Tutto era immobile intorno a lui, l'aria gelida di quella mattina d'inverno, le fronde innevate degli alberi e persino quei piccoli fiocchi di neve che stavano scendendo dal cielo sembravano immobili. Quel meraviglioso paesaggio sembrava un unica sfumatura fatta di bianco, grigio e nero e un pò gli ricordava la sua vita. Una vita triste, ripetitiva e senza amore. Lui sapeva amare, amava i suoi figli anche se non si riteva un padre adatto e aveva provato ad amare anche lei... Marina... Ci aveva provato con tutto se stesso, con piccoli gesti, doni, battute ma nulla di tutto ciò aveva mai funzionato. Mai un sorriso era comparso sul quel volto, mai aveva ricevuto da parte sua una carezza o un gesto gentile, mai era stato ricambiato. La sua vita la stava vivendo ripetendo e compiendo sempre le stesse identiche azioni. Casa, campi e poi nuovamente casa. Una casa gelida senza traccia di calore umano, quasi preferiva restare nella sua serra o nei suoi campi. Lo scricchiolare del ghiaccio lo riscosse dai suoi pensieri e voltando il capo verso il lago vide una donna camminare sul ghiaccio a piedi nudi con soltando addosso una veste da notte. Non ci mise molto a capire di chi si trattasse perché quei ricci neri come la notte li aveva riconosciuti all'istante. «Marina...» Nel chiamare il suo nome l'aria gelida che respirò gli fece bruciare i polmoni. Scese da cavallo provando una forte sensazione di angoscia perché gli era molto chiaro quale fosse il suo obiettivo. Abbandonò la strada sterrata per iniziare a camminare sul quel prato innevato e freddo nel disperato tentativo di raggiungere il lago. Non provava amore per lei ma non accettava che stesse cercando di togliersi la vita. Lui magari non aveva bisogno di lei e forse neanche lei aveva bisogno di lui, però Phillip sapeva bene chi aveva bisogno di lei e quelli erano i loro figli. Loro avevano bisogno della loro madre per quanto gelida fosse. Con respiro ansante raggiunse il lago e appena il suo piede sfiorò il ghiaccio lo vide incrinarsi sotto il suo peso. Alzò lo sguardo sulla figura di Marina vedendola sparire come a rallentatore sotto il ghiaccio. Immobile per un istante tutto intorno a lui tornò ad essere immobile persino il suo cuore. Marina... Marina... Lei si stava togliendo la vita e lui non era riuscito a fare nulla per fermarla. Lo scricchiolare del ghiaccio lo riscosse da quello stato di shock e senza pensare iniziò a correre. Scivolò rovinosamente a terra sentendo quei piccoli aghi di ghiaccio bruciargli sulla pelle e anche se con qualche difficoltà si alzò nuovamente in piedi raggiungendo il punto in cui lei era sparita. Guardò quelle acque nere e riuscì ad intravedere il bianco della veste da notte che lei stava indossando, così immerse le sue braccia in quelle acque gelide riuscendo anche se a fatica ad afferrarla. Con uno sforzo sovraumano riuscì a tirare fuori il suo corpo. Il corpo di Marina era gelido, immobile e lui si ritrovò a trattenere il respiro. Non aveva il coraggio di voltarla per vedere il suo volto, non aveva il coraggio di vedere se per la prima volta stesse sorridendo magari felice per essere riuscita nel suo intento. «Marina...» Passò le sue dita tra i capelli ricci di lei ma si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia perché quei capelli erano lisci, erano lisci e castani. Nel momento in cui sgranò gli occhi tutto intorno a lui sembrò riprendere vita. Sentiva il suo cuore martellargli come un tamburo nelle orecchie e il suo respiro divenire corto e irregolare. Non poteva essere, non poteva essere lei. «Dio, ti prego no...Lei no...» Le sue mani stavano tremando un pò per il freddo ma soprattutto per il terrore. Girò con lentezza quel volto scoprendo che quella persona che credeva fosse Marina in realtà non era altro che Eloise. La sua Eloise. Quella cocciuta, irrispettosa e dispettosa ragazza che gli aveva fatto battere il cuore. Quel cuore che credeva sarebbe rimasto immobile fino alla fine dei suoi giorni. «Eloise... Perché? Perché lo hai fatto... Eloise!» Immobile, il suo volto era immobile e lui non avrebbe più potuto vedere l'azzurro dei suoi occhi. Azzurro era l'unico colore che era riuscito a vedere per la prima volta nella sua triste e grigia vita. L'unico colore che gli aveva ridato un po' di luce e speranza al suo cuore. Strinse a sé quel corpo gelido e urlò a pieni polmoni il suo nome. «Eloise!»
Aprì di scatto i suoi occhi trovandosi così davanti due pozze azzurre, meravigliose pozze azzurre che lo stavano guardando con un velo di preoccupazione. Si mise a sedere rendendosi conto che si trovava nella sua camera da letto e non vicino al lago. Quel maledetto lago dove Marina aveva tentato di togliersi la vita non riuscendoci e che ancora a distanza di anni tormentava i suoi sogni. Il suo respiro tornò ad essere regolare nell'esatto momento in cui la piccola e calda mano di Eloise si posò sulla guancia. «Phillip» Dolce, la sua voce era dolce e calda proprio come le sue carezze. Alzò lo sguardo osservando il volto di Eloise e si ritrovò a sospirare di sollievo perché lei era viva. L'afferrò per le braccia e la portò contro il proprio petto, sentendo il suo corpo caldo e non gelido. Sentì le piccole dita di Eloise insinuarsi tra i suoi capelli e si ritrovò a chiudere gli occhi per cercare di calmare il suo cuore. «Phillip ma tu stai tremando» Era vero stava tremando, il terrore di averla persa gli stava attagliando il cuore ma aprendo nuovamente gli occhi li incatenò in quelli azzurri di lei. Sentì il bisogno di azzerare quella misera distanza che li stava dividendo e così mettendo le sue mani a coppa sul quel dolce volto la baciò con trasporto, paura e amore. Appena si staccò da quelle calde e invitanti labbra vide le gote di lei tingersi di un dolce rossore e il sorriso che fece fu come respirare una boccata di aria fresca. Il suo mondo e la sua vita grazie a lei non era più in bianco e nero ma era ricca di meravigliosi colori. «Ti amo Eloise, ti amo con tutto me stesso» La vide inclinare la testa e sorridere dolcemente perché sapeva che non fosse da lui fare certe dichiarazioni ma in quel momento, in quel momento lui sentiva il bisogno di esternare i suoi sentimenti, di farle comprendere che lei fosse la persona più importante nella sua vita insieme ai suoi figli. «Ti amo anche io Phillip» Le sorrise felice per quella dichiarazione, sorrise felice per il semplice fatto che lei gli stesse sorridendo e sorrise felice perché grazie a lei non era più fermo e immobile ad aspettare che la sua vita giungesse ad una lenta e triste fine ma avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni con lei al proprio fianco in quel mondo ricco di colori meravigliosi assaporandone ogni sfaccettatura. Perché lei era il suo arcobaleno.
STAI LEGGENDO
Immobile
FanfictionImmobile. Tutto era immobile intorno a lui. La neve, il ghiaccio e il cielo sembravano un unica sfumatura di bianco, grigio e nero proprio come la sua vita.