Prologo: L'Ombra del Cancelliere

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Il trono era vuoto.

Nella sala del Concilio, il silenzio era assoluto, spezzato solo dal ticchettio distante della pioggia contro le vetrate. Le torce montate sulle pareti gettavano ombre lunghe e tremolanti, danzando sulle superfici nere e dorate del trono che per due secoli aveva rappresentato il cuore pulsante dello Stato Unico. Ora, quel cuore era fermo.

La morte di Arno Lysand non era solo la fine di un’era. Era l’inizio di un vuoto.

Per duecento anni, il Cancelliere aveva governato con una mano salda e uno sguardo che sembrava vedere tutto. Il suo controllo era stato assoluto, il suo potere inamovibile. Ma anche lui, nonostante la promessa di immortalità attraverso la sostituzione del corpo, aveva ceduto al tempo. Nessuno aveva mai osato pensare a un mondo senza di lui, eppure quel giorno era arrivato.

La città era inquieta. Le periferie brulicavano di rabbia, le voci del popolo si facevano sempre più forti. Al centro, il Concilio si riuniva, come un’ombra viva che osservava dall’alto. Sapevano che il vuoto lasciato da Arno non poteva durare. Il potere non sopporta il vuoto, e qualcuno avrebbe dovuto riempirlo.

Tre figure, diverse come le vene di un sistema in crisi, si preparavano a contendersi quel trono. Tre eredi, uniti dal sangue ma divisi da tutto il resto.

Selene, la prima figlia, conosceva solo la disciplina e la forza. Per lei, il potere si conquistava con le azioni, non con le parole. Ogni esitazione era una debolezza, e ogni debolezza era un fallimento.

Seraphin, il secondo, sapeva che il vero controllo non si trovava sul campo di battaglia, ma nei cuori delle persone. La sua arma era l’eleganza delle parole, il fascino di un sorriso che poteva piegare anche i nemici più ostinati.

Eryk, il più giovane, non voleva il trono. Non voleva governare un sistema che considerava corrotto fino al midollo. Lui cercava il cambiamento, una rivoluzione che distruggesse tutto per poter ricostruire da zero.

Tre strade diverse. Tre visioni inconciliabili.

Ma il trono non avrebbe atteso. Né il Concilio. Né il popolo. Le ombre della Sala del Concilio sembravano sussurrare una verità che nessuno di loro era pronto ad affrontare: il potere ha un costo, e non c’è vittoria senza sacrificio.

Nella pioggia incessante che avvolgeva la Capitale, i primi passi erano già stati compiuti. La contesa stava per cominciare. E il mondo non sarebbe mai più stato lo stesso.

La Successione del VuotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora