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"La libertà
rende gli uomini ciechi"

Atlas

Io sono morto. Sono morto ma non si direbbe, visti i miei trascorsi.
Sono morto e resuscitato così tante volte che ne ho perso il conto. Potrei essere un gatto, non muoio mai.

Cammino a passo lento e strascinato verso la guardia che mi guarda di traverso. Lo guardo e noto che negli ultimi giorni è molto cambiato: non è più così scontroso, non mi picchia più.
Mi chiedo cosa gli sia successo... non è mai accaduto che non mi provoca quando mi fa uscire dalla cella.

- Ehi, guardia? Ci sei?- gli chiedo.
Sembra non essersi accorto che sono uscito dalla cella, proprio come mi ha intimato di fare poco fa.
È rimasto imbambolato a guardarmi.

- Scusami?- chiede alzando finalmente lo sguardo e incrociando i miei occhi.

- Che succede? Hai litigato con tua moglie?- chiedo. Dovrà capire da solo che deve dirmi che gli prende, non sarò certo io a chiederglielo esplicitamente.

- Si, e allora?! È questo che volevi sapere?! Su, cammina! Non costringermi a trascinarti con la forza!- ordina, tornando alla solita compostezza e rigidità. Non voglio subire di nuovo botte e percosse, quindi eseguo.
Mi ammanetta le mani dietro la schiena e inizia a spingermi in avanti costringendo le mie gambe a muoversi per non crollare sul pavimento freddo della prigione.

- Scusi sua altezza, se posso disturbarla, dove cazzo mi stai portando?!- sbraito dimenandomi dalla presa che mi stringe le mani (già, perchè non si accontenta del dolore che mi provocano le manette da sole).

- Dal giudice. Hai un'udienza. Non te lo aveva detto nessuno? Peccato...- risponde.

- Cosa?! Un'udienza?! E perchè?- chiedo.

- Ascolta: meno chiacchiere, più camminare! Non arriveremo parlando.- risponde. Ma non è la risposta che desidero sentire.

- Intanto rispondi alla mia domanda. Perchè stiamo andando nel tribunale della prigione? Perché nessuno mi ha detto nulla? Rispondi e cammino, non rispondermi e non muoverò un solo passo- dico fermandomi.

- Senti, io ne so meno di te. So solo che devo portarti in Aula entro cinque minuti, nient'altro. E ora cammina- risponde, e penso proprio che la sua sia l'ultima parola.

Continuo a camminare.
Nel corridoio grigio e spoglio non si sente altro che l'eco dei nostri passi. L'ansia mi divora e non so cosa darei per sapere il motivo per cui il giudice vuole vedermi.

Ormai questa è casa mia. Se uscissi non avrei dove andare, o meglio, un posto ci sarebbe, ma non ci andrei mai senza un invito.
Io prima di venire qui, sei anni fa, vivevo per strada. La vita mi aveva fatto prendere una brutta via, all'incrocio avevo incontrato della brutta gente che mi ha indotto a seguire i loro ordini. Una specie di setta.
Strano come le nostre menti possono essere ingannate, come quelle persone mi abbiano fatto il lavaggio del cervello e come io non me ne sia accorto. Se me ne fossi reso conto forse ora non sarei qui, ma non possiamo tornare nel passato.

Fatto sta che da ben sei anni non conosco un luogo migliore di questo. Qui sono "amico" delle guardie. Josh, la guardia che mi sta portando in aula, è in realtà mio amico. Oggi si comporta così solo perchè il commissario sta tenendo sott'occhio le telecamere.

Wait for me under the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora