Capitolo 23

1 0 0
                                    

Trascorse le due settimane, passate a riflettere e a pregare, Oscar uscì di casa col cuore gonfio e a testa alta. Si incamminò in silenzio lungo la strada che giungeva al sentiero, per poi infilarcisi. Aveva la musica a tutto volume in cuffia, scelta poco saggia dal momento che non avrebbe potuto sentire alcun animale che gli si fosse casualmente avvicinato. Dopo che era stata da lui per aiutarlo non avevano più avuto contatti, né una chiamata o un messaggio: niente di niente. Si era raccontato che fosse giusto, chiedendosi se anche lei avesse pianto come aveva fatto lui, o bevuto più del dovuto. Man man che si avvicinava alla radura rallentava il passo, con l'aria che sembrava mancagli sempre di più. Fu costretto a fermarsi, a rifiatare, cercando di calmare il cuore che sembrava stare per esplodergli nel petto. Attese appoggiato con la schiena a una delle colonne del mausoleo, senza staccare gli occhi dalla strada che aveva davanti se non per prendere dalla tasca un pacchetto immacolato di sigarette. Per prudenza, e non trovarsi in mezzo al bosco nel buio, si erano dati appuntamento alle 15 e anche se mancavano solo poco più di cinque minuti a Oscar quel tempo sembrò non trascorrere mai. Si alzò una leggera brezza, chiuse gli occhi, li riaprì solo quando sentì dei passi avvicinarsi; Anna fece capolino dal sentiero dopo poco, la osservò senza muoversi mentre lei li si avvicinava. Il cuore prese a battere ancora più furioso di prima, aprì le braccia, lei ci si tuffò dentro stringendolo così forte da dargli quasi la sensazione che lo avrebbe spezzato in due. Restarono in silenzio, stretti e accarezzati dal vento, incapaci di dire qualsiasi cosa.
<Ehi tu...> disse lei dopo un poco mentre lo respirava.
<Ehi..> rispose mentre un brivido gli percorreva la schiena. <..come stai....>
<Bene..tu?>
<Bene..> rispose Oscar stringendola più forte.
Aveva come la sensazione che tutto sarebbe andato a vuoto, se non fossero riusciti a parlare, se lui non avesse trovato il coraggio di cominciare, non sarebbero usciti mai da quella situazione.
<Ci sediamo?> gli chiese Anna, sciogliendo l'abbraccio.
<Si..>
Camminarono fino agli scalini, Oscar aspetto un po' poi si sedette accanto ad Anna che lo osservava attenta.
<Oscar...?>
<Si?>
<Stai bene?>
<Si..si, sto bene.>
<Non sembra..che succede..>
Era giunto il momento, se lo sentiva dentro. Prese fiato e la guardò.
<Anna io ti amo, ti amo così tanto che mi sembra che il cuore mi scoppi nel petto ogni volta che ti vedo..>
Anna sorrise, gli prese la mano e cominciò a giocherellare con le dita appoggiando poi la testa sulla spalla di Oscar.
<È lo stesso per me...anche se ci ho messo un po' ad ammetterlo, ma non posso farci nulla..>
Oscar le baciò la mano, senza smettere di guardarla.
<...e la nostra...situazione, è complicata..>
<Lo so...>
La bocca gli si seccò all'improvviso, sentì che la gola si chiudeva stretta da un nodo che non era sicuro sarebbe passato. Anna lo guardò bene, lasciò la mano e si mise dritta.
<Oscar..che stai cercando di dirmi...>
<Una parte di me vorrebbe urlarlo a tutto il mondo, mollare quello che sono, ricominciare...>
<...ma l'altra parte non se la sente...>
<No amore...l'altra parte ha paura del dopo..>
<Che vuoi dire?>
Oscar sospirò ancora, aprì il pacchetto di sigarette ancora sigillato e se ne accese una.
<Succederanno molte cose quando...Dovrò comunicarlo a Don Vincenzo, alla comunità e lo verrà a sapere anche tua nonna; le conseguenze saranno pesanti, mi chiedo se...>
<Se?>
<Se saremo abbastanza forti...se tu lo sarai...>
<Se io...non mi conosci, davvero pensi che mi interessi qualcosa di quello che dicono gli altri?..ho passato una vita a preoccuparmene poi ho smesso, e credimi ora sto alla grande.>
<Ma questo è diverso Anna, molto diverso. Non si tratta di una marachella, o di una follia da ubriachi...>
<No, hai ragione. Si tratta di due persone che si amano, che vogliono stare insieme nonostante la situazione sia complicata...almeno è così per me.> gli disse guardandolo fisso negli occhi. <...tu vuoi stare con me, Oscar?>
<Certo che voglio..>
<Ma...>
Calò il silenzio, qualsiasi cosa le avrebbe detto da quel momento in avanti sarebbe suonata maledettamente giusta o sbagliata.
Oscar si passò la mano sul viso, gli occhi di Anna divennero lucidi.
