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Mai avrei immaginato che un anno potesse trasformare così radicalmente la mia vita. Da un'esistenza segnata da incertezze e mancanze, ora mi ritrovavo ad abbracciare una felicità che non avrei mai osato sognare. Mi sentivo completa, come se il mio mondo si fosse ristretto a un solo punto luminoso: lui. Era come se avessi finalmente trovato il mio posto, un luogo sicuro con lui, dove il passato svaniva e il futuro brillava di promesse.

Ero immersa nel ritmo pulsante del Bling Bling, circondata dalle mie amiche che ballavano, sorridenti e libere, in un turbinio di luci e colori. L'atmosfera era rilassata, senza le pretese del Pacha; qui tutto sembrava più autentico, più spontaneo. Mentre danzavo, sentivo le preoccupazioni dissolversi nel battito della musica. Era passata una settimana dall'ultima volta che Pablo aveva lasciato il mio letto, e da allora solo una chiamata a cui non avevo risposto. La tentazione di cercarlo, di sentire la sua voce, era forte, ma sapevo dove mi avrebbe portato. Era il momento di voltare pagina.

«Ay, mira qué guapa!» esclamò Jana, raggiungendomi in pista mentre ballavamo al ritmo di Loca. Mi guardava soddisfatta, felice di vedermi così sfrenata. Anch'io mi sentivo libera, più di quanto non fossi stata da tempo. Poi, notai un ragazzo che mi osservava da lontano. Alto, con un taglio di capelli rasato ai lati, mi ricordava qualcuno di Napoli. La sua sicurezza traspariva in ogni movimento, e presto fui rapita dal suo sguardo. Decisi di avvicinarmi. Non c'era bisogno di parole; i nostri corpi si allinearono al ritmo della musica, le mie mani si muovevano a tempo, sfiorandolo mentre ballavamo sempre più vicini.

Quando Gasolina iniziò a suonare, intensificai i miei movimenti, facendomi trascinare dalla canzone. Mentre continuavo a ballare, persa nella musica e nell'intensità dei nostri corpi, sentii il ragazzo rivolgersi al suo amico accanto a lui, la voce bassa ma il tono inconfondibile.

«E comm è tost chest'», disse che ero bona, con un marcato accento napoletano, quasi sorpreso ma compiaciuto, come se non si aspettasse che una ragazza potesse tenere il suo stesso ritmo.

Il commento mi strappò un mezzo sorriso. Sorrisi, girandomi verso di lui senza smettere di ballare. «Sì, so' tost», gli dissi con un tono di sfida divertito.

Lui rise, sorpreso, e io continuai: «Sono di Napoli».

Lui sorrise, come se avesse appena ricevuto una conferma di qualcosa di importante, e si presentò: «Io sono Ciro». Mentre continuavamo a ballare, mi avvicinai ancora di più. «Andiamo da me», gli sussurrai, senza esitazioni. Mi prese per mano e ci dirigemmo verso l'uscita.

Ma prima di poter uscire, Elena mi strattonò per il braccio. «Francesca, c'è Pablo. Vuole parlarti», mi disse con urgenza. La sua insistenza mi fece arrabbiare. Non volevo vedere Pablo, non volevo affrontarlo. Ma lei non mollò, mi trascinò nel privè, dove lui mi aspettava. Pablo era seduto, con la mascella serrata e gli occhi carichi di rabbia. «Dobbiamo parlare», disse con voce tagliente. La mia risposta fu immediata: «Lasciami stare!» Scesi di corsa, tornai da Ciro vicino all'uscita, e senza una parola ci scambiammo un bacio lungo e passionale. La sua mano scese alla ricerca di un taxi, e dopo qualche minuto ci trovammo davanti al mio palazzo.

Mentre salivamo le scale, mi accorsi che Pablo era lì, ad aspettarmi. Lo sguardo che lanciò a Ciro era denso di odio, tanto che Ciro, confuso, mi chiese: «Ma... è il tuo fidanzato?» Scossi la testa. «No.» Ma Pablo non si mosse. «Vattene!» gli dissi secca. Lui, però, non ne voleva sapere. «Non finché non parliamo.»

Ciro, capendo che la situazione era più complicata di quanto pensasse, alzò le mani. «Non sono qui per problemi», mi disse con un tono distaccato. «Non voglio essere coinvolto in relazioni complicate.» E così, con una breve occhiata, se ne andò, lasciandomi sola con Pablo.

Entrai in casa, con Pablo che mi seguiva come un'ombra. Chiusi la porta dietro di me, il cuore che batteva forte. «Che vuoi, Pablo?» sbottai, ormai esausta. «Perché sei qui?»

Lui mi fissò per un istante, il volto contratto. «Non mi piace che te la fai con altri», disse, il tono freddo ma carico di emozione. Scoppiai a ridere, ma di rabbia, non di divertimento. «Davvero? Questo è il problema?» lo incalzai. «Tu sparisci quando ti pare, e io dovrei restare qui ad aspettarti?»

«Non è così», rispose Pablo, evitando il mio sguardo. Lo osservai con attenzione, cercando di capire cosa lo spingesse a comportarsi così. «Allora cos'è? Perché non riesci a lasciarmi andare?»

Lui restò in silenzio, poi mormorò, quasi sottovoce: «Non è facile.»

«Facile?» ripetei incredula. «Ammettere che sei ossessionato da me?»

Alzò lo sguardo, la mascella serrata, ma non rispose subito. C'era una lotta evidente dentro di lui. Alla fine, sbottò: «Forse lo sono. Non mi piace vederti con altri. Non mi piace pensare che ci sia qualcun altro oltre me.»

«Ma non vuoi ammetterlo», insistetti. «Non vuoi dire che provi qualcosa di più.»

«Non è questione di ammettere o meno», ribatté, la voce dura. «Non mi importa delle etichette. Non è amore, non è gelosia... è quello che è. Non voglio perderti, ma non posso nemmeno dirti che sono tuo.»

Sentii un nodo allo stomaco. Era una confessione che non portava a nulla. «Allora cosa proponi?» chiesi, stanca.

«Prendiamola come viene», rispose, finalmente guardandomi negli occhi. «Non ti prometto nulla, ma non voglio perderti. Non voglio vederti con qualcun altro. Voglio che tu resti.»

Lo guardai a lungo, cercando di capire se potevo accettare quell'offerta vaga e incerta. Sapevo quanto mi attraeva, ma sapevo anche che, in fondo, non sarebbe mai cambiato. «Non funziona così, Pablo», dissi infine, anche se la mia voce tremava. «Non puoi chiedermi di restare senza darmi nulla in cambio.»

Lui fece un passo avanti, il suo respiro si fece più pesante. «Non ti chiedo niente di facile. Ma se mi lasci ora, sarà la fine.»

Quelle parole rimasero sospese nell'aria, mentre la mia mente cercava una risposta.


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Bling Bling

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Secreto - Pablo Gavi [IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora