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"Il tempo scorre e ci ruba attimi
che nessuno ci ridarrà indietro..."

Atlas

Vi è mai capitato di sentire di voler fare di tutto, ma sentirsi costretti a non fare niente?
Quella sensazione di impotenza difronte a qualsiasi cosa e situazione che ti convince a voler staccare la spina? Ecco, quella la provo io in questo momento.

Apro lentamente gli occhi, sta volta mi sono appena svegliato, e quando metto a fuoco mi trovo ancora nella solita stanza d'ospedale. Non è un poi così bel risveglio.

Ma per quanto tempo avrò dormito? Cosa è successo?

Poi, piano piano, dei piccoli flash sono spuntati nella mia mente e hanno iniziato a riprodursi da soli come tanti piccoli film nella mia mente. Ora ricordo tutto perfettamente: sono uscito di prigione, ho incontrato quella stronza di Ruby, mi ha parlato di Sky e della storia che hanno avuto insieme e... e poi l'incidente.
Poi c'è un'altra cosa, sì... Ehm... giusto! Prima, anche se non so quanto tempo fa esattamente, mi sono svegliato.

A interrompere il filo dei miei pensieri è il dottore che entra nella stanza e si gira verso la porta per richiuderla alle sue spalle. Poi si gira e quando i nostri sguardi si scontrano, la sua aria apparentemente tranquilla viene sostituita da... panico? O incredulità?

- Signor Smith...- dice balbettando.

- Sì, sono io. E lei dovrebbe essere il dottore, dico bene?- gli dico. Non capisco proprio questo suo comportamento.

Si avvicina con fare sospetto e arrivato al bordo del letto inizia a visitarmi.
- Mi dica il suo nome-
- Mi chiamo Atlas, Atlas Smith- rispondo.
- Quanti anni ha?- chiede.
- Ne compio ventisei il 7 Novembre- rispondo. Inizio a stufarmi.
- I suoi genitori?-
- Sono morti otto anni fa...- dico rabbuiandomi.
- Bene...- sussurra guardando il suo block degli appunti.

'Bene?! I miei genitori sono morti e lui dice "bene". Che razza di persona è?!'

- Come prego?- chiedo, magari ho capito male...

- Ho detto: bene. I suoi valori sono tutti in regola, compresa la sua memoria- spiega.

'Ah, ecco. Mi era sembrato strano...'

- Quindi quando potrò uscire da qui?- chiedo. Di certo non rinuncerò all'inizio di una nuova vita per essere costretto in un lettino d'ospedale.

In prigione impari che ogni secondo, ogni singolo minuto della tua vita è importante. Là dentro ho già perso sei anni di vita, non perderò un giorno di più senza far nulla. La vita è bella, bisogna godersela momento per momento. Di solito non ci si rende conto del valore inestimabile che la nostra esistenza ha.

La verità è che noi, in questo mondo, siamo solo di passaggio. Un giorno moriremo e Dio solo sa dove andremo a finire. Ciò che cerco di dire è che il nostro tempo sulla terra è limitato: dopo la morte, escludendo le credenze e le religioni varie, non sappiamo per davvero se c'è la vita eterna. Fatto sta che il nostro corpo non è eterno.

Provate a immaginare una vita composta da giorni spesi a cazzeggiare e a non fare nulla. Un giorno, dopo anni di vita senza senso, di punto in bianco scopri di avere un tumore.
Il dottore, senza empatia né pietà, ti diagnostica un cancro allo stato terminale. Ti annuncia di pagare le rate o i debiti che hai da pagare, di scrivere un testamento e di salutare tutti perché di lì a due o tre mesi morirai.
La persona che non ha fatto nulla nella vita si ritrova a voler fare di tutto, recuperare il tempo perso, convinta che le azioni di una vita intera possano essere compiute tutte in quei due o tre mesi, o almeno finché la malattia non peggiora e non la costringe a letto.
Solo allora capisci il valore della vita, solo lì ti accorgi che l'hai sprecata. E allora entri in depressione: c'è chi trova rimedio nella morte uccidendosi prima del tempo, chi si rinchiude in casa, chi non si fa vedere da nessuno e chi tenta di recuperare il tempo perso.

Wait for me under the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora