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Teoricamente Luke non avrebbe mai dovuto togliere la lente a contatto a meno che qualcuno non lo avesse minacciato di morte, ma era ormai la terza volta in una settimana che trasgrediva alle regole. Odiava il momento in cui si toglieva quella cosa trasparente dall'occhio per non si sa quale ragione. Non aveva mai avuto problemi di vista nella sua breve vita di quindici anni. Sapeva però che la lente gli cambiava il colore di un occhio, cosa che odiava. Si tolse con attenzione la cosa, cercando di non guardare le vene rosse che spiccavano fin troppo, colpa del fumo, probabilmente. Odiava il formicolio che c'era sempre dopo aver tolto la lente, ma non gli importava. Era a casa sua, ora, suo fratello sapeva del suo occhio.
Teoricamente, comunque, quella lente doveva rimanere sopra la sua cornea. Teoricamente.
Quando rientrò a casa James, Luke si era già mangiato un carciofo condito. James era l'erede della famiglia Yagari, il primogenito, appunto, anche se solo di qualche istante. James e Luke vivevano soli, visto che i genitori erano in pensione, o così dicevano i Controllori.
"Non penso che i tuoi genitori debbano essere il primo dei tuoi pensieri, comunque sanno a malapena che tu e James siete maschi. Sono stati mandati all'Edificio Paradiso appena tua madre vi ha partorito. Così funziona qua." e questo era tutto quello che la loro balia, Samantha, gli aveva detto prima di andare anche lei all'Edificio Paradiso.
I ragazzi si immaginavano i genitori vivere bene e felici, perché non potevano fare altro. L'Edificio Paradiso era un grande albergo nella periferia della cittadina di Olmi, dall'aspetto imponente ma accogliente. Ai ragazzi non era permesso entrare, e tutto quello che Luke poteva fare era ammirarne la facciata da lontano, sperando che magari un giorno avrebbe potuto la fortuna di conoscere i suoi genitori.
Luke e James avevano quasi finito gli studi, e il sette luglio avrebbero compiuto sedici anni, e sarebbero potuti andare a scegliere il loro impiego e la loro futura moglie.
James stava ordinando la cena quando Wilde, il loro computer, avvisò che c'era qualcuno sulla soglia di casa, con una voce metallica. Sospirando, si trascinò fino alla porta e, aprendola, si trovò davanti una Controllore. Era alta, dai capelli ramati e lisci, tenuti in una coda impeccabile, e gli occhi neri. Portava degli abiti bianchi - il colore che solo i Controllori potevano indossare -, attillati, che le mettevano in risalto le curve. James arrossì e distolse lo sguardo, stupendosi dalle cose poco dignitose che gli passavano per la testa.
"Ciao, non volevo disturbarti, sono Leyla, dal dipartimento dei Casi Speciali. Sto cercando Luke Yagari, è in casa ?"
Ovvio che è in casa, e scommetto che sapete pure che è in camera sua, o forse i microfoni seminati dappertutto possono sbagliare ?
"Si, entri pure, lo chiamo subito." - disse James entrando in casa e andando in camera di Luke.
"Luke, svegliati, mettiti la lente che abbiamo un Controllore!" - disse, cercando di mantenere un tono moderato, in modo che Leyla non potesse sentirlo.
"Cosa ? Di nuovo ? È la terza volta questo mese!"
Mentre James usciva dalla camera per andare a intrattenere la Controllore, Luke iniziò a sudare freddo. Cercò la lente e provò a mantenere la calma mentre se la infilava nell'occhio. Se il Controllore avesse visto che aveva un occhio diverso dall'altro lo avrebbe ucciso seduta stante, e questa era l'unica cosa che gli era stato trasmesso dal padre. Gliel'aveva scritto dentro un foglio, infilato in uno dei vecchi libri della sua vecchia libreria. L'aveva trovato Samantha, ma lei aveva mantenuto il segreto, lo aveva protetto.
L'ansia continuava a salire, le mani gli tremavano, e una goccia di sudore gli scivolò sulla fronte. La lente gli scivolò dalle mani, e lui, imprecando, si precipitò a prenderne un'altra. Aprì la scatoletta rosso bordò che conteneva le sue dieci lenti a contatto, e le sue gambe cedettero. Non ne era rimasta neanche una.

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