La Sala del Concilio, avvolta in un silenzio denso e immobile, sembrava osservare i tre fratelli con la stessa attenzione dei consiglieri seduti nei seggi di pietra scura. L’aria era gelida, intrisa di formalità e tensione. Il Custode, al centro, era un’ombra nera stagliata contro le pareti lucide, la sua figura imponente resa ancora più enigmatica dal velo che gli copriva il volto.
Il trono vuoto dominava la scena, una presenza assordante nella sua assenza. Ogni occhiata fugace, ogni movimento contenuto sembrava gravare sotto il peso delle aspettative che quella sala imponeva.
«Il Concilio si riunisce per stabilire l’ordine nella successione del Cancelliere Arno Lysand,» dichiarò il Custode, la sua voce profonda e misurata risuonava come un eco tra le mura.
Selene, in piedi con la schiena dritta e le mani strette dietro di sé, fu la prima a parlare. «Il caos è già cominciato. Le periferie si stanno sollevando, il popolo non aspetterà il nostro dibattito. Serve un comando deciso. Io sono pronta a prenderlo.»
Il Custode si voltò lentamente verso di lei, la testa inclinata appena di lato. «Il comando non si prende con la fretta, Generale Lysand. Si guadagna con la capacità di preservare l’ordine.»
Seraphin, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si lasciò andare a un sorriso sottile. «Esatto. Forse dovresti ascoltare meglio, sorella. L’ordine non si costruisce solo con la forza. Serve qualcosa di più… raffinato.»
Selene gli lanciò uno sguardo tagliente, ma prima che potesse ribattere, Eryk avanzò di un passo. «Entrambi state ignorando la questione centrale,» disse, il suo tono calmo ma fermo. «Non è questa sala a decidere chi guiderà il popolo. Non sono i nostri titoli, né le nostre strategie. È il popolo stesso che deciderà. E il popolo sta aspettando.»
Un mormorio serpeggiò tra i consiglieri, i loro volti nascosti nell’ombra. Il Custode alzò una mano per riportare il silenzio. «Eryk Lysand ha ragione. Ma il popolo è volubile. Esso segue chi dimostra di essere degno. E non tutti sono pronti per il peso che questo trono comporta.»
***
Il Custode fece un passo avanti, la sua figura proiettava un’ombra lunga che si allungava sul pavimento liscio. «Il Concilio ha stabilito le condizioni. Ognuno di voi avrà l’opportunità di dimostrare il proprio valore. Non ci sono regole, se non quelle dettate dalle vostre azioni. Non ci sono limiti, se non quelli imposti dalle conseguenze.»
Selene strinse i pugni, ma non si mosse. Seraphin inclinò leggermente la testa, i suoi occhi brillavano di interesse. Eryk abbassò lo sguardo per un istante, come se stesse riflettendo sulle parole del Custode.
«Le vostre mosse saranno osservate,» continuò il Custode. «Ogni alleanza, ogni decisione, ogni errore peserà sul giudizio finale. Il trono non accetta l’indecisione né la debolezza.»
«E chi sarà il giudice?» chiese Selene, il tono duro e diretto.
«Il Concilio. Il popolo. Il trono stesso,» rispose il Custode, enigmatico. «Ricordate questo: il potere non è un diritto. È una responsabilità. E la responsabilità può schiacciare anche i più forti.»
***
Quando l’udienza si concluse, i fratelli uscirono dalla sala insieme, ma il silenzio tra loro era carico. La pioggia, che aveva iniziato a battere durante la riunione, cadeva ora incessante, formando rivoli d’acqua che scendevano lungo le colonne di marmo.
Selene si fermò appena oltre la soglia, guardando il cielo grigio. «Non abbiamo tempo per i loro giochetti. Ogni minuto che perdiamo, perdiamo terreno.»
Seraphin tirò su il mantello per ripararsi dalla pioggia, un sorriso che sembrava più per se stesso che per lei. «Ah, sorella mia, così pratica, così… prevedibile. Ma se vuoi combattere la loro guerra, fallo pure. Io preferisco vincere con meno sforzo.»
Selene si voltò verso di lui, lo sguardo tagliente. «E tu pensi che il trono ti cadrà in grembo perché sai come sorridere?»
Eryk, che aveva ascoltato in silenzio, avanzò. «Smettetela. Continuate pure a litigare, ma ricordatevi: là fuori la gente non aspetta noi. Aspettano risposte. E se non le daremo, non ci seguiranno.»
Selene incrociò il suo sguardo, valutandolo per un istante. Poi annuì, come se accettasse una sfida invisibile. «Allora agisci, Eryk. Scopri cosa vogliono. Io farò ciò che serve: riportare l’ordine.»
Seraphin rise piano, tirando su il mantello. «E così si parte. Che vinca il migliore.»
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Il Custode Osserva
Dalla finestra della Sala del Concilio, il Custode osservava i tre allontanarsi, ognuno verso una direzione diversa. La pioggia si riversava sulla Capitale, ma il Custode non sembrava accorgersene.
Dietro di lui, uno dei consiglieri più anziani parlò sottovoce. «Pensi che qualcuno di loro sia pronto?»
Il Custode non rispose subito. Poi, lentamente, voltò la testa. «Non è una questione di prontezza. È una questione di sacrificio. E ognuno di loro lo scoprirà a modo suo.»
***
La pioggia continuava a cadere, lavando le strade della Capitale, ma non poteva lavare via il vuoto lasciato dalla morte di Arno Lysand. I tre figli avevano iniziato il loro percorso, e il gioco del potere era appena cominciato.
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La Successione del Vuoto
Ficțiune generală"La morte di un Cancelliere. Il vuoto di un trono. E un'intera Capitale pronta a crollare." Nel cuore di una società che ha sconfitto la mortalità attraverso la sostituzione dei corpi, il potere non è mai stato così fragile. La morte improvvisa di A...