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- Ho bisogno di parlarti, Dazai.

La voce di Chuuya era come un ruggito che spezzò il silenzio dell'ufficio. Entrò con la solita irruenza, la porta che sbatteva contro il muro. Non mi sorpresi. Ormai ero abituata ai suoi modi, sempre sopra le righe, sempre accompagnati da quella furia incontrollabile che sembrava essere parte di lui. Tuttavia, qualcosa nel suo tono mi fece sollevare un sopracciglio. C'era un'ombra di inquietudine, di irritazione... più del solito.

Alzai appena lo sguardo da una cartella di missione che avevo in mano, mentre Dazai continuava a sorseggiare il suo tè con l'indifferenza che lo contraddistingueva. Il contrasto tra la sua calma e l'agitazione di Chuuya era quasi comico, se non fosse che quel tipo di tensione tendeva a esplodere in situazioni piuttosto pericolose.

- Ah, Chuuya! - Dazai lo accolse con il suo solito sorriso leggero, come se nulla al mondo potesse turbarlo. - Cosa ti porta qui a quest'ora? Pensavo fossi ancora in missione.

Chuuya ci scrutò entrambi, il suo sguardo passando da me a Dazai, e di nuovo a me. Mi sorpresi a notare che sembrava quasi infastidito dalla mia presenza. Non era una novità, certo, ma quella sera c'era qualcosa di diverso nel modo in cui mi osservava.

- Perché sei qui? - mi chiese, secco.

- Non lo vedi? Sto leggendo un rapporto. - risposi, mantenendo la mia solita calma. Sapevo bene che quella mia tranquillità lo irritava, ma non potevo farci nulla. Era il mio modo di affrontare le situazioni, e soprattutto, era l'unico modo per non lasciarmi coinvolgere dalla sua frenesia.

Dazai rise piano, posando la tazza di tè sul tavolo. - Sai, Chuuya, non è un crimine passare del tempo insieme agli amici.

Chuuya si voltò verso di lui, la mascella serrata. - Questo lo vedo, Dazai. Ma mi chiedo... perché ogni volta che entro qui, lei sia sempre con te.

Il mio sguardo incrociò quello di Dazai per un istante, e mi fu chiaro che il nostro comune senso dell'umorismo stava per complicare ulteriormente la situazione. Un sorriso leggero si formò sulle labbra di Dazai, quasi divertito dalla crescente tensione.

- Chuuya, non sarai mica geloso? - chiese con una voce che sapeva essere tanto affabile quanto provocatoria.

- Geloso?!

Chuuya era sul punto di esplodere. Le sue mani si strinsero in pugni, i suoi occhi scintillavano di rabbia. Sapevo che con lui non ci voleva molto a passare dalle parole ai fatti. Forse avrei dovuto intervenire, ma un lato di me trovava quasi divertente vedere fino a che punto Dazai fosse disposto a spingere quella conversazione.

- Perché dovrei essere geloso? - Chuuya continuò, il tono di voce che si alzava di un'ottava. - Non me ne importa nulla di cosa fai o con chi lo fai. Voglio solo capire perché ogni volta che entro in questo maledetto ufficio trovo voi due insieme come se foste... amici d'infanzia o qualcosa del genere!

Dazai fece spallucce, appoggiando la schiena contro lo schienale della sedia, sempre con quel sorriso enigmatico sul volto. - Forse lo siamo. Forse no. Chi può dirlo? L'importante è che tu sia qui ora. Di cosa volevi parlarmi, Chuuya?

Ignorai il sottile divertimento che mi procurava vedere Chuuya completamente fuori controllo, e tornai a sfogliare i documenti, sperando che la situazione si placasse. Ma ovviamente, Chuuya non era uno che lasciava andare le cose così facilmente.

- Non è questo il punto, Dazai! - sbottò, avvicinandosi alla scrivania con passi decisi. - Voglio sapere perché lei sia qui. Passi tutto il tuo tempo con lei? Cosa state facendo? Complottate qualcosa?

