Era una comune mattina del 4561 e io stavo osservando quei poveri bambini giocare trai detriti, inconsapevoli che quest'oggi le loro mamme gli avrebbero portati nella galassia "Andromeda" e gli avrebbero fatto conoscere un nuovo pianeta. Io ne ero spaventata ma allo stesso tempo ero molto sbigottita. Avremmo dovuto regalare la nostra vita allo scienziato Atsushi, che poverino resterà qui a guardarci dalla Terra. Ma alla fine è stata una sua scelta e noi non possiamo impedirglielo.
Nel mentre pensavo alla partenza su questa grande navicella spaziale, ripercorrevo ripetutamente il perimetro del tavolo, non riuscivo a smettere. E' un vizio, e lo ho fin da quando ero bambina. Per me è come una specie di calmante, anche se quella volta non stava funzionando. Mi ricordo vagamente che quel giorno impazzii per trovare il foglio che aveva firmato per la partenza, senza nemmeno leggerlo. E se ci fossero state cose importanti del tipo avere con se un paracadute o del cibo? Io a casa avevo solo scatolette di Tonno e alici. E nessuno a cui chiedere informazioni. Ma non mi disperai così tanto, perché 'alla fine anche se quel giorno io fossi morta, me ne sarei andato in un mondo migliore...
IL GIORNO DELLA PARTENZA...
Avevo preparato tutto l'occorrente, indossato la mia tuta gialla anti UV e inserito nello zainetto una tuta grigia, cinque scatolette di tonno, un coltellino svizzero e delle medicine.
Fatto ciò mi recai nella piazza Tien'anmen... lì c'erano migliaia di persone, donne, uomini e bambini, con bagli più grandi di loro. Aspettammo un giorno prima di partire, pensavamo che quel mentecatto di Atsushi non si sarebbe più presentato. Quando a un certo, vedemmo una sagoma avvicinarsi sempre di più a noi. Schiarendosi sempre di più... forse era un suo assistente, pronto a dirci che non saremmo più partiti per via di un imprevisto e che ci saremmo dovuti recare nelle nostre case in attesa di nuove notizie... che spoiler: non ci sarebbero mai stato... fatto ciò che questa sagoma continuava a camminare ea camminare in un modo così lento che mi veniva voglia di tirargli un pugno in faccia. Poi sentimmo una voce chiara e potente che diceva di posare le nostre valigie sulla grande navicella spaziale all'interno del bagagliaio a sinistra. Poi disse anche di prendere posto sul razzo... io fui una delle prime ad entrare, e mi sedetti vicino a un ragazzo dagli occhi celesti e il capello perfetto, che era veramente molto silenzioso.
La navicella finalmente partì, e io passai quei lunghi giorni accanto a Nick.
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Bruciare
Science FictionEra una comune mattina del 4561, Renè era sola in casa, e dalla finestra osservava i bambini giocare divertiti con le loro enormi tute anti UV, senza sapere che tra meno di 8h loro non si troveranno più su quello strano pianeta chiamato Terra, ma si...