<Oscar...>
<Io ti amo...>
<Lo hai già detto...continui a dirlo, se andrai avanti ancora non avrà più senso. Una volta mi hai detto che le cose vanno affrontate di petto, siano esse dolorose o fonte di gioia. Mi hai sempre spronato a non aver paura, ti prego non essere codardo..>
Il sacerdote tornò a guardarla; sapeva che lei aveva ragione ma per quanto si sforzasse non riusciva a dare voce al pensiero che gli frullava in testa; cosa avrebbe potuto darle? Davvero voleva compromettere la reputazione, farla additare come la ragazza che aveva sedotto il prete del paese? E se le cose non fossero andate? Le avrebbe rovinato la vita per niente.
<Non voglio sporcarti, non voglio che tu debba camminare a testa bassa, che tua nonna ti cacci e che tu non riesca più a vivere per colpa mia..che ti additino come...>
<...come?...come dovrebbero additarmi?>
Oscar rimase muto, si passò la mano tra i capelli. Anna sgranò gli occhi.
<Non ci posso credere, non lo hai detto davvero..>
<Non ho detto niente.>
<Non a parole...>
Si alzò, scrollandosi la polvere di dosso e scuotendo la testa.
Non poteva crederci, sperava di aver capito male ma ne dubitava fortemente.
<Dimmi che ho frainteso...dimmi che non mi hai dato della puttana Oscar.>
La guardò in silenzio per un poco, poi si alzò, mettendolesi davanti.
<Mi offendi anche solo per averlo pensato.>
<E allora parla cazzo! Non ho la sfera di cristallo Oscar, mi hai sempre detto di essere chiara ma predichi bene e razzoli di merda lasciatelo dire!>
<Anna..>
<No! Sono mesi che andiamo avanti, e credevo che tu avessi un minimo di coraggio per affrontare le cose e guardarti dentro; mi hai presa in giro, e lo fai anche con te stesso. La verità è che accampi scuse su scuse perchè sei così spaventato da non avere il coraggio di fare un maledetto passo avanti! Hai il terrore di lasciare indietro una strada che credevi fosse la tua e lo...>
<No! Non dire che lo capisci!...ho intrapreso questa strada a 18 anni Anna, e fino a che non ti ho conosciuta ero convinto che non avrei fatto altro..>
<Stai dicendo che ti ho rovinato la vita??>
<Sto dicendo che non voglio rovinare la tua!>
E di nuovo, dove fino a prima a farla da padrone erano le urla, calò il silenzio. Il cuore di Anna batteva furioso, quello di Oscar sembrava essersi fermato.
<Ti risparmio la fatica di andare avanti, ti tolgo il peso così non avrai sensi di colpa..> gli disse Anna con tono amaro, cercando di cacciare indietro il pianto. <..e nemmeno io, visto che potrai continuare a parlare di amore e sincerità anche se tu non riesci a fare nessuna delle due cose..>
<Anna ti prego non...>
<Non cosa?..non andare, perchè mi ami? No, Oscar, basta. Sono stanca. Sono passati mesi, speravo che tu...che tu avresti capito. Ma evidentemente mi sbagliavo.>
Oscar le si avvicinò di scatto; la strinse ancora più forte di quando, solo qualche settimana prima, lei gli aveva dato del tempo per permettergli di pensare.
<Anna ti supplico, non è così facile...>
<Lo so, e so che mi dirai di darti ancora tempo, che comincerai a fare passi ma io non so se riesco a crederti..> gli disse con gli occhi che diventavano sempre più lucidi. <..lasciami andare, ti prego..>
<No...>
<Oscar...lasciami. Io ho lasciato te, fai lo stesso.>
Gli si gelò il sangue nelle vene, allentò piano la presa e la guardò negli occhi.
<Non posso...>
<Hai ragione, devi farlo...è diverso...>
Lo guardò un'ultima volta, gli baciò la fronte, poi si allontanò a passo svelto lasciandolo li.
Oscar restò immobile, incredulo per qualche momento: avrebbe voluto correrle dietro, ma si sentiva come se gambe gli fossero diventate di piombo. Non sentì neppure il telefono squillare in tasca, il cuore gli esplodeva nel petto, temette che gli stesse venendo un infarto, che sarebbe morto solo in quel bosco. Gli ci volle mezz'ora, incoraggiato anche dal buio che stava calando, prima di cominciare a muoversi. Si rintanò in casa, scrisse a Alessandro di non sentirsi di nuovo bene: sapeva che se lo sarebbe trovato alla porta, decise che non gli avrebbe aperto con la scusa di essere troppo contagioso. Il giorno dopo non avrebbe avuto impegni, e in ogni caso non gli importava; serrò tutto, prese una bottiglia e salì in camera chiudendocisi per poi buttarsi a letto nel buio più totale.

OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora