C'era stato un tempo in cui le ferite avevano avuto il sapore dell'amore, ma era da tanto che il calore non veniva più a trovarlo.
Ogni nuova sofferenza o pena fisica che aveva subito, senza tregua, non l'avevano riportata indietro. Erano guarite tutte tra fitte e bruciori, sole o manipolate da mani sgraziate, dandogli la cieca consapevolezza che ciò che era andato perduto non sarebbe mai tornato.
Solo i sogni provavano a ricordarglielo, gli stessi da cui scappava di continuo. Si convinse che fosse solo un sogno, dunque, quando quel calore assopito da una vita intera tornò a fargli visita. Lo avvolse, dolce come la spira di attaccamento che ormai sembrava così lontana, rinchiusa nei gorghi oscuri della memoria in cui l'aveva sotterrata.
Non ebbe la forza di opporsi, e forse era troppo debole per riuscire a farlo, per dire al proprio corpo di alzarsi, svegliarsi e mettere fine a quell'illusione crudele. Rimase lì, crogiolandosi nella morbidezza di un tocco che non avrebbe pensato di sentire più.
Faceva male, ma era il male ricolmo d'affetto che credeva di aver perso per sempre. Il cuore fece un tuffo, perché la sua mente sapeva di non dover credere a nulla, e piangeva, piangeva senza che nessuno lo potesse sentire.
Si svegliò per un breve momento, quando qualcosa lo scosse piano, e il dolore diventò all'improvviso più forte, quasi insostenibile. Sopportò, perché lo sapeva e lo aveva imparato, per ogni ferita che riceveva qualcuno sarebbe arrivato a prendersi cura di lui. Doveva solo aspettare, perché le mani che avrebbe voluto rivedere più di ogni altra cosa al mondo tornassero a stringerlo, accudirlo e guarirlo.
Quando si riaddormentò loro arrivarono: dita sottili ed eleganti che lo accarezzarono, e capelli fini e neri che lo solleticarono, danzando sulla sua pelle. Il fruscio di una veste bianca, il tintinnio di ciondoli che pendevano nell'aria, sopra di lui, forse persino una voce vellutata e fioca che tremò nello spazio buio. Si perse dentro a quella fantasia per ore, senza più fuggire.
Riprese coscienza e la malinconia gli cadde addosso come un macigno. L'annebbiamento durò un lampo, troppo poco perché potesse conservare qualcosa di quel sogno e tenerlo stretto a sé, per qualche minuto in più di speranza. Sbatté le palpebre e riemerse, la fioca luce dell'alba che gli ricordava quanto fosse fredda la realtà in cui era destinato a vivere.
Si sentiva pesante e intontito e maledisse il fatto di aver dormito troppo. Normalmente non si concedeva tanta rilassatezza. Il tempo di fare mente locale e capì come dovesse essere colpa della ferita: la battaglia, il colpo di spada che lo aveva trafitto, il fatto che non fosse più riuscito a resistere e andare avanti. Aveva sottovalutato la pericolosità del taglio: di norma un colpo del genere si sarebbe rimarginato abbastanza da concedergli di ritardare il momento di metterci mano, ma qualcosa aveva impedito che succedesse.
Mosse le dita e la testa, allargò entrambe le mani e le poggiò sul giaciglio, facendo forza piano: la fitta accennata gli ricordò che l'arto di destra aveva un evidente problema. Quanto tempo ci avrebbe impiegato, a tornare funzionale? Troppo, non poteva permetterselo. Imprecò tra sé e sé.
Usò gli addominali e si tirò su con un gesto unico. Trasalì alla vista della figura femminile stesa sotto la finestra.
Sbiancò, ma durò poco: i rimasugli del suo sogno notturno non se n'erano ancora andati del tutto, ma la vista lo aiutò a distinguere la verità. Non c'era nessuna pelle bruna, il braccio che penzolava dalla panca era pallido, e i capelli appoggiati sul cuscino non erano né neri, né lucidi, né lisci. Semmai, un'aggrovigliata massa castana che conosceva bene.
Scostò la coperta e spostò le gambe verso il bordo, deciso ad alzarsi. Sua madre lo avrebbe ricoperto di biasimo, nel vedere una scena del genere: una fanciulla stesa su una panca di legno troppo piccola per lei, mentre lui se ne dormiva beato nell'unico letto della stanza. La vergogna lasciò presto lo spazio al diniego. Era già la seconda volta in due giorni che il pensiero correva a lei, che accidenti gli stava succedendo? Spinse tutto via e si alzò in piedi con fin troppa fretta. Ignorò il giramento di testa.
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𝕸𝖞𝖘𝖙𝖎𝖗𝖎𝖆
FantasyQuesta é una storia fatta di umani e di Misteri, conviventi in un regno lontano, imprigionati dalle briglie dell'intolleranza e della paura. Fawn si muove in balia di istinti rabbiosi e vendicativi, Lyam insegue le illusioni, anche le più cieche. I...