Alzai lo sguardo dai miei documenti, incontrando i suoi occhi pieni di fiamme. La sua confusione era quasi palpabile, ma non c'era modo che glielo ammettessi. Quello che Chuuya non riusciva a capire era che non c'era alcun segreto tra me e Dazai, nessun complotto. La nostra era semplicemente un'intesa naturale, una complicità che non aveva bisogno di troppe parole. Ma per lui, abituato a vivere in un mondo fatto di rivalità e scontri, quella relazione era inconcepibile.

- Non stiamo complottando nulla, - dissi, cercando di calmare le acque. - È solo una pausa. Un momento di tranquillità.

- Tranquillità? - ripeté lui, incredulo. - E voi due passate i vostri momenti di "tranquillità" insieme?

Dazai rise ancora, con quel suo tono beffardo che faceva ribollire il sangue a Chuuya. - Chuuya, Chuuya... dovresti provare anche tu a rilassarti ogni tanto. Sai, passare del tempo con qualcuno senza dover sempre pensare a combattimenti o missioni potrebbe farti bene.

La rabbia di Chuuya sembrava sul punto di esplodere. Mi sorprese vedere quanto lo turbasse questa situazione, ma allo stesso tempo, qualcosa nel suo atteggiamento mi colpì. Non era solo irritazione. Era come se non riuscisse a capire come mai io e Dazai fossimo così a nostro agio l'uno con l'altro, come se quel legame lo mettesse a disagio in un modo che nemmeno lui riusciva a spiegarsi.

- Non mi interessa rilassarmi, - sbottò Chuuya, puntando un dito accusatorio verso di me. - Voglio solo capire cosa sta succedendo qui. E non ditemi che non c'è niente, perché non vi credo.

Rimasi in silenzio per un attimo, osservando la sua agitazione. Per quanto cercasse di mascherarla con rabbia, c'era una sfumatura di vulnerabilità nei suoi occhi che non potevo ignorare. Sembrava quasi... insicuro. Era un lato di lui che non avevo mai visto prima, e per un istante mi sentii quasi in colpa per aver alimentato quella sua irritazione.

- Chuuya, - dissi, con un tono più morbido. - Non c'è davvero nulla da spiegare. Abbiamo una buona intesa, tutto qui.

- Una buona intesa? - ripeté, con una nota di sarcasmo che mascherava la sua frustrazione. - Sì, certo. Come se fosse normale passare tutto questo tempo insieme senza un motivo.

Dazai si alzò dalla sedia, allungandosi pigramente come se la situazione fosse ormai noiosa. - Chuuya, sai qual è il problema? Tu pensi sempre che tutto abbia un significato nascosto, che ci sia sempre qualcosa di più dietro ogni gesto. Ma a volte, le cose sono esattamente come appaiono.

Chuuya lo fissò, con una smorfia sul volto. - E cosa dovrei pensare? Lei è sempre qui. Tu sei sempre con lei. State nascondendo qualcosa.

Non sapevo se ridere o sentirmi in colpa per la situazione, ma una cosa era chiara: Chuuya era molto più turbato di quanto volesse ammettere. Quella gelosia, anche se non la chiamava tale, lo stava consumando. Forse non era davvero consapevole di ciò che provava, o forse non voleva ammettere a sé stesso che vedere me e Dazai così vicini lo infastidiva più di quanto avrebbe mai voluto.

- Chuuya, forse è ora che impari a fidarti un po' di più, - dissi, alzandomi dal divano. - Non c'è nulla di male nell'avere degli amici.

Ma quelle parole, anziché calmarlo, sembravano solo alimentare la sua frustrazione. Il suo sguardo si indurì, e senza dire altro si voltò di scatto, dirigendosi verso la porta.

- Questo non è finito. - disse, prima di uscire, sbattendo la porta alle sue spalle.

Dazai scoppiò a ridere piano, scuotendo la testa. - È geloso.

Non risposi subito, ma guardai la porta chiusa. Forse, dopotutto, Dazai aveva ragione.


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Chuuya teenager geloso confirmed.

Questo capitolo era più che altro per spiegare la relazione tra la reader e Dazai, dato che più avanti queste conoscienze saranno utili per capire meglio i sentimenti descritti.

Cosa ne pensate, per quel poco che avete?

(1212 parole)


Impulsivo - Chuuya Nakahara x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora