Capitolo 5

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Non poteva crederci, si disse che probabilmente era ancora leggermente annebbiata dall'alcol ma mentiva a se stessa e lo sapeva bene. Restò muta per un poco, cercando di processare la scena che aveva davanti: Marco le dava le spalle, aveva boxer e pantaloni calati alle caviglie. Notò che la camicia era aperta per via dei lembi che dondolavano coi suoi movimenti; chiunque fosse davanti a lui, certo non si faceva scrupoli sul farsi sentire anzi urlava a pieni polmoni. Si riprese, lasciando cadere lo zaino e aspettando una reazione che non tardò ad arrivare. Il suo fidanzato, o ex a questo punto, smise di muoversi e si girò lentamente verso di lei bianco in viso incapace di parlare.
<Che cazzo...ma che cazzo fai!> gli urlò avvicinandosi velocemente e facendolo spostare prendendolo per la spalla andando subito a vedere chi ci fosse sul divano. Sgranò gli occhi, le venne un conato: non poteva crederci.
<Sara??>
Rabbrividì quando, non appena la ragazza si fu alzata, notò che addosso aveva una delle sue magliette preferite. Guardò Marco, senza sapere con che forza non gli si avventò addosso cominciando invece a urlargli contro.
<Tu..schifoso, lurido porco!>
<Anna calma, non è come sembra...>
<E come è?? Sei scivolato nudo a ripetizione dentro e fuori questa vacca??>
<Ehi, modera i termini!> ribattè Sara offesa,
<Tu chiudi quella cazzo di bocca, chiudila o giuro che non rispondo di me.>
Non la vide andare via, ma sentì del movimento e la porta che si chiudeva mentre lei frugava nell'armadio dopo aver tirato fuori la valigia dal ripostiglio. Marco la raggiunse, parlava ma lei sembrava non sentirlo persuasa del fatto che le sue fossero solo cazzate.
<Tre anni, tre fottutissimi anni cazzo!> gli disse rabbiosa mentre cominciava a stipare tutto quello che le capitava a tiro nel trolley.
<Ti prego, possiamo parlarne?>
<Ma di cosa???Di cosa vuoi parlare mh???Vuoi riempirmi ancora di cazzate? Vuoi dirmi che hai sbagliato? Che mi ami?Che rimedierai??Che non succederà più??>
<Se mi lasciassi solo...>
<No Marco, ne ho piene le palle. Almeno tu avessi avuto la decenza di mollarmi, almeno quello cazzo!..invece mi hai solo fatto del male, mi hai ferita mi hai messo le corna cazzo e con quella!>
Chiuse il bagaglio a fatica dal momento che sembrava esplodere, poi prese uno zaino da trekking stipandolo con tutto quello che aveva sul comodino. Si diresse poi in bagno, mentre Marco la seguiva continuando a parlare senza sosta, e infilò nel beauty case ogni singolo prodotto che la riguardava. Urtò il ragazzo con la spalla mentre usciva furiosa dal bagno, recuperò un altro borsone e ci mise quante più scarpe possibili.
<Amore..amore ti prego ascoltami.> le disse lui, prima di commettere il tragico errore di tentare di bloccarla tenendola per il braccio.
<Lasciami..>
<No...>
<Marco lasciami, non scherzo.>
<No, se non mi ascolti.>
Anna si divincolò, liberandosi dalla presa per poi lanciare il borsone all'ingresso, facendolo finire accanto allo zainetto con cui era arrivata. Ci portò anche lo zaino da trekking e il trolley, poi si avvicinò alle poche cornici con le loro foto che avevano, le aprì una a una e strappò quegli scatti che rappresentavano solo una grossa bugia.
<Amore è successo una volta sola, al massimo due..>
<Ottimo in trenta secondi siamo passati a due, tra mezz'ora saremo a venti immagino.> gli rispose mentre tornava verso la camera da letto, seguita ancora da Marco che non sembrava volersi arrendere.
<Ho sbagliato lo so, ma tra noi non andava...ho ceduto.>
Si girò di scatto, avvicinando il viso così tanto da fargli sentire il suo profumo.
<Ti do una dritta..se le cose non vanno, se ne parla, se pensi di non voler andare avanti, di avere voglia di tornare alla vita da single me lo dici, non mi metti le corna con quella troia..>
Si allontanò di un passo, e tornò verso il comodino per sincerarsi di non essersi scordata nulla: solo in quel momento, mentre apriva il cassetto facendolo uscire dai binari, notò che il letto era sfatto. Per un momento pensò che la testa potesse esploderle, lo guardò infuriata tanto da farlo indietreggiare un poco per il timore. <Nel nostro letto?? Voi avete...>
<Amore...>
<Tu...tu, sei un animale.> gli disse puntandogli il dito.
Respirò a fondo, nel tentativo vano di calmarsi poi senza dire altro si avvicinò alla cassettiera e svuotò il contenuto delle sue due parti in due buste di tela. Si diresse spedita alla porta, e urtò per errore la play station che cadde rovinosamente dal mobile aprendosi.
<Ma no cazzo!!> urlò Marco, spostandola di lato per andare a raccoglierla.
Anna rimase di sasso: aveva sperato che in qualche modo si sarebbe smentito, comprendendo che in quel momento erano loro ad essere importanti non gli oggetti ma si sbagliava di grosso, neppure in quel frangente si era dimostrato un uomo, ma solo il solito ragazzino.
<Certo...dovevo immaginarlo...> gli disse guardandolo mentre recuperava dalla borsa le chiavi della macchina. <Giusto perchè tu lo sappia, adesso ad essere importanti eravamo noi, non la consolle...>
Marco la fissò ancora seduto a terra. Si alzò velocemente, e tentò di avvicinarsi ma lei fece un passo indietro, aprì la porta e mise fuori i bagagli guardandolo solo quando tirò fuori la valigia.
<Tengo le chiavi, vengo a prendere il resto quando non ci sei.>
<Aspetta..ti prego io ti amo..>
Anna lo guardò dritto negli occhi e respirò a fondo.
<Dillo ancora e sembrerà vero...> gli rispose prima di chiudere la porta.
Per sua fortuna l'ascensore era ancora al piano, così non dovette vederlo mentre lo caricava velocemente. Non aveva nuovamente fatto conto delle dimensioni della smart, il viaggio sarebbe stato un incubo. Solo a metà strada realizzò che non aveva la minima idea di dove andare: dalla nonna era fuori questione, anche se non andare da lei avrebbe solo ritardato l'inevitabile e interminabile predica. Accostò nel primo spiazzo che trovò libero, parcheggiò e scese. Si mise le mani sui fianchi, alzò la testa cercando di respirare e chiuse gli occhi; le venne un conato, fece appena in tempo a nascondersi dietro l'auto che rimise. Anche se era stato l'alcol a provocarle quella reazione, e lei lo sapeva bene, non potè fare a meno di attribuire tutto allo schifo di cui era stata testimone. Aprì lo sportello, prese la bottiglietta d'acqua che aveva in borsa e si sciacquò la bocca, poi cercò il telefono. Marco l'aveva chiamata, varie volte in effetti e proprio in quel momento lo rifece; gli attaccò in faccia, bloccò il numero poi scorse la rubrica avanti e indietro fermandosi solo un momento sul numero di Oscar. Stava per chiamarlo, ma si rese conto di quanto fosse stupida la cosa, scrisse quindi ad Andrea, nella speranza che rispondesse subito e che soprattutto potesse ospitarla. Non la deluse, si rese subito disponibile senza fare troppe domande, anche se sapeva sarebbe stata solo questione di tempo. Risalì in macchina, e ripartì passando per tutte le stradine secondarie che conosceva nel tentativo di non farsi vedere.
Andrea l'aspettava fuori dal cancello aperto, la fece parcheggiare dentro in un punto non visibile dalla strada e la aiutò a scaricare portando con lei tutto in casa. Non le offrì alcol, dopo la serata di ieri non era assolutamente il caso, optò invece per dell'acqua fresca che magari avrebbe aiutato. Anna prese il bicchiere, bevve un sorso poi si sedette sul divano. Il ragazzo la fissava, e lo fece ancora prima di mettersi accanto a lei cominciando ad accarezzarle i capelli in silenzio: non avrebbe detto nulla, non l'avrebbe forzata sapeva bene che non sarebbe servito.
<Si scopa Sara.>
<Eh?>
<Marco..sono tornata a casa e l'ho beccato mentre se la scopava sul divano.> gli rispose bevendo ancora un sorso
Andrea sgranò gli occhi.
<Cosa?>
<Eh...>
<Eh.>
<Quella troia...quella...io le spacco la faccia!> urlò alzandosi di scatto.
Anna lo bloccò tirandolo di nuovo a sedere.
<No. Ci penserò io..deve anche ridarmi la maglietta di Cremonini cazzo.>
<E che c'entra la maglietta?>
<Il gentiluomo gliel'ha prestata e poi se l'è fatta con quella addosso. Chissà, magari senza non ci riusciva...>
Il ragazzo si ammutolì, non poteva crederci: che Sara fosse facile lo sapeva, ed era certo che sparlasse sia di lui che di Anna, ma arrivare ad andare a letto col ragazzo di un'altra...
Guardò la sua amica che fissava il vuoto, col bicchiere tra le mani e incapace di dire altro e sospirò.
<Non posso tornare li Andre, anche se dovrò per il lavoro, ma in quella casa..>
<Starai qui fino a quando vorrai, e per il lavoro non preoccuparti. Ho parlato con Riccardo, c'è un posto per te alla clinica se vorrai...>
Annuì, non riusciva a fare altro, Andrea sorrise.
<Lo chiamo subito, tu intanto licenziati da quel posto del cazzo..> le disse mentre si alzava per prendere i telefono e chiamare Riccardo.
Decise che avrebbe aspettato la mattina seguente per comunicare le sue dimissioni, in quel momento non aveva proprio la testa per farlo. Guardò i sui bagagli ammassati accanto alla porta: ci sarebbe voluta una rivoluzione da sua nonna per far entrare quella roba e il resto che aveva lasciato dallo stronzo, si disse che ci avrebbe pensato più avanti.
Trascorse la giornata accoccolata sul divano, incapace di reagire e con la faccia dentro ad un secchio di gelato, l'indomani tornò alla clinica ma solo per comunicare le sue dimissioni e rimettendoci anche visto il mancato preavviso: aveva la settimana a disposizione, dal momento che da Riccardo avrebbe cominciato solo il lunedì successivo, questo voleva dire che avrebbe avuto tempo per raccogliere tutte le sue cose. Quando però realizzò di non poter usare la casa di Andrea come un deposito, si rassegnò al suo destino e chiamò la nonna. Dapprima la donna rimase muta, ascoltando ogni spiegazione che la nipote le diede per telefono, poi la invitò a tornare a casa, a vivere con lei. L'idea non la entusiasmava affatto ma non aveva alternative, così alla fine di quella settimana che le era sembrata la più lunga della sua vita aiutata ancora da Andrea traslocò sperando fosse l'ultima volta. Avrebbe impiegato un'eternità a riporre tutto e, dal momento che non aveva voglia di uscire, decise che doveva cominciare subito. Stava riponendo con cura i vestiti nell'armadio, e valutando l'eventualità di dover comprare un cassettone aggiuntivo, quando Maria bussò alla porta.
<Tesoro...> disse con voce sospettosamente dolce <...posso aiutarti?>
<No, tranquilla...>
La nonna si sedette sul bordo del letto, la osservò sospirando.
<Vuoi dirmi che è successo?>
<Te l'ho detto..>
<No, tu mi hai detto che lo hai lasciato, non il perché..>
Smise di appendere le camicie e si dedicò agli slip, che per il momento avrebbe sistemato nei piccoli cassetti all'interno dell'anta destra dell'armadio.
<Amore parlami..> le disse insistendo ancora.
Anna sospirò e si girò per guardarla.
<Mi ha tradita, contenta?>
<Ti ha...>
<Si, e ne sono sicura..l'ho visto sai? Colto in fallo, in tutti i sensi.>
<Anna!>
<Nonna almeno per una volta concedimelo...>
Maria borbottò e scosse la testa.
<Io lo sapevo, immaginavo che ti avrebbe ferita...>
<Certo...hai la sfera magica.>
<No, ma lo avevo capito al primo sguardo, lo avevo intuito che sarebbe finita male e tu non mi hai voluta ascoltare.> le disse alzandosi e andando a guardare fuori dalla finestra. <Comunque ora puoi ricominciare, ricostruire, sei giovane tesoro. E ora che hai legato coi ragazzi della chiesa..>
<Ma...ma sei seria?>
<Perchè, che ho detto?>
<Che hai...io ti dico che il ragazzo con cui ho diviso gli ultimi tre anni della mia vita mi ha tradita, e tu pensi solo al fatto che potrò frequentare la chiesa??>
<E che dovrei dirti? Di lasciarti andare? Di metterti in clausura, di ubriacarti come hai fatto la settimana scorsa?..no tesoro io ti sprono, e faccio bene a farlo. E si, mi è venuta in mente la chiesa perchè so che legato con Don Oscar e sono convinta che lui potrebbe aiutarti.>
Aveva ragione, dopo tutto quella era la prima chinata che aveva pensato di fare, ma non lo avrebbe mai ammesso:non le avrebbe dato questa soddisfazione.
<Non voglio il suo aiuto, posso benissimo cavarmela da sola. E ora scusami, ma vorrei finire almeno di svuotare il trolley.>
La nonna annuì, andò verso la porta e uscì dalla stanza salvo poi rientrarci poco dopo.
<Preparo il pollo per cena, o vuoi altro?>
<...non ho fame...>
<Tesoro non puoi andare avanti così, stai mangiando poco o nulla, ti ammalerai...>
<Non mi ammalerò...tranquilla.>
La guardò mentre sospirava rassegnata e scendeva per le scale lasciandola sola; restò li fino a tardi, si fece una doccia e risalì in silenzio pronta a infilarsi il pigiama per mettersi a letto e così fece senza però dormire. Il silenzio, dopo che la nonna era andata a letto, era insopportabile. Si alzò, prese il computer e lo accese; avrebbe tentato di sovrastare tutto guardandosi un film o una serie. La prima cosa che fece, non appena effettuato l'accesso, fu modificare la password Netflix impedendo così al maiale di usufruire ancora del suo account, eliminò tutto quello che stavano guardando insieme andando dritta a cercarsi un horror di quelli che piacevano a lei. Il film era cominciato da poco quando sentì, nonostante le cuffie, uno strano rumore: mise in pausa, tolse le cuffie e tese l'orecchio.
<Ma che...> rimise le cuffie, attese un momento e riprese la visione venendo nuovamente interrotta poco dopo.
Le ci volle un pò per capire che era tutto frutto del suo stomaco, che brontolava rumorosamente per la fame. Controllò l'orario; sapeva per certo che l'unico posto decente a quell'ora dove potersi sfamare era il pub e, anche se non aveva voglia di muoversi, si rassegnò alla cosa. Si alzò pigramente dal letto, tolse il pigiama e infilò al volo i jeans e una maglia bianca. Mise le scarpe, afferrò la borsa e aprì lentamente la porta, che cigolò nonostante i suoi sforzi, scendendo poi le scale in punta di piedi. Non prese la macchina, ma una bicicletta a noleggio che trovò camminando per appena cinque minuti: avrebbe ordinato da portare via, mai nella vita si sarebbe fermata a cena li. Lasciò la bici in un punto sicuro, certa che nessuno l'avrebbe presa, e si avviò al locale. Riuscì a ordinare, non con poca fatica, e attese fuori che la chiamassero con in mano quell'aggeggio a forma di disco, di cui ormai erano dotati la maggior parte dei posti, che vibrava appena tutto fosse pronto. Si accese una sigaretta mettendosi in disparte e si guardò intorno: tutta quella spensieratezza la irritava non poco, sperò che facessero in fretta dal momento che non aveva molta voglia di restare fuori chissà quanto. La sua preghiera involontaria venne esaudita circa mezz'ora dopo; pagò, prese la busta e uscì convinta che il suo mezzo fosse ancora li e rimanendo inevitabilmente delusa.quando constatò che qualcuno l'aveva presa.
<E ti pareva...> borbottò mentre passava oltre, incamminandosi verso casa.
Non era neppure a metà strada quando sentì qualcuno che suonava alle sue spalle. Accellerò il passo, suonarono ancora, dietro di lei i fari illuminavano la strada proiettandone l'ombra sull'asfalto davanti a lei. Dopo l'ennesimo rumore di clacson si voltò di scatto, pronta a mandare a quel paese chiunque stesse insistendo salvo poi fermarsi quando si sentì chiamare: Oscar aveva accelerato e le si era fermato accanto. Si illuminò quando vide la macchina che il sacerdote guidava, d'altra parte le era sempre piaciuta la 500, poi sorrise quando l'uomo scese.
<Sempre in giro Don?>
<Il dovere purtroppo mi ha chiamato..tu invece?>
<Spuntino di mezzanotte.> gli rispose alzando la busta.
<Hamburger?>
<Super unto con patatine.>
<Confort food?>
<Credimi, ne ho bisogno...>
<E hai bisogno di un passaggio anche?>
<Ti impuzzolisco il gioiellino..>
<No, tranquilla ho un trucco..>
<La benedizione di Dio?>
Oscar la guardò serio per un momento, poi scoppiò a ridere.
<No, arbre magique..>
E fece il miracolo: Anna rise, per la prima volta da una settimana.
<Accetto...>
L'uomo sorrise, girò intorno e la fece salire partendo subito dopo essere entrato a sua volta e essersi messo la cintura. La radio riprese subito: era l'unica cosa moderna nella macchina ma lei non lo reputò un peccato anzi. Si ritrovò a canticchiare una vecchia canzone di cui sul momento non ricordava il nome, mentre guardava la strada buia scorrere dal finestrino.
<Non ti ho più sentita..> le disse rompendo il silenzio.
<Ho avuto da fare.> gli rispose secca.
<Tutto bene?>
<Si, tutto alla grande.>
Oscar annuì, mentre si fermava dolcemente al semaforo.
<Sicura?> le chiese guardandola.
<Sicura.>
La osservò muto, indeciso sul da farsi: bastava guardarla negli occhi per capire che no, non andava tutto alla grande.
<Che c'è?>
<Nulla..> le rispose mentre ripartiva <...solo che non m i sembra vada tutto bene sai?>
<Ah no?>
<Eh no...>
<Peccato, perchè ti sbagli.>
<Se lo dici tu...io comunque ci sono p...>
<Per parlare? Lo so Oscar è da quando ci siamo conosciuti che lo dici.> gli rispose stizzita.
<Scusami, non pensavo di infastidirti.>
<Eh e invece si..ho accettato il passaggio ma preferirei stare in silenzio se non ti dispiace.>
<Come vuoi.>
La portò fino a casa senza più dire una parola, parcheggiò esattamente davanti alla porta e la guardò aspettando che lei dicesse qualcosa, ma non successe. Anna scese dalla macchina e senza voltarsi salì i due gradini che la separavano dall'ingresso ed entrò. Oscar se ne andò praticamente subito: senza dubbio le era capitato qualcosa, sicuramente l'aveva presa in un brutto momento, ma si disse che non l'avrebbe disturbata oltre; infondo l'input glielo aveva dato, lei sapeva dove trovarlo se avesse voluto.A quel punto non avrebbe fatto altro che aspettare lasciandole la libertà di decidere se, e quando rivolgersi a lui.

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