Andrea fissava lo schermo del telefono, incredulo. *Mi manchi. Non so come fare senza di te.* Le parole scorrevano davanti ai suoi occhi, ripetendosi come un mantra silenzioso e doloroso. Sentì una stretta al petto, quasi come se qualcosa dentro di lui si stesse spezzando. Si era preparato al peggio, convinto che Daniele non gli avrebbe mai risposto, che l'orgoglio e la paura avessero ormai alzato un muro insormontabile tra loro. Ma ora, quel messaggio… era una breccia in quel muro, una richiesta silenziosa, un grido di aiuto nascosto tra le righe.
Si lasciò cadere sul letto, il telefono ancora tra le mani, la testa che sembrava girare mentre cercava di mettere ordine tra i pensieri. Il litigio, le parole pesanti, gli sguardi evitati. Tutto si era fatto così confuso, così doloroso. Per la prima volta, aveva sentito le sue difese crollare, aveva visto se stesso riflesso negli occhi di Daniele in un modo che lo rendeva nudo, vulnerabile. Nessuno l’aveva mai visto così, senza maschere, senza scudi. E forse, nessuno aveva mai cercato di farlo come Daniele.
Il pensiero lo travolse con una forza inaspettata. Daniele non lo giudicava, non cercava di cambiargli le etichette o di metterlo in una scatola. Con lui, Andrea poteva essere chiunque volesse: uomo, donna, entrambe o nessuno dei due. Poteva indossare qualsiasi abito, qualsiasi identità, e Daniele l’avrebbe amato lo stesso. Non per i vestiti, non per l’immagine che proiettava, ma per chi era veramente, per quella parte di sé che aveva sempre tenuto nascosta agli altri, ma che Daniele aveva imparato a vedere.
Questo pensiero, più di ogni altro, gli riempiva il cuore di paura. Perché se era vero, se davvero l’aveva visto senza maschere e l’amava comunque… allora non aveva più scuse. Non poteva più nascondersi. E quella consapevolezza era spaventosa.
Si alzò di scatto dal letto, il battito del cuore che accelerava, quasi come se stesse per correre una maratona. Doveva vederlo. Doveva sapere se quel messaggio era vero, se gli stava davvero chiedendo di non lasciarlo. Non riuscì a restare fermo un secondo di più, non dopo aver letto quelle parole che sembravano gridare solitudine e rimpianto.
Mentre prendeva le chiavi e usciva di casa, i pensieri continuavano a vorticare nella sua mente. Aveva paura. Aveva paura di cosa avrebbe trovato una volta arrivato lì, paura di sentirsi dire che era stato un errore, paura di esporsi così tanto. Ma più di ogni altra cosa, aveva paura di cosa sarebbe successo se non fosse andato. La prospettiva di perdere Daniele era come un’ombra che non poteva più ignorare. Era entrato nella sua vita come un uragano, e ora che c'era, non riusciva più a immaginare un mondo senza di lui.
Il viaggio verso casa fu una corsa sfrenata. Ogni passo, ogni respiro corto sembravano un conto alla rovescia, una lotta contro il tempo. Il vento freddo della sera che avanzava sferzava il suo viso, ma lui non se ne curava. Il cuore batteva forte, quasi fuori controllo, ma l'unica cosa che riusciva a pensare era *Devo vederlo. Devo parlargli. Devo dirgli che lo amo.*
Arrivò davanti alla porta del moro senza fiato. Ogni muscolo teso, ogni fibra del suo corpo vibrava per l'ansia, per la paura di quello che sarebbe successo. La sua mano tremava mentre bussava alla porta, una, due volte. Il silenzio che seguì fu assordante, poi lentamente, la porta si aprì.
Daniele era lì, in piedi davanti a lui. I suoi occhi erano rossi, gonfi, come se avesse pianto per ore, e Andrea sentì il cuore spezzarsi un’altra volta. Quell’immagine, quel ragazzo così forte e fragile allo stesso tempo, lo fece vacillare. Non aveva mai visto Daniele così vulnerabile, così aperto nelle sue emozioni. E in quell’istante capì quanto anche lui stesse soffrendo.
Senza pensarci, fece un passo avanti, avvicinandosi lentamente, il cuore che batteva all’impazzata. "Hai pianto?" chiese, la voce rotta dall’emozione.
Daniele non rispose subito. Abbassò lo sguardo, come se volesse nascondere la sua fragilità, ma lo conosceva abbastanza bene ormai. Non c'era più bisogno di parole. In un gesto istintivo, naturale, alzò una mano e gli accarezzò la guancia, il pollice che sfiorava delicatamente la pelle umida.
I volti erano ormai così vicini quando le loro labbra si incontrarono, e in quel bacio c'era tutto. C'era il perdono, la paura, la speranza. Era un bacio lento, dolce, come il primo che si erano scambiati nella vetreria, ma ancora più intenso, carico di emozioni che non avevano bisogno di essere spiegate.
I loro corpi vicini, ma senza fretta di andare oltre. Le mani di Andrea si posavano con delicatezza sul viso di Daniele, come se stessero cercando di tenerlo insieme, di dirgli che andava tutto bene, che erano ancora lì, insieme, nonostante tutto.Mentre le loro labbra si sfioravano lentamente, Andrea sentì un sorriso formarsi sulle sue. Daniele rispose allo stesso modo, un piccolo, silenzioso sorriso tra un bacio e l’altro. E l’unico suono che riempiva la stanza era il leggero sussurro del vento che entrava dalla finestra aperta, portando con sé un senso di pace.
Il mondo sembrava fermarsi intorno a loro. Non c'era altro se non quel bacio, quel momento sospeso nel tempo.
Mentre si separavano lentamente, capirono che on c'era bisogno di dire altro, quel silenzio parlava più di mille parole. Il vento continuava a soffiare delicatamente, ma l'unica cosa che riempiva la stanza era la loro presenza, il loro respiro all'unisono.
Per la prima volta da molto tempo, Andrea si sentiva a casa. Con Daniele, tutto sembrava più semplice, più vero. E forse, dopotutto, nessuno dei due aveva bisogno di nascondersi più.
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M'innamoro sempre di te - Andrele
FanfictionRaccolta os, drabbles, mini fic, headcanons, tutto ciò che la mia mente partorisce sui miei bimbi di latina. Potete lasciarmi paroline su cc se volete che scriva qualcosa. 🌈❤️