con rabbia.

Jonathan, preoccupato, provò a dire qualcosa, ma nostro padre lo fermò subito con uno sguardo severo.

«State zitti. Jonathan, scendi dalla macchina», disse con voce ruvida, avvicinando la bottiglia alle sue labbra e bevendo un lungo sorso.

Jonathan esitò, ma alla fine fece come gli era stato ordinato. Uscì dalla macchina, fermandosi davanti a noi, con un'espressione confusa e preoccupata. Quando chiuse la portiera, nostro padre partì di colpo, lasciandolo lì, da solo.

«Papà, e Jonathan?» chiesi, la voce tremante, il cuore che mi batteva forte nel petto.

Non ricevetti risposta. Anzi, la macchina accelerava sempre di più, sfrecciando lungo la strada deserta. Mi sentivo intrappolata, volevo scendere, volevo tornare indietro e restare con Jonathan.

Poi, improvvisamente, tutto si fece buio. Non avevo la cintura allacciata, e il brusco movimento mi fece cadere tra i sedili. Sentivo solo il rumore del motore, e poi un colpo sordo. Qualcosa mi cadde sulla testa e il mondo attorno a me svanì.

Non sono mai più tornata a casa, da mia madre Giorgia, mio fratello Marcus e Jonathan. L'ultimo ricordo che ho è quello di una corsa folle, e di un buio profondo che mi avvolse, portandomi via.

Questo lo ricordo bene, anzi benissimo, e resterà il mio più grande segreto.
Sono pronta per una nuova avventura...

Sono pronta per una nuova avventura

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🌸Spazio Autrice🌸

Un prologo molto semplice.
Potrete avere tra le mani il primo capitolo entro: ?

La data potrei metterla su uno dei miei social, vi terrò aggiornati:
IG: windswept_word_
TikTok: windswept_word_

𝑻𝒉𝒆 𝑯𝒊𝒅𝒅𝒆𝒏 𝑻𝒓𝒖𝒕𝒉𝒔 𝑩𝒆𝒕𝒘𝒆𝒆𝒏 𝑼𝒔 -La Verità Proibita-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora