Di facchini non ce n'erano più, per cui Kerry si arrangiò, prese la sua piccola valigia nera e il suo zaino, e iniziò a cercare un taxi. La valigia continuava a sbatterle sulla caviglia, e la ragazza si stava innervosendo. Faceva caldo, c'era una confusione madornale, e Kerry si sentiva letteralmente spossata. Era la seconda volta che viaggiava, ma Olmi era la città più lussuosa e all'avanguardia che avesse mai visto, lei che era cresciuta in campagna. La sua vita era trascorsa nell'anonimato, senza spiacevoli né piacevoli avvenimenti. A scuola non riusciva a fare amicizia con nessuno, per cui non aveva avuto troppi problemi a lasciare i suoi compagni di classe. Quando finalmente la sua balia era andata in pensione, Kerry aveva iniziato a sentirsi più a suo agio, isolandosi ancora di più e rimanendo nel suo mondo felice. Era una ragazza solitaria e indipendente, terribilmente introversa e asociale. Le piaceva disegnare, anche se non era troppo brava, e adorava Delacroix.
Kerry si strinse nelle spalle, e salì nel primo taxi che vide.
Aveva sperato che i Controllori non la venissero a prendere, invece erano venuti, e l'avevano mandata in quella città affinché i ragazzi potessero trovare in lei qualcosa che lei non aveva. Non si sopportava, voleva morire, lasciar scorrere tutto, ma i Controllori avrebbero fatto ricadere la colpa sul suo fratello più piccolo, glielo avevano fatto capire chiaro e tondo. Non capiva come qualcuno potesse innamorarsi di una persona come lei, non piaceva neanche a se stessa, come avrebbe potuto piacere ad altri ?
"Dove la porto, signorina ?" - chiese il tassista, incrociando lo sguardo di Kerry sullo specchietto. Aveva gli occhi ambrati, come squamati.
"Al Grand Hotel Palace, grazie."
L'uomo - apparentemente sui quarant'anni, probabilmente stava per andare in pensione - mise in moto, e la stazione incominciò a diventare sempre più piccola. Si strinse lo zaino in grembo, mentre la valigia occupava il secondo posto del passeggero. Era sempre stata paranoica, vedeva il male ovunque.
Kerry guardava il paesaggio esterno con tristezza e indifferenza. Non c'era molto verde, in quel luogo. Tutto era asfaltato di un bianco brillante, e gli edifici erano colorati. Scorse un boschetto alla sua sinistra, ma non ci si soffermò molto, non le interessava. L'albergo era in centro città, a qualche minuto dalla stazione, per cui dopo poco scese dall'auto e pagò con qualche soldo.
L'hotel era basso ma molto largo. Era circolare, aveva la forma di una scatoletta di tonno, ed era di colore rosa pastello.
La casa di Barbie ? - pensò sarcasticamente Kerry.
L'insegna « Grand Hotel Palace » all'entrata era in verde chiaro, con i contorni in oro bianco. Le finestre erano piccole, rotonde, simili agli antichi oblò delle navi. Quanto le sarebbe piaciuto poter vedere il mare. Peccato che fosse solo una leggenda metropolitana.
Entrò nell'hotel e restò senza fiato. Al centro, un'enorme fontana di vetro colorato creava ombre che si proiettavano tutt'intorno, dove c'erano tavolini e sedie di un bianco scarlatto. La gente ed il personale creavano un viavai che fece girare la testa Kerry, che per evitare di cadere si appoggiò a una delle sei colonne in oro, che terminavano con un rubino. Si avviò piano verso la reception, e poi verso la sua camera. Odiava quella confusione, quanto avrebbe voluto tornare nella sua casa, con i suoi modesti arredamenti, ma che le davano sempre quella sicurezza di cui aveva bisogno.
Poco dopo essersi ambientata, trovò una lettera dei Controllori sul tavolo di fronte al minibar che diceva che avrebbe iniziato a incontrare i suoi possibili sposi l'indomani stesso, e avrebbe incominciato con Luke e James Yagari.
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EYES
AdventureMamihlapinatapai (lessico Yahgan) guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo