Quando incontrai Chuuya Nakahara per la prima volta, la mia impressione fu chiara: non mi sarebbe mai piaciuto. Era tutto ciò che evitavo nelle persone. Irruente, arrogante, pieno di sé e costantemente irascibile. Ero stata nella Port Mafia abbastanza a lungo per sapere che quel tipo di personalità, nella nostra organizzazione, era una miccia pronta a esplodere. Ma il destino, o meglio, Dazai, aveva deciso che io e Chuuya saremmo dovuti lavorare insieme.
Avevo sempre avuto una sorta di rapporto tacito con Dazai. Non ci conoscevamo da moltissimo tempo, ma ci capivamo al volo. Forse era perché entrambi avevamo sviluppato un modo silenzioso di affrontare le missioni, un equilibrio fatto di sguardi e azioni rapide. Non c'era bisogno di parlare, né di spiegarsi troppo. Bastava uno sguardo e sapevamo esattamente cosa fare. Con Chuuya, però, tutto sembrava complicarsi.
Era come se la sua semplice presenza infrangesse la mia calma. Ero abituata a mantenere un controllo ferreo sulle mie emozioni, il che mi rendeva un'arma perfetta per la mafia. Ma Chuuya... lui era un tornado inarrestabile, una furia di fuoco e fiamme. La prima missione che facemmo insieme fu un disastro.
Non ero nemmeno entrata nell'edificio che lo sentii urlare ordini ai sottoposti, costringendo tutti a correre al suo ritmo. Era una missione delicata, dove il minimo errore avrebbe potuto costarci caro, ma Chuuya non sembrava interessarsene. Avanzava con una rabbia quasi tangibile, come se non gli importasse altro che dimostrare la sua forza.
Mentre lo osservavo, incrociai le braccia e sospirai profondamente. - Chuuya, così rischi solo di attirare più attenzioni del dovuto. Dovremmo essere più discreti.
Mi guardò con quegli occhi infuocati, pieni di disprezzo e superiorità. - Non ho bisogno dei tuoi consigli, t/n. So benissimo come gestire una missione.
Alzai un sopracciglio, mantenendo la mia solita compostezza. - Se continui così, finirai per farti ammazzare prima del dovuto.
Il suo volto si contrasse in un sorriso sprezzante, ma i suoi occhi non sorridevano affatto. - Preoccupati di te stessa.
La tensione tra noi cresceva di giorno in giorno. Dazai sembrava quasi divertirsi della nostra reciproca avversione. Più volte, infatti, ci trovavamo a lavorare insieme sotto la sua supervisione, e ogni volta lui riusciva a gestire la situazione con quella sua leggerezza insopportabile. Mi chiedevo spesso come facesse a non perdere mai la calma, mentre io dovevo combattere con tutto me stessa per non scagliarmi contro Chuuya.
Un pomeriggio, dopo una missione particolarmente difficile, mi ritrovai nell'ufficio di Dazai. Era un momento di pausa, uno di quei rari momenti in cui potevo staccare la mente e rilassarmi un po'. Mi sedetti sul divano accanto a lui, mentre lui sorseggiava il suo tè, osservando il cielo fuori dalla finestra.
- Stai ancora pensando a Chuuya? - mi chiese, senza nemmeno voltarsi verso di me.
Non potei fare a meno di sorridere leggermente. - Lo trovo insopportabile. Non riesco a capire come possa essere così impulsivo.
Dazai annuì lentamente, senza perdere il suo sorriso enigmatico. - Chuuya è come il fuoco. Devastante, ma necessario. Devi solo imparare a non bruciarti.
Sospirai, guardando anche io fuori dalla finestra. C'era qualcosa in quelle parole che mi colpì, anche se al momento non riuscivo a definirlo. Forse era proprio quell'intensità che mi irritava tanto. Ero abituata al controllo, alla precisione. Chuuya era l'opposto, era puro istinto e passione, un costante tumulto di emozioni.
Ma nonostante la nostra ostilità reciproca, Dazai continuava a metterci insieme in missione. Ci trattava come un trio invincibile, un equilibrio perfetto tra la sua astuzia, la mia calma e la forza bruta di Chuuya. E in qualche modo, per quanto potesse sembrare strano, funzionava.
Ero esausta dopo una giornata particolarmente lunga. Mi sdraiai sul letto della mia stanza, lasciando che il silenzio mi avvolgesse. Era una delle poche volte in cui potevo davvero rilassarmi, lontana dal caos della mafia e dai continui battibecchi con Chuuya. Ma quel silenzio durò poco. Un bussare leggero alla porta mi fece sobbalzare.
- Dazai? - dissi, riconoscendo la sua figura esile nell'ombra della porta. Entrò senza aspettare una risposta, come faceva spesso, e si sedette sul bordo del letto con un'espressione divertita.
- Sei ancora arrabbiata per oggi, vero?
Sospirai, alzandomi per sedermi accanto a lui. - Non riesco a capirlo. È come se volesse deliberatamente rendere tutto più difficile.
Dazai rise piano, ma c'era un velo di tristezza nei suoi occhi. - Sai, Chuuya non è sempre stato così. Ma è entrato nella mafia da poco, ed è ancora arrabbiato per molte cose.
Mi voltai a guardarlo, incuriosita. Era raro che Dazai parlasse così apertamente di qualcuno. Di solito era criptico, misterioso, ma questa volta sembrava sinceramente preoccupato.
- È arrabbiato con te? - chiesi, cercando di cogliere il non detto.
Dazai scosse la testa. - No, non direttamente. Ma la sua ira viene dal sentirsi tradito dal mondo. Chuuya non è nato per essere un criminale. È stato costretto a diventarlo. Come tutti noi, in fondo.
Non risposi, ma lasciai che quelle parole si sedimentassero. Forse c'era qualcosa di più sotto la superficie che non avevo ancora visto.
I giorni successivi continuarono come al solito, con Chuuya e io che ci evitavamo il più possibile al di fuori delle missioni. Era un equilibrio instabile, ma necessario. Nonostante tutto, la mafia si aspettava che fossimo professionisti, e questo richiedeva una certa collaborazione.
Una sera, però, le cose cambiarono. Dopo un'ennesima missione conclusa con successo, decisi di rimanere un po' più a lungo nell'ufficio di Dazai. Avevo bisogno di staccare, di chiacchierare con qualcuno che non mi facesse esplodere la testa con ogni parola. Dazai era lì, come sempre, immerso in qualche strano pensiero, ma la sua presenza mi dava un senso di pace.
- Ti stai abituando a Chuuya? - mi chiese, sollevando lo sguardo verso di me con quel solito sorriso enigmatico.
- Sì, più o meno. Credo che finirò per sopportarlo.
Ma proprio mentre stavo per rilassarmi, sentii la porta dell'ufficio aprirsi di scatto. Chuuya entrò, con quell'espressione sempre arrabbiata stampata sul viso. Fece una breve pausa quando ci vide seduti insieme, un'espressione strana che attraversò il suo volto, ma la nascose subito.
- Ho bisogno di parlarti, Dazai.
C'era qualcosa di diverso nel suo tono, un'inquietudine che non avevo mai sentito prima. Forse, in quel momento, iniziai a capire che sotto quella rabbia c'era qualcosa di più. E che forse, la mia calma poteva diventare il suo specchio, per aiutarlo a trovare una direzione.
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Chuuya quindicenne me lo immagino come si mostra; impulsivo, irritato, sempre sul punto di esplodere. E, in un certo senso, immaturo. Come qualunque adolescente, insomma.
Ma questa cosa potrebbe evolversi, soprattutto grazie all'aiuto della nostra cara reader.
Spero che questo primo capitolo vi abbia minimamente colpito, e noi ci vediamo settimana prossima, con un nuovo capitolo.
Per chi non lo sapesse, ogni giovedì, alle 6am (mio paese), quindi 7am (ora italiana), uscirà un nuovo capitolo di questa storia.
Abbiate una buona settimana <3
(1124 parole)
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Impulsivo - Chuuya Nakahara x Reader
FanfictionIn questa storia sfioreremo temi che non si menzionano particolarmente nell'anime o nel manga con Chuuya, ma che comunque molti fan canonizzano per conto loro (io una di essi). Tutti sappiamo quanto facilmente irritabile ed implsivo sia Chuuya, ragi...